«E se ‘l mondo sapesse il cor
ch’elli ebbe …
assai
lo loda, e più lo loderebbe»
(Pd VI,
140-142).
Più volte, e anche
recentemente nella quarta domenica di Pasqua, la Chiesa, attraverso le parole
del Santo Padre, ricorda ai presbiteri la necessità di ispirare sempre meglio il
ministero sacerdotale all’insegnamento del Vangelo e, in particolare,
all’esempio del buon pastore, di cui parla il bel capitolo 10 di Giovanni.
A breve distanza
dall’intervento di Papa Francesco, don Pierino, profondamente radicato nella
roccia di Cristo, celebra felicemente il sessantacinquesimo anniversario della
sua ordinazione presbiterale e, soprattutto, testimonia, con la sua luminosa missione
sacerdotale, la libera e piena accettazione della volontà del Padre Celeste, cogliendo
i segni dei tempi, seminando nel mondo, con trascendente tensione interiore, l’insegnamento
di Cristo Maestro e della Santa Chiesa.
La paternità del buon pastore…
…con la combattiva tenerezza
Don Pierino è il pastore buono,
incaricato dal Signore, conosce le sue figlie e i suoi figli di una conoscenza diretta,
discerne e riconosce l’identità di ciascuna e di ciascuno: una conoscenza
profonda, penetrativa, generata dalla prossimità, dall’assidua custodia e dalla
comunione di spirito. È il pastore buono, che dispensa la dolcezza dei suoi
sentimenti, sapendo essere forte con quella con quella «combattiva tenerezza», a cui sollecita papa Francesco nell'Evangelii Gaudium.
La paternità di
don Pierino, di cui «significar per
verba - direbbe Dante - non si poria»,
nasce dall’umiltà, dalla dolcezza, dalla filiale e sempre crescente devozione a
San Pio di Pietralcina, senza mai risparmiarsi, senza mai arretrare, senza mai
rinunciare alla preghiera e al bene, senza mai svigorirsi per il peso degli
anni, per l’inarrestabile trascorrere del tempo verso il crepuscolo del pellegrinaggio
terreno.
…con la veneranda e canuta età
Infatti, si può
dire, con Cicerone, che don Pierino, per la sua veneranda età, oggi, non fa le
cose che fanno i giovani, «at vero multo
maiora et meliora facit. Non viribus aut velocitate aut celeritate corporum res
magnae geruntur, sed consilio, auctoritate, sententia; quibus non modo non
orbari, sed etiam augeri senectus solet», ma molte di più e di migliori. Le
cose importanti - secondo l’Arpinate - non vengono compiute con le forze, la
rapidità e l’agilità del corpo, ma con il senno, l’autorità e la capacità di
giudizio, di cui la vecchiaia non solo non si priva, anzi si arricchisce. L’amore paterno del nostro don Pierino, allora,
lievita, con la canuta età, ogni giorno di più e cresce con l’amore e la
devozione con cui lo circondano le sue figlie e i suoi figli, sapendo amare e
farsi amare, sapendo che la bontà irradia quella luce divina, che rende le
creature del Signore sempre più belle.
…con la bellezza del sorriso
Don Pierino sa
essere grande, sapendo mantenersi piccolo, «perché
Iddio - come scrive nella raccolta In ascolto. Un pensiero al giorno - si
nasconde specialmente nelle cose piccole e umili», nella grandezza della
sua fede e del suo amore, che non impone, non prevarica, non toglie, ma
arricchisce, va incontro, sapendo mantenere sempre aperta la porta del cuore, con
l’umanità di chi sa servire sorridendo, di chi sa conquistare con quel sorriso,
che Montale definirebbe «un’acqua limpida
… l’abbraccio d’un bianco cielo quieto», d’un cielo limpido, che dà il
gusto del bene, gioia pura e senza tramonto. È il sorriso donato a tutti,
sapendo quanto sollievo può offrire, quanto bene può fare nella sua semplicità,
quanta felicità può donare, tanto che Neruda avrebbe detto, con i suoi versi,
privami di tutto, «pero non me quites tu
risa», ma non
togliermi il tuo sorriso.
…con l’affetto dei suoi figli
Conoscendo
l’affetto di tanti suoi figli spirituali, nei quali ha fatto socraticamente nascere
la vocazione della vita da dedicare lietamente e interamente al servizio del Signore,
tornano in mente, con un opportuno adattamento, le note e i versi di A te che sei, semplicemente sei
di Jovanotti, con cui ognuno di loro potrebbe dire a don Pierino «A te che hai preso la mia vita / E
ne hai fatto molto di più / A te che hai dato senso al tempo / Senza misurarlo», per il
suo incarnare quella Chiesa che fa la volontà del Padre, consapevole del
cammino arduo e difficile di tante donne e di tanti uomini, delle pesanti
sofferenze di larga parte dell’umanità, pienamente partecipe delle pene di
tutti e pronto a consolare anche con un significativo gesto di attenzione e di
paterna premura.
Quante
vite ha saputo far "rinascere" al servizio e all’amore di
Dio, renderle più belle, facendo rispondere positivamente alla chiamata del
Signore e a quel fuoco d’amore che la Madonna e San Pio sanno accendere nel
cuore puro d’ogni credente!
…con la vocazione del buon maestro
Don
Pierino, pastore e padre buono, con la sua profonda umanità, sa che la Parola
di Dio ha una sua ontologica dimensione pedagogica. L’annuncio, sull’esempio di
Gesù Maestro, è alto compito educativo per insegnare l’ascolto, la conoscenza, la
comprensione, l’interiorizzazione, ma soprattutto, l’amore per la Parola, sapendo
offrire la personale testimonianza con i valori della fede e con il gusto della
sentita preghiera eucaristica. La missione del buon maestro trova nell’umanità
del padre il suo completamento, la sua piena integrazione. Lo spagnolo
Quintiliano ricorda, infatti, che «prima di tutto il maestro assuma nei
confronti dei suoi allievi la disposizione d’animo di un padre» (Sumat
magister ante omnia parentis erga discipulos suos animum)… e don Pierino sa
essere maestro con la dolcezza e la premura del padre e padre con l’alta
responsabilità dell’educatore, che vive ciò che insegna.
Nell’insegnamento
di don Pierino un posto significativo viene altresì occupato dai suoi numerosi
scritti, dal saggio dedicato a Padre Pio mio padre agli esercizi
spirituali raccolti nel testo Saper vivere in famiglia, dai preziosi editoriali
pubblicati nel mensile d’informazione "Servi della Sofferenza" agli
agili volumi in cui sono raccolti i suoi pensieri, In ascolto. Un pensiero
al giorno. Anche in questi ultimi, con parole semplici e immediate,
propone, come opportunamente nota don Emanuele Tagliente, figlio e discepolo
della prima ora di don Pierino, «una briciola della sapienza di Dio,
racchiusa in poche parole».
Don
Pierino sa che il buon maestro è sempre vivo e presente, sa attendere con
pazienza, sa incidere nel cuore e nella vita delle persone, valorizzare la loro
esistenza quotidiana, dare la speranza di quel futuro che il Padre Celeste prepara,
con un linguaggio non paludato da inutili orpelli, senza alcuna sterile
retorica, racchiudendo il succo saporito della saggezza evangelica anche in
quel tenero abbraccio, in cui, quando ti accoglie e ti stringe, vorresti
abbandonarti, senza più scioglierti.
Pubblicato sul mensile di informazione "Servi della Sofferenza", Anno XXIV, n. 7, luglio 2015, pp. 7-9.
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Mons. Pierino Galeone, a seguito della
pubblicazione del numero 7 del mensile "Servi della Sofferenza", scrive, in data 2 ottobre 2015, la seguente lettera:
Carissimo Guglielmo,
hai aperto il cielo del tuo cuore lasciando piovere abbondanti
acque che non mi hanno permesso di guadare al riparo di nessuna riva tanto
erano inarrestabili i tuoi pensieri e i tuoi affetti.
È stato un naufragio in un mare molto vasto per me, per cui l’annegamento
è stato inevitabile.
Dall'abisso dell’amore del tuo cuore vorrei far venire a galla una
sola mia parola: Guglielmo grazie!
Mi è stato dolce naufragare in questo mare.
Ad maiorem Dei gloriam.
S. Giorgio Jonico, 2 ottobre 2015
tuo sempre
Don Pierino