domenica 10 novembre 2019

LECTURA DANTIS / IL SAN FRANCESCO DI DANTE

   Il 29 ottobre 2019, nella sala convegni del padiglione "SS. Crocifisso" dell'ex "Ospedale Vecchio", in via SS. Annunziata, ha avuto luogo una "Lectura Dantis"  sul tema "Nacque al mondo un sole. Il San Francesco di Dante", con riferimento all'XI Canto del Paradiso. L'iniziativa è stata assunta dal Comitato di Taranto della
"Società Dante Alighieri" e ha avuto il suo nucleo essenziale nella relazione del prof. Guglielmo Matichecchia, preceduta da una breve introduzione da parte della prof.ssa José Minervini, presidente del Comitato tarantino della "Società Dante Alighieri".
   Le conclusioni della serata sono state affidate al preside Paolo De Stefano, presidente onorario del Comitato cittadino della benemerita "Società".
   L'iniziativa ha avuto eco nella stampa locale e, specificatamente, nelle pagine del quotidiano locale "Buonasera Taranto" e nel settimanale "Nuovo Dialogo".

È stato inaugurato l’anno dantesco sociale della Dante Alighieri di Taranto
Il San Francesco di Dante nella “lectura” di Matichecchia
Taranto – Il San Francesco di Dante (Canto XI) del Paradiso è stato il tema preparatorio e propiziatorio per l’anno dantesco ormai alle soglie che il preside prof. Guglielmo Matichecchia ha svolto in una “sua” lectura Dantis nei giorni scorsi e a cura dell’Associazione nazionale “Dante Alighieri” sezione di Taranto.
Non era e non è un tema facile, ma ampio e scorrevole è stato il commento al canto dantesco che inquadra fieramente e solennemente la figura del grande santo di Assisi.
Un tema trattato con vigore di analisi critica e con fluidità metodologica da illustri dantisti commentatori dell’Ottocento e nel ‘900 e nei tempi più vicini a noi.
Guglielmo Matichecchia ha creato, con forza di logica, la “sua” lectura Dantis, un’atmosfera francescana assai suggestiva per il fluire delle immagini, anche da diapositive, poeticamente espresse e esegeticamente commentate. Ne è venuta alla luce una lezione precisa ed intellettualmente coerente con l’ideale del commentatore, sicché l’immagine del Santo, il più Santo dei Santi, ha avuto, non solo storicamente, ma anche evangelicamente, nel suo “eroico” essere di Cristo, una luce espositiva che è stata anche una coerente relazione interiore tra Francesco e Dante.
Matichecchia è riuscito a coinvolgere il nutrito numero di ascoltatori nella esemplare atmosfera francescana di quell’epoca alta medioevale nella quale la lotta tra potere spirituale e temporale aveva recato danni etici, morali e religiosi alla stessa parabola evangelica.
La novità interpretativa del Santo di Assisi, da parte di Guglielmo Matichecchia, è nell’aver saputo illustrare, per linee metodologiche serrate e convincenti, la figura di Francesco quale “persona” (nel senso latino!) fra noi persone.
Non personaggio ma nostro mortale audace “cavaliere” di Cristo dietro il quale si scalzò Egidio e Silvestro perché “dietro la sposa, sì la sposa piace”, e, al tempo stesso, essere Francesco, fiero “duce” che sa “comandare” il plotone dei suoi “poveri” ma agguerriti soldati verso la “guerra” che “Madonna Povertà” doveva condurre contro i ricchi e potenti del tempo, anche ecclesiastici vestiti di panni curiali nel mentre i suoi seguaci erano avvolti in umili “vestimenti” sorretti dal forte “cordiglio”.
Francesco nella lettura di Matichecchia è fra noi, oggi più che mai, e a noi tutti dice di rialzare il capo e andare a convertire i nemici della Fede, contro i falsi idoli del moderno mondo.
Francesco scende dal suo Medioevo e si fa compagno fra noi, in un’epoca (come la nostra cosicché dovrebbe tornare Cristo a rifare luce su un popolo che, per molti aspetti, è sbandato e umiliato dal male altrui.
Attraverso l’attenta ed accorata analisi del testo, non privo di vigore sintattico e di “stilemi e lemmi” latini, l’oratore ci ha offerto una lettura assai attualizzata del Canto, che è poi l’eterno attualizzarsi del Vangelo di Cristo.
Il commentatore ha saputo creare, con il suo commento, un’atmosfera di partecipazione corale alla francescana distinzione tra “ignota ricchezza” e gli sviamenti, anche attuali, che fanno sì che i cristiani siano “pecore remote e vagabunde” perché lontane dallo smarrito “ovile”.
E nel canto dedicato a San Francesco dalla “Parola del Vangelo” nascono le parole poetiche di Dante in un pieno equilibrio di composizione che prelude alle immagini giottesche della padovana cappella.
Consensi prolungati e sinceri al termine della “Lectura”; il relatore è stato presentato dalla prof. José Minervini, presidente del sodalizio dantesco tarantino; e la manifestazione si è svolta nella Sala Convegni dell’ex Ospedale Santissima Annunziata per gentile concessione.
(Paolo De Stefano, Il San Francesco di Dante nella “lectura” di Matichecchia, in “Buonasera Taranto”, Anno XXVII, 9 novembre 2019, n. 253, p. 16)

Il San Francesco di Dante riletto dalla Società Alighieri
Una “Lectura Dantis” - seguita con un ascolto attivo e gradito, con riferimento all’XI Canto del Paradiso, su “Nacque al mondo un sole: il San Francesco di Dante” - è stata proposta dal preside Guglielmo Matichecchia al folto pubblico della sala convegni dell’ex ospedale di via SS. Annunziata.
Il relatore è stato presentato da José Minervini, presidente del comitato di Taranto della Società Dante Alighieri.
«Attraverso il Santo di Assisi, Dante - ha detto Matichecchia - esprime la propria visione del cristianesimo e il significato del passaggio da un mondo centrato sull’io ad un mondo che ha il suo centro in Dio», con una Chiesa restituita al Vangelo delle beatitudini, ai poveri e agli umili.
Il relatore ha illustrato la ricostruzione dantesca della vita e del tempo del Santo, in cui emerge il rapporto strettissimo fra Cristo e Francesco, tanto da essere riconosciuto quest’ultimo quale “Alter Christus”.
Si è soffermato sulla nascita di Francesco, «tutto serafico in ardore», disposta dalla divina Provvidenza per «mantener la barca di Pietro … per dritto segno» e sulla città di Assisi, porta dell’Oriente, dove «nacque al mondo un sole», Francesco, luce di spiritualità e di carità cristiana.
Ha ricordato la conversione e la scelta francescana della povertà, lo scontro e il disconoscimento del genitore, Pietro Bernardone, prima del matrimonio con Madonna Povertà.
Ha parlato della diffusione della famiglia francescana, «la gente poverella», del riconoscimento della Regola dell’ordine religioso da parte di Innocenzo III prima e di Onorio III poi. Il relatore ha fatto cenno all’incontro di Francesco, «per la sete del martirio», con il Sultano al fine di convertirlo a Cristo, nonché alle Stimmate, «l’ultimo sigillo che le sue membra due anni portarno» prima della morte e della sepoltura nella nuda terra, in quanto «al suo corpo non volle altra bara».
Notevoli le citazioni con cui sono stati richiamati non solo i versi del canto, la Bibbia, le fonti francescane, ma anche i testi di numerosi autori, quali Thomas Eliot, Miriam Pierri, Hannah Arendt, San Paolo VI, Umberto Eco, Giambattista Vico, Nicolò Macchiavelli, Riccardo Bacchelli, Ignazio Silone, Marguerite Yourcenar e altri.
Paolo De Stefano, José Minervini e Guglielmo Matichecchia 
Il preside Matichecchia ha concluso la “Lectura” con l’invito a leggere Dante, sempre, con rinnovata meraviglia, per la grandezza e bellezza dei suoi immortali versi, tanto da poter dire della sua poesia: Io non la vidi tante volte ancora, / Ch’io non trovassi in lei nova bellezza».
Le conclusioni sono state affidate al preside Paolo De Stefano, presidente onorario della Dante Alighieri tarantina, che ha definito «mirabile più che magistrale» la “Lectura Dantis” della serata.
Tra i partecipanti, Baldassarre Cimmarrusti, preside della Sezione Taranto-Jonio dell’O.E.S.S.G.; Roberto Burano, governatore Lions della Puglia, a cui è stata consegnata la tessera di socio onorario della Dante Alighieri; Giovangualberto Carducci, presidente della Sezione di Taranto della Società di Storia Patria per la Puglia, Piero Massafra, titolare della “Editrice Scorpione”, numerosi dirigenti scolastici e docenti provenienti anche dai comuni della provincia per trascorrere una bella serata di cultura e di amicizia.
(Il San Francesco di Dante riletto dalla Società Alighieri, in “Nuovo Dialogo”, Anno LV, 8 novembre 2019, n. 253, p. 11)