mercoledì 11 gennaio 2017

"Paisiello" ieri e oggi

Giovanni Paisiello
Taranto 9 maggio 1740 - Napoli 5 giugno 1816

Rileggendo le pagine de "La Voce del Popolo"

Leggendo le notizie dei giornali del XIX secolo, si ritrovano i problemi tarantini ancora irrisolti nel XX secolo e ancora in attesa d’una risoluzione nel XXI secolo, nel quale si aggiunge il peso di nuove e sempre più gravi difficoltà e complicazioni, in una città in cui non si percepisce l’appartenenza ad uno Stato in cui tutti i cittadini di Taranto - come quelli di Lecce, di Bari, Napoli, La Spezia, Genova - con l’unità dell’Italia prima e con la Costituzione repubblicana poi, si possano riconoscere con pari dignità, senza distinzione di campanile.
Di queste discriminazioni non mancano esempi, come quello dell’istituto superiore di studi musicali “G. Paisiello”, nato più di 100 anni fa e ancora solo legalmente riconosciuto e non statalizzato da parte dello Stato e con il continuo rischio di chiusura per la precarietà del sostegno finanziario dell’ente locale, sempre più limitato nelle sue risorse.
Così, leggendo “La Voce del Popolo” di Antonio Rizzo, ci si chiede se quella breve nota sia stata scritta nel 1899, nel XIX secolo, o nei nostri giorni, due secoli dopo. Ci si può chiedere, altresì, se, oggi, come ieri, la mancata soluzione dei problemi del “Paisiello” dipenda soprattutto dai tarantini, che dovrebbero liberarsi dalla loro prolungata indolenza e avere più a cuore lo sviluppo civile, morale e materiale del “nostro martoriato paese”.

Apatia Tarantina!
Non volevamo scriverla la brutta frase, che certamente non costituisce un elogio per noi, ma è pur essa una sincera rivelazione della verità: l’apatia tarantina è tradizionale, servendo essa, malauguratamente, ad impedire ogni sviluppo civile, morale e materiale nel nostro disgraziato paese.
L’anno scorso sentimmo parlare, con un certo interessamento, dell’impianto di un Istituto musicale, fondato e diretto dal noto maestro di musica sig. Cataldo Vinci, che tanto avea fatto parlare di sé a Milano, a Roma ed altrove, e ch’è pure nostro concittadino.
Destinati anche noi a subire i fenomeni dell’ambiente, in cui viviamo, non ne facemmo caso; ma quando incominciammo a sapere che questo Istituto, prima con sede a Piazzetta San Francesco, operava addirittura dei miracoli; quando avemmo a constatare che giovanetti e giovanette, nel breve periodo di 2 mesi appena d’istruzione, erano in condizioni di poter dare dei saggi abbastanza rilevanti e lodevolissimi, sentimmo subito il dovere d’uscire dal riserbo per registrare nella cronaca gli splendidi e meravigliosi risultati di questo Istituto musicale, che ben fu chiamato Istituto Privilegiato Paisiello.
Ne stupì il pubblico, ne stupirono e ne stupiscono tutti coloro ch’ebbero e che hanno il bene di assistere ai saggi musicali dati dai suoi alunni. Intanto nessuno si è fatto innanzi a domandare come ebbe origine questo Istituto, chi lo creò, chi si sacrifica per esso, donde viene, che vuole, donde va: nessuno ne prende conto, nessuno sente il rimorso di occuparsene e di interessarsene; nessuno pensa all’anima fecondatrice e generosa di questa nuova istituzione musicale, che si ha il dovere di proteggere, d’incoraggiare, di difendere; perché tarantino ne è il fondatore, tarantina è la gloria, cui esso così felicemente s’inspira.
Codesto è vergognoso, come vergognosa è l’apatia, cui ostinatamente od istintivamente ci abbandoniamo a detrimento del nostro paese, di noi medesimi.
Ma noi insorgeremo a vendicare i diritti di questo nuovo Istituto musicale e ne faremo la storia, non senza richiamare l’attenzione di coloro, che hanno il dovere di averne a cuore le sorti a maggior vantaggio e gloria della terra di Paisiello.
(La Voce del Popolo, anno XVI, 13 dicembre 1899, n. 41, p. 3)

giovedì 5 gennaio 2017

Federico Di Palma: parlamentare e patriota

Guglielmo Matichecchia, Federico Di Palma. La Patria e il Mare, Scorpione Editrice, Taranto 2016.

Una recensione di Alberto Altamura 


ALBERTO ALTAMURA - Docente di Latino e Greco nei licei di Stato, dirigente scolastico negli istituti di istruzione secondaria di secondo grado, sindaco e assessore nel comune di Pulsano (TA), collaboratore, nelle pagine culturali, dei più importanti quotidiani e periodici pugliesi. Autore di numerosi e apprezzati testi letterari e storici. 

Dalle nebbie del passato alla luce del presente. Potrebbe essere questo il percorso che ha portato Guglielmo Matichecchia, già dirigente scolastico e studioso appassionato di storia, a far venire alla ribalta un personaggio della storia cittadina come Federico Di Palma (1869-1916), più citato che conosciuto, al quale è intitolata una importante via cittadina. Al parlamentare jonico, nativo di Grottaglie, Matichecchia ha dedicato un saggio ponderoso, Federico Di Palma. La patria e il mare, Scorpione Editrice, Taranto 2016, pp. 311, che fa giustizia di una lettura dei fatti spesso convenzionale e di una poco appropriata interpretazione del personaggio. Il volume reca anche la sapiente prefazione di Vittorio De Marco, storico di professione, che scrive un vero e proprio “saggio nel saggio” inquadrando la figura del Di Palma nel contesto storico-politico e valutando con un’analisi puntuale il lavoro del Matichecchia, che si conclude con il prezioso contributo, in termini di ricerca bibliografica, di Roberto Burano.
Guglielmo Matichecchia ha ricostruito su base documentaria e con sicura metodologia l’impegno politico del Di Palma non disgiunto da quello giornalistico. Infatti, il parlamentare jonico si mise subito in luce come giornalista di valore collaborando con varie testate meridionali e distinguendosi specialmente in materia di marineria (prospettive strategico-militari, utilizzo del personale, etc.) e di bilanci e finanze, materie nelle quali aveva acquisito una non comune competenza. Le fonti principali a cui ha fatto ricorso lo studioso sono “Gli atti parlamentari”, attraverso i quali ha seguito l’andamento dell’attività parlamentare e il vario dispiegarsi delle leggi in favore della città e del territorio jonico; inoltre, le testate giornalistiche del tempo, in particolare la “Voce del Popolo”, noto giornale tarantino diretto dalla famiglia Rizzo, che ebbe nei confronti del Di Palma un atteggiamento di chiusura e, spesso, di vera e propria di ostilità. Il Matichecchia non ha mancato di gettare una nuova luce sul contesto storico-politico tarantino, mostrando come la lotta politica fosse stata, tra la fine del secolo XIX e il primo quindicennio del XX, di particolare asprezza, e avesse coinvolto le forze politiche e i diversi raggruppamenti. In estrema sintesi, le due maggiori aree di riferimento furono quelle dell’Associazione Progressista e dell’Associazione Democratica. Due aree molto affini fra loro per idee e programmi, ma diverse in quanto legate ad un diverso referente, o meglio parlamentare di riferimento.  La prima faceva capo all’on. Pietro D’Ayala Valva e l’altra all’on. Lo Re. Guglielmo Matichecchia ci conduce nel vivo delle battaglie politiche ed elettorali (bisogna dire che il livello di confronto-scontro forse supera quello dei nostri giorni) documenta con estremo rigore le varie tornate elettorali e riporta fedelmente i risultati in termini sia di voti che di percentuali e di bacini elettorali: infatti la circoscrizione comprendeva, oltre alla città di Taranto, i comuni di Grottaglie, Massafra, Monteiasi, Montemesola. È facilmente intuibile che a Taranto il Di Palma dovette scontrarsi con il cartello avverso, particolarmente agguerrito, e ne uscì quasi sempre sconfitto (anche perché la campagna propagandistica fece, emotivamente, leva sul fatto che il Di Palma non fosse tarantino ma grottagliese), mentre nella sua Grottaglie e negli altri comuni viciniori risultò quasi sempre vincitore con una schiacciante superiorità.
L’elezione a parlamentare rappresentò per Federico Di Palma  un grande successo personale (i suoi mandati coprono tre legislature, dal 1903 al 1916) ma fu per l’area jonica e per la Nazione un sicuro acquisto, in quanto la competenza tecnica, la serietà della formazione, la squisita sensibilità patriottica furono messe al servizio di una concezione moderna della politica e del potenziamento delle strutture militari, specie quelle ricadenti nel nostro territorio, da sempre prescelto per l’installazione di una base navale di prim’ordine. Per non dire della freschezza ed arditezza delle sue idee, fra le quali mi piace ricordare quella della progettazione di un canale navigabile tra la zona di Montegranaro e il secondo seno del Mar Piccolo e quello di un canale navigabile che congiungesse Taranto a Brindisi, simile a quello di Kiel in Germania. Idea, quest’ultima, che fu accolta con molto interesse sia in Parlamento che sulla stampa, anche se non poté essere realizzata. Inoltre, la sua indiscussa competenza in materia di marineria gli consentì di essere relatore (per di più molto ascoltato) in numerosi disegni di legge, nonché membro della Giunta generale del Bilancio, relatore del bilancio della Marina, vice presidente del Consiglio superiore della Marina Mercantile.
La morte purtroppo lo colse ancora giovane, nel pieno delle forze, all'età di 47 anni nel corso della prima guerra mondiale, in seguito ad un grave malanno che lo colpi mentre serviva in Cadore in qualità di tenente del Genio dell'Aviazione, e non gli consentì di realizzare il vasto programma da lui elaborato.
Insomma, quello tracciato da Guglielmo Matichecchia è un profilo rigoroso e variegato che si offre al lettore in uno con la situazione storico-politica locale e nazionale. Infatti, vi è sempre un fecondo intreccio tra il locale e il nazionale a sottolineare che micro e macrostoria sono fra di loro in un rapporto di interdipendenza e di reciproca influenza e ci fanno meglio comprendere la complessità e varietà delle situazioni.

La suddetta recensione è stata pubblicata anche nelle pagine del periodico indipendente "Sensificio" di Massafra e precisamente nel n. 42 del 15 marzo 2017, pp. 1-3.