Oggi, in una società che consuma e
dimentica rapidamente, s’avverte più che mai bisogno di odorare il buon profumo
del passato per apprezzare il giusto valore del presente.
Il fascismo è al potere in Italia e tende
a consolidarsi pure con il consenso del Vaticano, dopo i patti dell’11 febbraio
1929, sedando ogni residua opposizione con il manganello e con i tribunali
speciali.
Le elezioni politiche del 24 marzo dello
stesso anno hanno visto il conferimento della medaglietta d’oro a tre deputati
tarantini: l’avv. Leonardo Mandragora, l’industriale Gianfranco Tosi e l’avv.
Leonida Colucci.
Nell’agosto del Gioiello
dello Jonio - come Miriam Pierri, con alcuni bellissimi versi, definisce la
nostra “alma terra natia” - il sui generis col. Enrico Grassi è il
prefetto (1.7.1929-15.9.1929), l’avv. Giuseppe Turi (28.4.1929-5.1.1939) è il
preside dell’Amministrazione provinciale e l’avv. Giovanni Spartera è il podestà del capoluogo
(16.2.1926-9.4.1930).
La
scomparsa dell’on. Francesco Rochira
Nei primi giorni, precisamente sabato 3
agosto, la città partecipa, con sentimenti di mesto cordoglio, alla scomparsa
dell’on. avv. Francesco Rochira (Fragagnano 1844 - Taranto1929), uno dei vecchi
leoni del foro e della politica tarantina, il gran patriarca d’una delle
famiglie più in vista e tra le più facoltose della città. L’avv. Rochira lascia
inconsolati la moglie Amalia De Maria, i figli Elena, Vittorio, Giulio, Cesare,
Alberto, Ubaldo. In quest’ultimi, l’avv. Enrico Frascolla - intervenuto a nome
della Commissione reale e degli avvocati e procuratori, con una delle più
toccanti orazioni funebri al termine delle esequie - vede un’inestimabile
collana di perle e la discendenza profumata di virtù, essendo tutti apprezzati
professionisti, nel solco degli ammirevoli ammaestramenti paterni.
Della morte dell’on. Rochira scrivono, tra
gli altri, Il “Corriere della Sera”, “Il Giornale d’Italia”, “La Gazzetta del
Mezzogiorno” e tutta la stampa locale. La “Voce del Popolo” di Giuseppe Rizzo parla
della scomparsa di «un maestro di sapere, di bontà e di rettitudine».
Gli
anni dell’esperienza politica
Francesco Rochira è stato deputato per il
collegio di Manduria, nella Camera dei deputati, dal 30 novembre 1904 al 29
settembre 1913, nelle XXII e XXIII legislature del regno d’Italia. Nell’ultima esperienza parlamentare, si è trovato
con il collega e amico on. Federico Di Palma (17.1.1869-13.4.1916), eletto nel
collegio di Taranto. Di Rochira si ricordano le positive esperienze di consigliere
e di assessore comunale in numerose consiliature del capoluogo; la presidenza
del consiglio dell’ordine degli avvocati; le ripetute elezioni nel consiglio della
provincia di Lecce (comprendente le attuali province di Brindisi e di Taranto),
dove a lungo è stimato presidente e dove, in qualche consiliatura, trova la
presenza del figlio Vittorio, eletto in altro mandamento.
La
“Voce del Popolo” onora il galantuomo della politica
Nel 1913, nonostante le insistenti
sollecitazioni, aveva deciso di non ripresentare la candidatura alla Camera dei
deputati, lasciando subentrare, con successo, Giuseppe Grassi.
La “Voce del Popolo”, in tale circostanza,
aveva reso merito al «galantuomo di spiccata personalità, che sapeva intendere
ed assolvere l’alto mandato affidatogli con decoro, con dignità, con
rettitudine, pari alla schietta bontà del suo animo e alla saldezza e integrità
del suo carattere».
A distanza d’un anno dal ritiro dalla vita
politica, nel giugno del 1914, la “Voce del Popolo” ribadirà che «l’on. Rochira
appartiene a quella schiera - purtroppo esigua - di uomini retti, dal carattere
integro e dall’intelletto illuminato, che onorano le cariche pubbliche e
accrescono decoro al proprio paese».
La
festa per il giubileo professionale
È giusto ricordare anche la bella festa,
quasi dieci anni prima della sua morte, nella domenica del 21 dicembre 1919, per
il giubileo professionale con cui si intendono onorare i suoi 52 anni di
attività forense. La cronaca del tempo parla della calorosa presenza di quasi
tutti gli avvocati del foro di Taranto intorno al valoroso avvocato «che ha
dato alla professione il suo cuore generoso e la sua alta mente, la sua energia
fattiva e il suo carattere adamantino». I Consigli professionali (quello dell’Ordine,
presieduto dall’avv. Alessandro Criscuolo, e quello di disciplina dei
procuratori, presieduto dall’avv. Egidio Carelli) consegnano un’artistica
pergamena, squisita fattura dell’artista N. Gigante, con un’epigrafe del solito
Criscuolo: «A Francesco Antonio Rochira / Nel giubileo
professionale / la Curia dice: / Dignità di toga / virtù
di lavoro / nobiltà di studii / rettitudine di vita / Te
fecero Maestro. / Per il lustro che mi desti / offro / con
augurale animo / che Tu sia / in lungo ordine d’anni / decano
venerando».
La pergamena mostra in calce, con caratteri
non facilmente leggibili per la ridotta misura, una bella dedica, aggiunta dal
Gigante: «Taranto non tanto per le sue naturali bellezze deve andare
meritatamente superba e fastosa, ma per il numero di illustri cittadini i quali
- poeti, musicisti, scienziati, filosofi, medici, giuristi insigni - tutti
furono animo e pensiero, vita e luce della patria loro».
Francesco Rochira è certamente, in quel
numero. È tra loro!
Cosi, al termine di novanta anni fa, andava
Taranto, con altre storie di uomini e con altre speranze!
Guglielmo Matichecchia
Socio
Ordinario
Società
di Storia Patria per la Puglia
(Guglielmo
Matichecchia, Rochira, leone del foro e della politica, in “Buonasera
Taranto”, Anno XXVII, 3 agosto 2019, n. 176, p. 10)