mercoledì 7 agosto 2019

Rochira, leone del foro e della politica


Oggi, in una società che consuma e dimentica rapidamente, s’avverte più che mai bisogno di odorare il buon profumo del passato per apprezzare il giusto valore del presente. 
Per non cadere nello smemoramento e nell’oblio con cui rimuovere le storie della storia di Taranto, anche una vecchia foto, in bianco e nero, aiuta a ritornare a 90 anni fa per riannodare, nella mente e nel cuore, ricordi che vanno al di là di quell’afoso agosto, riscaldato in un cielo certamente più azzurro rispetto a quello della nostra meno luminosa estate.
Il fascismo è al potere in Italia e tende a consolidarsi pure con il consenso del Vaticano, dopo i patti dell’11 febbraio 1929, sedando ogni residua opposizione con il manganello e con i tribunali speciali.
Le elezioni politiche del 24 marzo dello stesso anno hanno visto il conferimento della medaglietta d’oro a tre deputati tarantini: l’avv. Leonardo Mandragora, l’industriale Gianfranco Tosi e l’avv. Leonida Colucci.
Nell’agosto del Gioiello dello Jonio - come Miriam Pierri, con alcuni bellissimi versi, definisce la nostra “alma terra natia” - il sui generis col. Enrico Grassi è il prefetto (1.7.1929-15.9.1929), l’avv. Giuseppe Turi (28.4.1929-5.1.1939) è il preside dell’Amministrazione provinciale e l’avv.  Giovanni Spartera è il podestà del capoluogo (16.2.1926-9.4.1930).

La scomparsa dell’on. Francesco Rochira
Nei primi giorni, precisamente sabato 3 agosto, la città partecipa, con sentimenti di mesto cordoglio, alla scomparsa dell’on. avv. Francesco Rochira (Fragagnano 1844 - Taranto1929), uno dei vecchi leoni del foro e della politica tarantina, il gran patriarca d’una delle famiglie più in vista e tra le più facoltose della città. L’avv. Rochira lascia inconsolati la moglie Amalia De Maria, i figli Elena, Vittorio, Giulio, Cesare, Alberto, Ubaldo. In quest’ultimi, l’avv. Enrico Frascolla - intervenuto a nome della Commissione reale e degli avvocati e procuratori, con una delle più toccanti orazioni funebri al termine delle esequie - vede un’inestimabile collana di perle e la discendenza profumata di virtù, essendo tutti apprezzati professionisti, nel solco degli ammirevoli ammaestramenti paterni.
Della morte dell’on. Rochira scrivono, tra gli altri, Il “Corriere della Sera”, “Il Giornale d’Italia”, “La Gazzetta del Mezzogiorno” e tutta la stampa locale. La “Voce del Popolo” di Giuseppe Rizzo parla della scomparsa di «un maestro di sapere, di bontà e di rettitudine».

Gli anni dell’esperienza politica
Francesco Rochira è stato deputato per il collegio di Manduria, nella Camera dei deputati, dal 30 novembre 1904 al 29 settembre 1913, nelle XXII e XXIII legislature del regno d’Italia.  Nell’ultima esperienza parlamentare, si è trovato con il collega e amico on. Federico Di Palma (17.1.1869-13.4.1916), eletto nel collegio di Taranto. Di Rochira si ricordano le positive esperienze di consigliere e di assessore comunale in numerose consiliature del capoluogo; la presidenza del consiglio dell’ordine degli avvocati; le ripetute elezioni nel consiglio della provincia di Lecce (comprendente le attuali province di Brindisi e di Taranto), dove a lungo è stimato presidente e dove, in qualche consiliatura, trova la presenza del figlio Vittorio, eletto in altro mandamento.   

La “Voce del Popolo” onora il galantuomo della politica
Nel 1913, nonostante le insistenti sollecitazioni, aveva deciso di non ripresentare la candidatura alla Camera dei deputati, lasciando subentrare, con successo, Giuseppe Grassi.
La “Voce del Popolo”, in tale circostanza, aveva reso merito al «galantuomo di spiccata personalità, che sapeva intendere ed assolvere l’alto mandato affidatogli con decoro, con dignità, con rettitudine, pari alla schietta bontà del suo animo e alla saldezza e integrità del suo carattere».
A distanza d’un anno dal ritiro dalla vita politica, nel giugno del 1914, la “Voce del Popolo” ribadirà che «l’on. Rochira appartiene a quella schiera - purtroppo esigua - di uomini retti, dal carattere integro e dall’intelletto illuminato, che onorano le cariche pubbliche e accrescono decoro al proprio paese».

La festa per il giubileo professionale
È giusto ricordare anche la bella festa, quasi dieci anni prima della sua morte, nella domenica del 21 dicembre 1919, per il giubileo professionale con cui si intendono onorare i suoi 52 anni di attività forense. La cronaca del tempo parla della calorosa presenza di quasi tutti gli avvocati del foro di Taranto intorno al valoroso avvocato «che ha dato alla professione il suo cuore generoso e la sua alta mente, la sua energia fattiva e il suo carattere adamantino». I Consigli professionali (quello dell’Ordine, presieduto dall’avv. Alessandro Criscuolo, e quello di disciplina dei procuratori, presieduto dall’avv. Egidio Carelli) consegnano un’artistica pergamena, squisita fattura dell’artista N. Gigante, con un’epigrafe del solito Criscuolo: «A Francesco Antonio Rochira / Nel giubileo professionale / la Curia dice: / Dignità di toga / virtù di lavoro / nobiltà di studii / rettitudine di vita / Te fecero Maestro. / Per il lustro che mi desti / offro / con augurale animo / che Tu sia / in lungo ordine d’anni / decano venerando».
La pergamena mostra in calce, con caratteri non facilmente leggibili per la ridotta misura, una bella dedica, aggiunta dal Gigante: «Taranto non tanto per le sue naturali bellezze deve andare meritatamente superba e fastosa, ma per il numero di illustri cittadini i quali - poeti, musicisti, scienziati, filosofi, medici, giuristi insigni - tutti furono animo e pensiero, vita e luce della patria loro».  
Francesco Rochira è certamente, in quel numero. È tra loro!
Cosi, al termine di novanta anni fa, andava Taranto, con altre storie di uomini e con altre speranze!
Guglielmo Matichecchia
Socio Ordinario
Società di Storia Patria per la Puglia

(Guglielmo Matichecchia, Rochira, leone del foro e della politica, in “Buonasera Taranto”, Anno XXVII, 3 agosto 2019, n. 176, p. 10)