venerdì 18 ottobre 2013

Il saluto di Paolo De Stefano


Guglielmo Matichecchia, lasciato il servizio di dirigente scolastico nel liceo "Moscati" di Grottaglie e nel liceo "Quinto Ennio" di Taranto, ha ricevuto una bella lettera da parte del collega e amico Paolo De Stefano, preside emerito del liceo "Quinto Ennio".














































Paolo De Stefano, allievo di Luigi Russo alla Scuola Normale di Pisa negli anni Cinquanta, è stato a Taranto docente di Lettere italiane e latine nello storico liceo 'Archita' e poi preside del liceo 'Quinto Ennio', divenuto per opera sua attivo polo culturale della città con la creazione nel 1985 del Centro Studi di Italianistica e della rivista "L'Arengo".
Instancabile animatore della vita culturale tarantina, Presidente onorario del comitato di Taranto della Società Dante Alighieri, De Stefano scrive regolarmente sul "Corriere del Giorno" e tiene seminari di Letteratura italiana nella sede ionica dell'Università degli Studi di Bari. Titolare di Medaglia d'Oro del Ministero dell'Istruzione e membro ordinario dell'Accademia Pugliese delle Scienza, ha al suo attivo molteplici pubblicazioni, dedicate sia ad autori di origine tarantina (tra cui le Deliciae Tarentinae dell'umanista Tommaso Niccolò D'Aquino, Pater e Pricò di Cesare Giulio Viola), sia ai grandi classici delle letteratura italiana, in particolare ai prediletti Dante e Pascoli.

mercoledì 16 ottobre 2013

Il cammino della ricerca: tra scuola e territorio

Presentazione del libro, Chiostro Chiesa Convento - Arte e Fede dei Paolotti a Grottaglie, edito dal liceo "Moscati" di Grottaglie (TA) nell'anno scolastico 2012/13, a conclusione di un progetto di ricerca realizzato dagli studenti e coordinato dal prof. Giorgio Foti e dalla prof.ssa Loredana Lucchese.



Un’altra pubblicazione, un altro saggio edito dal liceo “Moscati” dopo San Giovanni Battista - Chiesa e comunità in una storia lunga 400 anni, dedicato alla Chiesa Madre di Monteiasi e coordinato da Giorgio Foti e da Angela Sansonetti, dopo Grottaglie in uno zoom, curato da Antonio Caramia.
Questa volta l’attenzione dei nostri studenti, guidati da Giorgio Foti e da Loredana Lucchese, è stata rivolta al chiostro, alla chiesa e al convento dei Paolotti, un gioiello dell’arte sacra sito nella città di Grottaglie, un bene prezioso, unico nel suo genere, da cui non si può prescindere in un itinerario di religiosità, di storia, di arte e di cultura da valorizzare in orizzonti sempre più ampi. Grottaglie è una miniera di cultura e di arte in cui c’è continuamente da scavare e da portare alla luce in un progetto unitario, in cui sistemare e rendere fruibili i tanti e sparsi frammenti.
Il liceo “Moscati” - avendo avuto già il piacere di incontrare e conoscere la comunità dei padri Minimi grottagliesi nel 2008, quando la bella chiesa di via XXV Luglio ospitò, in otto indimenticabili e affollate serate, l’edizione 2007/08 della Lectura Dantis - offre un suo particolare contributo, che si spera possa essere apprezzato da quanti amano la città di Grottaglie e, soprattutto, il linguaggio universale dell’arte e dell’autentica cultura.
Non è un contributo in competizione con chi, con altre competenze e altri obiettivi, si è occupato o si occupa di arte e storia locale. Il liceo non pretende di occupare uno spazio improprio, si occupa della cultura del territorio con un’esclusiva specificità formativa, rifuggendo dall’alienante stereotipo di una cultura al riparo dalla realtà, astratta, nozionistica, passivizzante, privilegiando l’idea di una scuola integrata in un ecosistema formativo, l’idea di una cultura viva, aperta, attiva, che respira l’aria delle nostre contrade, che offre conoscenze ed emozioni positive, che ha portato - ad esempio - i nostri studenti, con i professori Massimiliano Bini e Francesco Antonio Prudenzano prima e con Giorgio Foti e Antonio Caramia dopo, ad essere impegnati in un progetto di scavi archeologici nel locale tratto dell’antica via Appia, la regina viarum, dove sono stati rinvenuti resti particolarmente significativi.

Le pubblicazioni edite dal liceo “Moscati” valorizzano la professionalità dei nostri docenti, che non si attardano in una mera trasmissione del sapere, ma si impegnano quotidianamente, come hanno fatto Giorgio Foti e Loredana Lucchese, a promuovere e a produrre cultura, ad aver cura dell’insegnamento e dell’apprendimento, a capire e a farsi capire con competenza, con quella passione che sa valorizzare lo spirito perspicace, la feconda creatività dei giovani, che hanno bisogno di maestri credibili, di parole di verità e di testimoni autorevoli, con una dedizione che nessun compenso materiale potrà riconoscere.
È qui tangibile il risultato dell’impegno di chi crede e ama la scuola, la formazione, i giovani, di chi crede possibile un futuro e un mondo migliori, di chi scommette sul cambiamento, nella collaborazione, nella collegialità, nello scambio, nell’integrazione e nell’inclusività tra i saperi e tra le persone.

Il lavoro realizzato si pone nell’ambito della ricerca storica e, nella fattispecie, si presenta con tutti i caratteri della scientificità: si rispettano le ipotesi da verificare, si pongono con chiarezza i quesiti, si esplicitano le motivazioni e gli obiettivi della ricerca, si selezionano e si raccolgono i documenti e i materiali, si analizzano e si valutano minuziosamente tutti i dati e, infine, si documentano i risultati attraverso la presente pubblicazione.
Si dimostra come la ricerca sia vitale in una scuola-laboratorio che privilegia l’innovazione educativa, l’operatività del pensare e del fare, con una professionalità che si riscatta e si libera dal dogmatismo, dall’autoreferenzialità, da un monotono insegnamento ripetitivo, dall’impiegatizio minimo indispensabile e dal pedissequo rispetto di programmi surgelati.
I protagonisti della ricerca sono gli studenti, che sanno apprezzare - nella varietà e ricchezza dell’offerta formativa del liceo - l’opportunità di conoscere meglio il proprio territorio, di vivere un’esperienza che non annoia, ma coinvolge, incuriosisce, appassiona, piace e apre a nuove modalità e possibilità di apprendimento e, soprattutto, di essere.

Viene riproposta, attraverso la icastica rappresentazione di Rosario Quaranta, la figura del Santo di Paola, particolarmente importante nella religiosità e nelle tradizioni popolari della comunità locale, che le nuove generazioni non sempre conoscono e apprezzano per quanto dovuto, anche in riferimento alla presenza dell’Ordine dei Minimi in Puglia e a Grottaglie, dove i Padri, quando non esisteva alcuna scuola pubblica, hanno dato luogo ad una «preziosa attività educativa e didattica … a favore dei giovani grottagliesi che - come nota R. Quaranta, a cui va la nostra sincera gratitudine per l’amicizia di sempre verso il liceo “Moscati”, per la sua continua disponibilità e collaborazione di storico, di studioso e di ricercatore infaticabile - intendevano e potevano ricevere i primi rudimenti della cultura».

Nella ricerca si ritrovano significativi riferimenti alla figura del Santo paolano da parte di Giuseppe Battista e di Francesco Fulvio Frugoni, autore delle didascalie di alcune lunette del chiostro. Il celebre Battista, poeta grottagliese e famoso alfiere della cultura barocca del '600 in Italia, ha dedicato proprio a San Francesco di Paola - come ricorda Loredana Lucchese - ben cinque sonetti e due epigrammi in latino per celebrare «le imprese prodigiose del grande Taumaturgo».

Giorgio Foti presenta una parte cospicua della ricerca, corredata da una minuziosa documentazione che riguarda la storia e il complesso monumentale dei Paolotti di Grottaglie: il chiostro, la chiesa e il convento. Nella ricchezza del lavoro di Foti va segnalata la parte riguardante Tre … iconografie a confronto, dove presenta la sua interessante scoperta: la scena del giovane indemoniato salvato dall’intervento divino è la stessa rappresentata sia da Raffaello nella Trasfigurazione (1518-1520), sia da Alessandro Baratta nelle sue incisioni a bulino (1627), sia da Bernardino Greco da Copertino nella lunetta n. 23 (1723) del chiostro grottagliese. Foti mette a confronto le tre opere e ne coglie, con l’acume dello storico e del critico dell’arte, i singolari aspetti comuni, rilevando come il Baratta e il Greco abbiano acquisito «la lezione del grande urbinate».

Il saggio presenta le 32 lunette e i 20 medaglioni del complesso monumentale dei Paolotti con una ricchezza di informazioni, accuratamente ordinate per essere facilmente riconoscibili anche nella loro collocazione topologica.
Lo studente Federico Fornaro presenta i Personaggi rappresentati nei medaglioni del chiostro. Si tratta delle più importanti personalità dell’Ordine dei Minimi, di sovrani e di quanti «hanno aiutato l’ordine a crescere». La studentessa Annalaura Miccoli richiama l’attenzione dei lettori sugli stemmi, ancora delle lunette, dove sono raffigurati I committenti delle pitture murali, prevalentemente i facoltosi e devoti esponenti locali della piccola nobiltà e del clero. Lo studente Ermes Filomena, attraverso preziosi documenti d’archivio, ne Il convento di San Francesco di Paola: una radice economica del territorio grottagliese, dimostra la grande funzione che il convento ebbe nello sviluppo taerrarum Cryptaliarum. Le studentesse Anna Paola Cofano, Maria Francesca Formuso, Federica Leggieri hanno riproposto le didascalie delle lunette nella leggibilità della lingua contemporanea.
Il lavoro realizzato, pertanto, ha impegnato tutti gli studenti, ammirevoli per l’apporto dato alla ricerca, per aver saputo fare ed essere gruppo in un’esperienza formativa che, attraverso le conoscenze acquisite, ha consentito di riconoscersi meglio in se stessi, nel rapporto con le proprie radici, sentite più che mai vive, e con la loro comunità, con un’identità e un’appartenenza in grado di promuovere il vincolo e il valore della comunione tra il vicino e il lontano nel tempo e nello spazio. È stato percepito come i documenti, i dipinti, le strutture architettoniche, le pietre abbiano una storia, una vita, un’anima con una voce che parla a chi vuole e sa ascoltare, osservare, ritrovare qualcosa degli altri e di sé. Molto opportunamente don Francesco Castelli, encomiabile direttore dell’Archivio storico diocesano di Taranto - a cui si è grati per aver messo a disposizione i suoi insegnamenti e gli antichi documenti - avverte, con particolare sensibilità pedagogica, che l’attività di ricerca svolta ha consentito agli studenti del “Moscati” «di acquisire una maturità umana e intellettuale di profilo molto raffinato».
A tale acquisizione ha certamente contribuito l’apporto altamente professionale della stimata dott.ssa Cosma Chirico, responsabile del Laboratorio di ricerca storica dell’Archivio di Stato di Taranto, imprescindibile riferimento scientifico per lo studio e la ricerca storica nella provincia jonica, che ha visto crescere la «piccola pattuglia di ricercatori, inizialmente timorosi poi di volta in volta sempre più calati nel loro ruolo di esploratori del passato».
Un doveroso ringraziamento, altresì, alla comunità dei padri Minimi di Grottaglie per l’ospitalità, che ha consentito ai nostri ragazzi con i loro docenti di “invadere” il chiostro, la chiesa e il convento.
La presente pubblicazione risulta gradevole anche per le tante e belle immagini, dovute alla collaborazione fotografica, tra gli altri, di Gianni Zanni, un professionista e un artista della fotografia di chiara fama, nonché per la cura grafica del nostro bravo e paziente Antonio Caramia.

Il saggio Chiostro Chiesa Convento - Arte e Fede dei Paolotti a Grottaglie non esaurisce la ricerca su questo monumentale bene di Grottaglie, essendo questa - per sua natura - continua, dinamica, permanente e, stimolando ulteriori approfondimenti, altro studio, il cui mandato è affidato a quanti amano la scuola, la cultura e sentono il fascino della bella Grottaglie.

L'idea di scuola in uno zoom

Presentazione del libro, Grottaglie in uno zoom, edito dal liceo "Moscati" di Grottaglie (TA) nell'anno scolastico 2012/13, a conclusione di un progetto di fotografia realizzato dagli studenti e coordinato dal prof. Antonio Caramia.


Presentare una pubblicazione al termine di un progetto formativo realizzato nella scuola è di solito un adempimento che compete al dirigente scolastico, chiamato ad esprimere, a tal proposito, rituali apprezzamenti di circostanza.

In questo caso, il compito del dirigente scolastico non ha carattere formale, non essendo costretto a “inventare” qualità “nascoste, recondite” in un’attività di cui l’evidente spessore culturale e formativo era già chiaro nel momento in cui il prof. Antonio Caramia ne proponeva la fattibilità, con motivazioni, contenuti, modalità e obiettivi, la cui validità ha subito trovato ampio consenso.

La presente pubblicazione comprende due parti strettamente legate tra loro: la prima documenta, in trenta scatti selezionati autonomamente dagli autori, la Grottaglie vista dagli studenti con il linguaggio della fotografia corredato dal linguaggio della parola, una riflessione di Antonio Caramia e di Gianni Zanni, un commento di Marilena Cavallo e di Silvano Trevisani, uno stupendo panorama della città delle ceramiche artisticamente proposto dal professionista della fotografia Francesco De Vincentis, nonché la bellissima poesia dell’indimenticabile Ciro De Roma su Grottaglie mia; la seconda presenta alcuni pensieri degli studenti sull’esperienza laboratoriale, preceduti da un intervento di Daniela Annicchiarico e accompagnati da brevissime considerazioni di Raffaele Nigro e di Roberto Burano con il quale vengono indossati gli abiti di scena di una pièce teatrale dello stesso Nigro su Federico II, liberato dalle incrostazioni agiografiche, cercandone «i tratti caratteriali che - come scrive Burano - lo rendono simile a noi comuni mortali».

Il progetto proposto da Antonio Caramia trova piena coerenza con l’idea di scuola del liceo “Moscati”, luogo di apprendimenti formali finalizzati all'acquisizione di conoscenze, abilità e competenze e non d’una meccanica e noiosa assimilazione di un omologante e parcellizzato sapere disciplinare, presentato nel pedissequo rispetto di ripetitivi piani di insegnamento, i cui contenuti sono da depositare come agglomerati nella mente degli alunni.
Grottaglie in uno zoom esplicita l’idea di una scuola che promuove processi di formazione e di sviluppo della persona umana nel contesto della più vasta e complessa comunità sociale, di una scuola che privilegia la ricerca, la sperimentazione, il pensiero critico e creativo, l’apertura mentale, la problematizzazione, la moltiplicazione dei passaggi tra apprendimento formale, non formale e informale, attraverso la valorizzazione delle diverse potenzialità cognitive, che Howard Gardner ha riconosciuto, nella loro pluralità, in ciascun soggetto.
Il progetto curato da Caramia nasce e si realizza nella consapevolezza che è possibile coniugare varie forme di apprendimento in un’esperienza scolastica immune da ogni seducente autoreferenzialità e da ogni ottusa dogmaticità, liberando dalle apparenze, dalle mode, dagli stereotipi, promuovendo processi di elaborazione culturale e offrendo strumenti per vedere la realtà senza paludamenti.

È un progetto che ha reso visibile una scuola non chiusa nell’aula, ma che respira l’aria dei vicoli, dei prati, delle piazze, in cui cogliere colori, odori, significati, in cui liberare un pensiero spesso costretto a schemi e a percorsi prestabiliti, dimostrando – come nota Silvano Trevisani – quella «rinnovata attenzione alla storia e alla realtà della città», la Grottaglie mia di cui è stato cantore l’indimenticabile Ciro De Roma. Grottaglie in uno zoom ha confermato la singolare bellezza di una Grottaglie ricca di inalienabili giacimenti culturali e ambientali, che andrebbero meglio tutelati e salvaguardati per il loro particolare valore storico, artistico e naturale, per il loro essere un patrimonio di cui sentire insieme il piacere e la responsabilità dell’appartenenza, dell’impegno culturale, sociale e civile.
I programmi ministeriali del liceo scientifico - di cui al D.P.R. 15 marzo 2010, n. 89 - sono stati apprezzati nella loro valenza fortemente innovativa e, in particolare, lì dove si richiama la necessità di acquisire la padronanza «di vedere nello spazio, effettuare confronti, ipotizzare relazioni, porsi interrogativi circa la natura di forme naturali e artificiali» e lì dove si sollecitano i docenti «anche a prevedere nella loro programmazione degli elementi di storia della città».

Il linguaggio della fotografia, nella nostra civiltà dell’immagine, ha consentito aperture sorprendenti, collegamenti originali con discipline che riguardano l’urbanistica, l’architettura, l’ingegneria, la botanica, la storia, la religione, la filosofia, la letteratura, l’informatica, ecc.. 
L’esperienza del liceo “Moscati” ha insegnato «a saper vedere e saper comunicare attraverso le immagini, con la capacità di trasmettere – come sottolinea Gianni Zanni, docente di fotografia che ha collaborato alla realizzazione di Grottaglie in uno zoom – nella sua pienezza un racconto, un pensiero complesso, un’emozione».
È risultato particolarmente gradevole per la profondità e l’intreccio dei significati il collegamento tra l’ immagine e le citazioni, di cui Marilena Cavallo ha colto la singolare bellezza «del fluire dei versi tra gli scatti dei giovani fotografi», la stessa luce nell'incanto della parola e dell’immagine.

Il progetto curato da Caramia ha avuto il merito di far germogliare negli studenti quel pensiero che, come dice Blaise Pascal, fa la grandezza dell’uomo. Si è dato luogo ad un’esperienza scolastica generativa di un pensiero autonomo, in grado di cogliere, interpretare la realtà al di là dei suoi artifici e i moti profondi dell’animo, al di là delle sensazioni contingenti e di rappresentarli attraverso la ricchezza di un peculiare linguaggio.
I contenuti non sono risultati estranei, lontani, alienanti, sono diventati per ciascuno studente - nel liceo “Moscati”, quale scuola dell’apprendimento - parte del loro personale sistema di pensiero, arricchendolo e dilatandolo, suscitando il sorgere di nuove domande, di nuove idee, di nuove prospettive, creando nuovi modi di rapportarsi con sé, con gli altri, con la realtà.
   Grottaglie in uno zoom ha risposto ad un profondo bisogno di capirsi e capire, di migliorarsi e di migliorare la qualità della vita, di riflettere sul passato per costruire un futuro migliore, di osservare quanto è vicino, per cogliere nuove possibilità per andare oltre, lontano e scoprire un mondo, dove riconoscere le tracce di vita delle precedenti generazioni, con le quali ci sono legami indissolubili. Gli studenti sono stati i protagonisti che si sono appropriati di un linguaggio e di una tecnica strumentale, per presentare frammenti della realtà e la sua soggettiva rappresentazione con la scelta della luce, dell’inquadratura, dell’angolazione, del momento. La fotografia è luce dentro e fuori, è luce da trovare in sé e oltre il sé, negli altri, in un volto, in un fiore, in una stradina, in una forma, in un volume, in un primo piano, in un panorama o, come sottolinea il titolo del progetto, in uno zoom.
Il linguaggio della fotografia ha favorito la comunicazione di idee, sensazioni, opinioni, emozioni, un percorso dell’intelligenza e del cuore, per andare oltre il formalismo e il conformismo.
La realtà, senza alcun manierismo, può essere vista, scritta e descritta con la luce, fotografata, letta da più punti di vista con originalità, con profondità, con una particolare messa a fuoco, può essere colta in un frammento, in una posa, ritagliata secondo una personale sensibilità e un soggettivo modo di vedere.

Il liceo ha organizzato e svolto il progetto formativo certamente non per fare degli studenti dei professionisti della fotografia, né per presentare un prodotto finalizzato a soddisfare quello che Henri Bergson definisce il “ridicolo difetto” della vanità, ma per «accostare - come riconosce Raffaele Nigro - i giovani all’arte e … capire un pezzo della realtà», sapendo fare e soprattutto essere gruppo con gli studenti (Francesco Anastasia, Lucia Anastasia, Marianna Blasi, Maria Borlizzi, Enrico Caliandro, Francesca Carrieri, Federica Chianura, Angelo D’Urso, Silvia Maggi, Fabio Mazza, Daniele Nisi, Mario Quarato, Luigi Savino, Laura Vicinanza, Ylenia Vinci), ai quali va riconosciuto il merito dell’impegno, della passione, della loro entusiastica partecipazione in un’esperienza che saprà trovare una sua continuità in una scuola al servizio della persona e della comunità, con i docenti (Antonio Caramia, Daniela Annicchiarico e Marilena Cavallo), che hanno testimoniato esemplare competenza professionale e generoso amore per la scuola, con le preziose collaborazioni di personalità del territorio e della cultura (Roberto Burano, Raffaele Nigro, Silvano Trevisani, Gianni Zanni), che sentono e vivono la cultura e la comunità locale come dimensione concreta di un progetto di cittadinanza attiva e responsabile, per costruire un futuro e un mondo migliori.

Alla comunità scolastica e a quella locale è affidata questa pubblicazione nella convinzione che sapranno riconoscere nell’attività realizzata la bellezza di Grottaglie e le migliori qualità dei nostri giovani e di una buona scuola.

Un'idea di scuola, di territorio e di futuro

Presentazione del libro, San Giovanni Battista - Chiesa e Comunità in una storia lunga quattrocento anni, edito dal liceo "Moscati" di Grottaglie (TA) nell'anno scolastico 2011/12, a conclusione di un progetto di ricerca realizzato dagli studenti e coordinato dal prof. Giorgio Foti e dalla prof.ssa Angela Sansonetti.



Il progetto di studio e di ricerca sui quattro secoli della Chiesa Madre di Monteiasi, San Giovanni Battista - Chiesa e Comunità in una storia lunga quattrocento anni, non è un’attività formativa estemporanea, improvvisata, fine a se stessa, non è un’occasione per evadere rispetto all’ordinaria esperienza scolastica, non è un percorso formativo in discontinuità rispetto ad un’idea di scuola, di territorio, di futuro che in questi anni ha contrassegnato l’offerta educativa del liceo “Moscati” di Grottaglie.
È un progetto che nasce da chi crede nella scuola, come luogo di formazione e di vita, come esperienza di competente servizio, come impegno attivo, responsabilità consapevole, passione intelligente, arricchimento interiore in un rapporto formativo che coinvolge, include, incoraggia e trasforma.
Traspare chiara la dimensione di una scuola non libresca, costretta nel chiuso di un’aula, ma in grado di vivere un’esperienza formativa che sa andare oltre le chiusure e le distanze interne ed esterne, che aiuta a capirsi e a capire gli altri, in un tempo e in uno spazio in grado di coniugare passato e presente, vicino e lontano. Si tratta di quella scuola dove, come scriveva Seneca a Lucilio, «non scholae, sed vitae discimus», impariamo non per la scuola, ma per la vita.
È stata realizzata l’esperienza di una scuola che si libera dal tradizionale insegnamento dogmatico, perentorio e pedante, astratto e devitalizzato, proposto ex cathedra a studenti considerati vasi da riempire, proponendosi di rafforzare sempre più il passaggio dall’istruzione basata sulla lezione all’apprendimento centrato sullo studente.
La tanto celebrata autonomia scolastica qui ha avuto opportunità di esaltarsi - senza i clamori della ribalta di una scuola preoccupata solo di apparire - e, come non mai, sembra rispettato il significato vero del dettato del D.P.R. 8 marzo 1999, n. 275 e, in particolare, dell’art. 9, dove si afferma che «le istituzioni scolastiche … realizzano ampliamenti dell’offerta formativa che tengano conto delle esigenze del contesto culturale, sociale ed economico delle realtà locali. I predetti ampliamenti consistono in ogni iniziativa coerente con le proprie finalità, in favore dei propri alunni e, coordinandosi con eventuali iniziative promosse dagli Enti locali, in favore della popolazione giovanile e degli adulti». L’ampliamento dell’offerta formativa con San Giovanni Battista - Chiesa e Comunità in una storia lunga quattrocento anni ha potuto superare l’idea della scuola come corpo separato, dando luogo felicemente ad un’osmosi, ad una reciproca compenetrazione tra realtà che si integrano con un arricchimento soprattutto qualitativo delle conoscenze e della personale visione del mondo.
Nel territorio di Monteiasi, da dove tanti alunni si muovono per frequentare il liceo “Moscati” (di cui Erika Caramia, Raffaella Caretta, Marianna Fanizzi, Annabella Fedele, Nicoletta Grecucci, Antonella Manigrasso, Marianna Manigrasso, Veronica Piccirillo, Paolo Pisarra, Luisa Quarta, Danila Sambati sono una qualificata rappresentanza), da dove sono provenienti apprezzati docenti (il prof. Dino Castelli, la prof.ssa Carmela Marucci, la prof.ssa Domenica Carmela Salamino e la prof.ssa Angela Sansonetti), la chiesa di San Giovanni Battista celebra i 400 anni della sua elevazione a parrocchia. La storia di Monteiasi non può prescindere dalla storia della parrocchia, chiesa che vive tra le case degli uomini, spazio di fede e di fraternità, fermento e anima della comunità locale, luogo di sentita devozione, dove le varie generazioni hanno ininterrottamente pregato, cantato, gioito, sofferto, sperato, vissuto i Sacramenti e incontrato il Cristo nello sguardo misericordioso del Crocifisso che accoglie e abbraccia tutti, a cui gli abitanti - senza distinzione di età, di genere, di censo, di appartenenza politica - si sentono per sempre spiritualmente legati.
Questa celebrazione vede un particolare fervore religioso da parte della comunità parrocchiale e del suo attuale parroco, il benamato don Emiliano Galeone, della civica amministrazione, guidata dal sindaco Salvatore Prete, fortemente unita nel riconoscimento delle proprie radici e nella costruzione della Monteiasi del nuovo Millennio.
Il progetto del liceo, iniziato in sordina, realizzato con convinzione, con sentimento, andato al di là delle più rosee previsioni, con un lavoro di squadra che non ha risparmiato alcuno (pregevoli sono risultati gli apporti di studiosi, quali il rev. sac. prof. Francesco Castelli, la dott. ssa Cosma Chirico e il prof. Rosario Quaranta), è un mirabile esempio di sistema formativo integrato, con processi di insegnamento-apprendimento messi in moto dalla scuola e alimentati anche e soprattutto all’esterno di essa. L’apertura al territorio è stata ricercata e voluta, non in ragione delle carenze della scuola, ma per moltiplicare opportunità educative da parte di un liceo sempre attivo interlocutore nella comunità di appartenenza, sempre pronto a favorire il confronto, lo scambio, l’elevazione del territorio ad aula didattica decentrata.
Sono stati vissuti momenti belli e indimenticabili di formazione nell’Archivio di Stato, nell’Archivio storico diocesano, nell’Archivio capitolare di Grottaglie, nell’Archivio della parrocchia e nella sede centrale dell’istituto comprensivo “Leonardo da Vinci” di Monteiasi, con un rapporto di collaborazione e di cooperazione tra studenti, docenti ed esperti, in una scuola che ha privilegiato l’apprendimento attivo, attraverso l’integrazione delle competenze, il coinvolgimento emotivo, affettivo, cognitivo, relazionale di ciascuno, che ha stimolato la curiosità, l’interesse, il piacere, la motivazione, la produttività del fare che cambiano profondamente nel sentire, nell’intervenire e nell’essere.
Il progetto di ricerca, pur senza ridursi in uno specifico modello storiografico, sembra privilegiare la lezione della storiografia scientifica dell’École des Annales, nata con L. Febvre e M. Bloch, rappresentata da F. Braudel e, oggi, da studiosi come J. Le Goff.
Non c’è nell’indagine dello storico una qualità diversa tra una grande e una piccola storia, essendo identico il rigore della ricerca e del metodo, essendo immediato, nel nostro caso, il riferimento ad una realtà che è qui e che si sente ancora presente.
Lo storico è un esploratore del passato, ricercatore delle tracce, attento alle conoscenze indirette riferite dai testimoni, agli scritti lasciati e ai resti archeologici, in grado di integrare l’apporto di una molteplicità di discipline: geografia, sociologia, antropologia, economia, psicologia, demografia, ecc. Secondo M. Bloch, «i documenti restano monotoni ed esangui fino al momento in cui il colpo di bacchetta dell’intuizione storica rende loro l’anima» e il progetto ha di fatto visto i nostri giovani storici impegnati a rivivere e a riproporre momenti indimenticabili del nostro passato. La ricerca storica sui 400 anni della parrocchia di Monteiasi non riguarda solo il culto, i riti, le manifestazioni di fede e la cura delle anime nel tempo, costruisce una visone d’insieme che riflette la complessità della vita di una comunità, nella convinzione - come insegna Alessandro Manzoni - che «più si considera, più si studia un’azione storica e più si coglie, nel suo insieme, una ragione semplice e profonda».
L’amore per il tempo andato non è fine a se stesso, non è chiusura nostalgica, rimpianto, ma aspirazione ad un futuro più soddisfacente, ad un cambiamento che sappia far tesoro dell’esperienza del passato. Solo chi ama un domani migliore cerca, nella lezione della storia, i suggerimenti per procedere nella direzione più giusta. L’amore per il passato, in questo caso, non è solo un guardare indietro, ma pure desiderio di scrutare in avanti e, infatti, come ripeteva Winston Churchill «più si riesce a guardare indietro, più avanti si riuscirà a vedere».
C’è, pertanto, nel progetto del “Moscati” un’idea di futuro che può essere pensato, progettato, realizzato se ci si rende conto che il passato non è una terra straniera, ma è dimensione ontologica della nostra umanità.
Il progetto si propone di superare un sempre più diffuso “difetto di memoria” da parte di una società distratta, smemorata, che dimentica con facilità, che ignora e, a volte, cancella i resti del passato; dimostra che la memoria è il seme del futuro e che gli studenti del liceo si sono impegnati, con il coordinamento competente dei loro docenti (il prof. Giorgio Foti e la già citata prof.ssa Angela Sansonetti), in uno studio meritevole del migliore apprezzamento, consapevoli del monito di Euripide: «Chi trascura di imparare in giovinezza perde il passato ed è morto per il futuro».


Si può riconoscere nel progetto anche un riuscito percorso di formazione alla cittadinanza attiva, perché conoscere la storia della propria comunità, significa averne più rispetto, sentirsene parte responsabile, essere impegnati nella cura dei resti del passato per lo sviluppo di comportamenti con più elevati livelli di civiltà, in una qualità della vita che promuove l’incontro, l’inclusione e che, sulle orme tracciate ieri, costruisce il sentiero di domani.

Un anno con il cuore

Presentazione dell'Annuario - La scuola si racconta... attraverso la voce dei protagonisti, edito dall'Istituto Comprensivo "Leonardo da Vinci" di Monteiasi (TA) nell'anno scolastico 2011/12, curato dai docenti Francesco Occhibianco e Maristella Sibillio.


Ritornare a Monteiasi è ritornare nel tempo, ai ‘vasti quartieri della memoria’, ai sentimenti mai sopiti, ai ricordi mai cancellati, alle radici mai recise, a un calore mai spento, alle vibranti voci di dentro che qui si sentono più dolci e più chiare.
Ritornare a Monteiasi consente d’incontrare una comunità viva e vitale, desiderosa di crescere, capace di coniugare le sane tradizioni alle novità del cambiamento, dove la comunicazione è diretta, immediata, dove la lingua locale mantiene la sua spontaneità originaria, dove la piazza è ancora l’agorà, il cuore pulsante della polis.
A Monteiasi, la terra sa essere generosa con chi la rispetta e la cura, la casa con l’orto da coltivare sopravvive al cemento delle abitazioni negli anonimi condomini, il limitare dell’uscio è il punto d’incontro per ritrovarsi insieme nelle afose serate estive, i rintocchi dall’alto campanile scandiscono e annunciano ad ogni distanza i momenti significativi della vita delle persone e il cammino della comunità, il duplice filare di cipressi del viale dell’eterno riposo sono lì “alti e schietti”, silenziosi e loquaci come quelli davanti a San Guido, la devozione al SS. Crocifisso, Figlio di quel Dio che «sa fare Egli solo le meraviglie» (A. Manzoni, I Promessi sposi, cap. XXIII), raccoglie tutti nella fervente fede di sempre, la sacralità dell’ospitalità ricorda la ξενία dell’antica Grecia, la famiglia resiste alla proposta di meno vincolanti modelli di vita e la scuola è un bene, il milaniano ottavo sacramento, con cui migliorarsi e in cui riconoscersi positivamente.
Monteiasi è il luogo di dentro, che ti appartiene e a cui appartieni, dove è possibile rigenerarsi interiormente. Antonio Tabucchi, in Viaggi e altri viaggi, spiega mirabilmente il rapporto tra l’io e il luogo, che «non è mai solo ‘quel’ luogo: quel luogo siamo un po’ anche noi. In qualche modo, senza saperlo, ce lo portiamo dentro …».
Ritornare a Monteiasi è ancora più bello per l’opportunità di ritornare ad un tempo che ancora deve venire, a quel futuro dove «trame di passato si uniscono - come canta Francesco Guccini in Odysseus - a brandelli di presente», a quel tempo che si costruisce nella scuola, dove le nuove generazioni si affacciano alla vita nel rapporto con adulti in grado di «indovinare negli occhi dei ragazzi le cose belle che essi vedranno chiare domani».
L’istituto comprensivo di Monteiasi è uno spaccato di vita scolastica e di vita sociale, presenta tutte le dinamiche di un mondo più ampio e di una storia più grande, di cui vanno apprezzate le qualità che, a volte, da vicino, non si rilevano nella loro pienezza. La lontananza, secondo A. Schopenhauer, rimpicciolisce gli oggetti all’occhio, li ingrandisce al pensiero. Non a caso, il nostro Italo Calvino ne Il barone rampante ricorda che «chi vuole guardare bene la terra deve tenersi alla distanza necessaria». La distanza necessaria di chi giunge da un’altra scuola, da un’altra comunità consente di guardare meglio l’idea di scuola presente, la qualità della comunicazione, dell’organizzazione e della partecipazione, il rapporto tra apprendimento e insegnamento, il valore della professionalità, le relazioni intra e interistituzionali, l’attenzione ai processi di inclusione e di integrazione, il rapporto con il territorio.
L’annuario si propone di lasciare una traccia incancellabile dei vissuti di un anno della comunità scolastica per vincere quella che Paul Ricoer chiama «la minaccia di un oblio irrimediabile e definitivo», ascoltando, come richiamato nel titolo, “la voce dei protagonisti” di tanti momenti intimamente legati tra loro in un progetto formativo unitario, in continuità tra scuola dell’infanzia, scuola primaria e scuola secondaria di primo grado. È stata apprezzata la continuità quale criterio per definire il profilo qualitativo della scuola, la continuità che corresponsabilizza con una comune deontologia professionale, che sa coniugare il prima e il dopo, il vecchio e il nuovo, la memoria e la promessa e, nella scuola di Monteiasi, dove si respira l’aria sana della comunità educante, il nuovo fiorisce sulle solide fondamenta del passato e il pensiero riflettente lascia il posto al pensiero riflessivo.
In questa ottica, si inseriscono i contributi del prof. Francesco Occhibianco, docente di Italiano, Storia e Geografia nella scuola media, geniale giornalista e fine studioso di storia locale, il quale descrive, con forte rilievo e grande efficacia, due splendidi ritratti di monteiasini: quello del massaro Bonafede Gerunda, vissuto tra il XVIII e il XIX secolo, citato anche da Alexandre Dumas, divenuto l’archetipo dell’estemporaneo capopopolo e, allo stesso tempo, del furbo di tre cotte; quello del prof. Michele Matichecchia, vissuto in tempi più recenti, il primo maestro autoctono nella storia della scuola elementare di Monteiasi, indirizzatosi, in età adulta, alla missione sacerdotale e particolarmente amato per aver formato generazioni di monteiasini, che da lui hanno acquisito cultura e valori di vita. Sono pagine preziose, un bergsoniano ‘richiamo laborioso’ dei ricordi, proposti dal prof. Occhibianco, senza alcun cedimento ad una prosa meramente agiografica, da cui non sarà possibile prescindere, quando si vorrà approfondire, in maniera organica e sistematica, l’historia di questa piccola e civilissima cittadina di terra jonica, che non ha le inquietudini della grande città.
Nell’annuario sono documentate alcune significative esperienze formative delle quali sono protagonisti gli alunni con la guida e il coordinamento dei docenti, con la collaborazione delle famiglie, delle Amministrazioni degli Enti Locali, tra le quali, in primis, quella del Comune di Monteiasi, della Parrocchia e delle benemerite associazioni di volontariato. Particolarmente significative sono state le manifestazioni per la festività di San Giuseppe e per quella del SS. Crocifisso, «un faro luminoso, che illumina - come scrive l’amato don Emiliano Galeone nel “Quaderno di ricerca e riflessioni”, che documenta i momenti più belli ed importanti che attestano il profondo legame tra l’istituto comprensivo “Leonardo da Vinci” e il territorio - la ricerca di senso di ogni uomo che ha avuto i natali in questo piccolo paese». È stato notevole il livello di coinvolgimento, di partecipazione da parte di tutte le classi, in quanto sono festività che a Monteiasi, in un modo squisitamente unico, uniscono e riuniscono, legano e stringono con vincoli che affondano le radici nel tempo, in quella fede «sanza qual ben far non basta» (Purg. XXII,60).
L’annuario ritrae un anno scolastico singolarmente bello, un’esperienza professionale e umana unica e difficilmente ripetibile, un clima che ha saputo contagiare, coinvolgere e rendere migliori tutti, valorizzare le potenzialità personali e la cooperazione educativa per star bene con sé e con gli altri.
L’annuario si propone di far risaltare l’impegno della scuola al servizio dell’apprendimento, la maritainiana possibilità di distinguere per unire contro ogni conformismo, il non facile superamento di ogni nociva autoreferenzialità, un’identità condivisa, un senso di appartenenza in cui riconoscersi ogni giorno, il vivere l’impegno professionale nella consapevolezza di un tempo insieme effimero e durevole.
Il dirigente scolastico, che ha avuto l’onore di dirigere l’istituto comprensivo “Leonardo da Vinci”, in un anno così bello, sente il piacere di ringraziare tutti i docenti e, tra questi, in modo particolare: il prof. Raffaele Sorge, collaboratore vicario, che, con grande dedizione, ha saputo curare il bene della scuola in ogni momento; l’ins. Claudia Casanova, diligente collaboratrice con la non semplice responsabilità del plesso “Pascoli”, dove sono insieme la scuola primaria e la scuola dell’infanzia; l’ins. Lorenza Leuci, energica coordinatrice delle attività d’intersezione della scuola dell’infanzia; il prof. Giorgio Pizzolla, serio e scrupoloso coordinatore delle attività di inclusione e di integrazione e apprezzato direttore del coro scolastico, con qualità professionali già rilevate nell’esperienza di formazione da lui frequentata, nel biennio 1992/94, al fine di conseguire la specializzazione per l’insegnamento ai diversabili; la prof.ssa Adelaide Francavilla, delicata e compita coordinatrice delle attività richieste dallo svolgimento dei progetti europei e delle prove INVALSI (Istituto Nazionale per la Valutazione del Sistema Educativo di Istruzione e di Formazione) e PQM (Progetto Nazionale Qualità e Merito); la prof.ssa Fatima Tilli, attenta coordinatrice delle attività di orientamento, di continuità e di educazione alla salute; la prof.ssa Maristella Sibillio, infaticabile coordinatrice delle attività della biblioteca, curatrice dell’annuario, la cui pubblicazione ha reso possibile insieme al prof. Francesco Occhibianco, brillante coordinatore del piano dell’offerta formativa; le inss. Maria Cira Fornaro e Assunta Sanges, che hanno saputo dar luogo, al di là dei sentiti legami di parentela, ad un ossequioso rapporto di lavoro; l’ins. Anna Rita Nobile, ritrovata dopo tanti anni a ben mettere in pratica gli insegnamenti ricevuti e i valori acquisiti; l’ins. Marisa Giuseppa Baldari, rincontrata come docente di ruolo con lo stesso entusiasmo mostrato all’esordio della professione magistrale; l’ins. Rita D’Arpizio, paziente curatrice con il prof. Occhibianco, del primo “Quaderno di ricerche e riflessioni” dell’istituto comprensivo “Leonardo da Vinci”; l’ins. Anna Maria Castelli, maestra amata e temuta, accurata regista, insieme ad Anna Rita Nobile e alla solare Ivana Raimondo, della bella rappresentazione musicale su “La Divina Commedia” nelle serate del 4 e 18 giugno; i docenti del comitato per la valutazione del servizio (Lorenza Leuci, Anna Rita Nobile, Roberta Adriana Sambati, Raffaele Sorge) che, con garbo e scrupoloso rispetto delle norme, hanno proposto la conferma del rapporto di lavoro a tempo indeterminato per le insegnanti di scuola dell’infanzia, Immacolata Laneve (Tutor Addolorata Crocicchio, salutata il 29 giugno in una partecipata e commovente cerimonia per il passaggio alla quiescenza dall’1 settembre 2012), Marianna Tonin (Tutor Maria Cira Fornaro) e Ivana Vizzarro (Tutor Mariateresa Caiazzo), la prof.ssa Giovanna Spinelli, cordiale e amabile “ambasciatrice” dell’istituto, insieme alla prof.ssa Adelaide Francavilla, in Spagna per tentare d’avviare il primo progetto Comenius, la prof.ssa Cosima Ciancia, discreta e concreta, nella preparazione degli alunni agli eventi artistici cui ha partecipato la scuola, la prof.ssa Giuseppina Erario, particolarmente vicina nel lutto di famiglia del gennaio 2012.
Gratitudine va rivolta altresì al personale non docente e, in particolare, alle assistenti amministrative, dirette dal temerario centauro Antonio Conte, tra cui è stato un piacere apprezzare, con le loro peculiari qualità, Anna Rita Frascella, Pasqualina Nigro e Chiara Quaranta: la prima, vicaria del direttore dei servizi generali ed amministrativi, tanto brava quanto, nel corso dell’anno scolastico, provata negli affetti più cari; la seconda, una presenza storica nell’ufficio dell’istituto comprensivo con la sua lucente e inconfondibile chioma corvina; Chiara, come le colleghe, particolarmente scrupolosa nel lavoro, in grado di conquistare, con gusto, ogni apprezzamento.
I collaboratori scolastici vanno ricordati tutti per la loro disponibilità e per il loro impegno e, nello specifico, l’ammodo Cosimo Abatemattei, l’inappagabile Ciro Antonazzo, l’infaticabile Giuseppe Bonfrate, la garbata Cosima Camarda, il ligio Angelo Candita, la giunonica Pasana Franco, il “benigno” Michele Manigrasso, l’arguto Raffaele Matichecchia, l’ingegnoso Armando Miano.
In conclusione sono doverosi e, soprattutto, sentiti alcuni ringraziamenti: all’Amministrazione Comunale, agli assessori, a tutti i consiglieri e, in particolare, allo stimato sindaco, Salvatore Prete, un amico di vecchia data con cui ritrovarsi è stato un piacere sul piano dei rapporti personali e istituzionali, all’assessore alla P.I. Anna Rita Leone, alla consigliera Paola Sansonetti, che ha fatto parte del gruppo H (integrazione degli alunni diversamente abili) di istituto; ai funzionari del Comune sempre cortesi e disponibili, Damiano Corona, Angelo Pio Matichecchia, Giuseppe Matichecchia, Genoveffa Parabita, Angelo Semidai; a Chiara Merode, competente e preziosa psicologa dell’Asl, componente del gruppo H della scuola; al consiglio di istituto e, in primis, alla presidente, Giovanna Gregucci, esemplare nella sua sensibilità genitoriale, nella competenza e nell’equilibrio con cui ha saputo rappresentare tutti i genitori di Monteiasi e presiedere i lavori delle numerose sedute consiliari; alla comunità parrocchiale, di cui don Emiliano Galeone è generoso parroco, sostenuto nel suo impegno dalla pregevole collaborazione di tanti fedeli e, in particolare, di Dino Castelli, Giovanni Matichecchia, Emanuele Spagnulo e Davide Bucci, dell’incantevole coro “Janua Coeli”; al “Gruppo Anonimo ‘74”, di cui è sensibile animatore Aldo Galeano, che, in tante belle iniziative culturali, ha reso possibile un positivo rapporto di reciproca collaborazione.

A conclusione di un anno scolastico da incorniciare, l’annuario è affidato a Μνημοσύνη, Mnemosine, mitica personificazione della memoria, perché sappia serbarlo nel cuore e nelle menti di quanti vorranno mantenere, rinnovare, migliorare una pregevole esperienza, di cui Monteiasi e la sua comunità scolastica sono stati splendidi protagonisti.

Un "piccolo" quaderno da conservare

Presentazione del Quaderno di ricerche e di riflessione della collana Appunti di viaggio,  Il Santissimo Crocifisso - Tra Fede e Tradizione - Una grande storia d'amore e di devozione, edito dall'Istituto Comprensivo "Leonardo da Vinci" di Monteiasi (TA) nell'anno scolastico 2011/12 e curato dai docenti Francesco Occhibianco e Rita D'Arpizio.



L’istituto comprensivo “Leonardo da Vinci” di Monteiasi pubblica il suo primo “Qua­derno di ricerche e riflessioni” su una singolare esperienza formativa realizzata da tutta la scuola nel corso del corrente anno scolastico.
Un quaderno di “appunti”, su cui riportare le esperienze didattiche realizzate che diventano provvista per il “viaggio” alla ricerca di nuove strade, di nuovi sentieri di formazione, che si costruiscono viaggiando.
La documentazione del lavoro realizzato nella scuola con gli alunni concorre alla creazione di un’identità dell’istituto da rendere visibile e comunicabile agli alunni stessi, ai genitori, ai docenti, alla comunità che potrà meglio apprezza­re la qualità dell’offerta formativa.
Gli “appunti di viaggio” si propongono di consolidare la pratica della documenta­zione, della memoria strutturata che favorisce la lettura, la rilettura, la valutazione di esperienze di insegnamento in una prospettiva di miglioramento continuo. Pertanto, gli “appunti di viaggio” diventano importanti per i loro autori, per la comunità scolastica di Monteiasi, ma anche per quanti vorranno considerarli con l’intenzione di cogliere indicazioni,  suggerimenti per dar luogo a nuove e migliori esperienze didattiche.
Il primo “quaderno” si occupa della festività del Santo Patrono, celebrato il 14 settem­bre e il 3 maggio, e, in particolare, delle iniziative realizzate nella bella giornata primave­rile, scaturite dal proposito di vivere insieme, come comunità scolastica, un appuntamento che segna la vita e la storia di Monteiasi. I docenti incaricati delle funzioni strumentali (Adelaide Francavilla, Francesco Occhibianco, Giorgio Pizzolla, Maristella Sibillio, Fa­tima Tilli), i collaboratori del dirigente scolastico (Raffaele Sorge e Claudia Casanova), la presidente del consiglio di intersezione della scuola dell’infanzia (Lorenza Leuci), le presidenti dei consigli di interclasse della scuola primaria (Anna Maria Castelli, Maria An­tonietta Corrente, Rita D’Arpizio, Maria Rosaria Marinelli, Anna Ripoli), i coordinatori dei consigli di classe nella scuola secondaria di primo grado si sono incontrati per elaborare i contenuti e approntare l’organizzazione dell’attività formativa (Coordinamento di Lorenza Leuci per la scuola dell’infanzia, di Anna Maria Castelli per la scuola primaria, di Mari­stella Sibillio per la scuola secondaria, di Rita D’Arpizio e di Francesco Occhibianco per l’attività di documentazione) che ha visto subito dopo la partecipazione attiva degli alunni e il coinvolgimento entusiasta di tantissimi genitori, che hanno offerto la loro piena e preziosa collaborazione.
La disponibilità del parroco, don Emiliano Galeone, a coordinare - nel rispetto della laicità della scuola dello Stato - le iniziative religiose, la sollecitudine dell’Ammini­strazione Comunale, con il Sindaco Salvatore Prete e con l’Assessore alla P.I. Anna Rita Leone, a fornire il supporto necessario per utilizzare gli spazi esterni alla scuola, l’apporto del gruppo “Anonimo ‘74”, di cui è infaticabile animatore Aldo Galeano, per allestire una mostra di foto storiche sulla festività del SS. Crocifisso all’esterno dell’ingresso dell’edificio della scuola primaria, dove esporre altresì una documen­tazione del lavoro degli alunni, sono stati moltiplicatori di una partecipazione, di impegno, di una volontà di essere e di esserci che ha contagiato ogni giorno sempre di più la scuola, con un consenso e un apprezzamento delle famiglie che hanno superato ogni ottimistica previsione.
Per la prima volta, la processione del SS. Crocifisso si è fermata davanti alla scuola, dove striscioni di saluto, un bel volto del Santo Patrono disegnato a terra con gessetti colorati, il lancio dei petali di rossi papaveri, le voci e i cuori festosi degli alunni e dei genitori hanno accolto la Croce quale simbolo di co­munione, portata a spalla dai fedeli, accompagnata dal parroco, dalle autorità civili e da una moltitudine di devoti.
Il coro della scuola, diretto dal prof. Giorgio Pizzolla, ha preparato brani musicali così coinvolgenti da far cantare anche le migliaia di genitori, cittadini, fedeli presenti; alcuni testi letti dagli alunni hanno trovato una risposta nelle belle parole di don Emiliano, che ha ricordato la figura del Cristo-Maestro. Click di reflex e zoom di videocamere si affollavano, mentre palloncini colorati si alzavano per portare nell’alto dei cieli le preghiere e le speranze dei più piccoli.
Tutto ciò è stato possibile. È stato un miracolo del SS. Crocifisso?
Il clima delle relazioni positive, il sentirsi gruppo è possibile se ci sono motivazioni che non sono estemporanee, se la scuola è luogo e, insieme alla comunità locale, si riconosce, con una precisa identità, in una storia comune, negli stessi percorsi, nella piazza e nelle strade di tutti, negli stessi “pizzuli”.
Monteiasi è quel luogo che Marc Augé definirebbe antropologico, un luogo che va scomparendo in­nanzi al non luogo della grande e anonima città, dove le individualità si incrociano senza incontrarsi.
La festa del SS. Crocifisso esalta le profonde motivazioni per le quali Monteiasi trova la sua sintesi e la sua unità. Non ci sono steccati, differenze, distinzioni, incomprensioni e risentimenti. Tutta la comunità si inginocchia con genuina partecipazione ai piedi della Croce ed eleva al cielo la sua accorata preghiera.
Le generazioni si incontrano, oggi come ieri. La croce richiama il valore dell’incontro, del ritrovarsi, del saper coniugare l’orizzontalità e la verticalità delle relazioni.
La festività del SS. Crocifisso consegna anche alcuni insegnamenti: l’incontro non può essere occasio­nale, occorre incontrarsi ogni giorno, nel rispetto della diversità di cui ciascuno è portatore; trovare sempre valori e scelte che possano unire anche con sacrifici e rinunce personali; impegnarsi nel presente, sapendo guardare lontano, a quanto abbiamo ricevuto e a quanto di bene possiamo dare alla nostra comunità; sen­tire il peso della responsabilità inscindibile sul piano personale e su quello sociale.
La festa è stata un vero e proprio catalizzatore e per questo motivo Monteiasi saprà impegnarsi per proteggere e promuovere la propria identità, per difendere e conservare nel tempo questa sua bella unicità, per assumere nella vita di ogni giorno i suoi insegnamenti.

L’istituto comprensivo “Leonardo da Vinci” ha offerto un suo modesto contributo che certamente troverà una sua migliore continuità nel tempo.