Il
13 aprile è ricorso l’anniversario della prematura scomparsa di Federico Di
Palma (17.1.1869 - 13.4.1916)
che all’inizio del secolo scorso è tra i deputati della provincia di Lecce,
eletto per tre legislature nel collegio uninominale di Taranto, comprendente i
comuni di Massafra, Grottaglie, Monteiasi e Montemesola.
Di
Palma, nato nella città delle ceramiche, giornalista parlamentare per “Il
Mattino” di Napoli, è nella Camera dei deputati una delle voci più autorevoli e
ascoltate, sia in Italia che all’estero, quando si tratta di politica navale,
sia militare che mercantile; è apprezzato per la spiccata competenza dei suoi
interventi, quando la discussione riguarda, in particolare, il bilancio del
ministero della Marina.
Piace
ricordare - anche per le riflessioni che, per certi aspetti, si possono riportare
alla realtà attuale - il suo vibrante discorso del 6 marzo 1913 nell’aula di
Montecitorio, nel corso della discussione sul bilancio di previsione del
ministero dei lavori pubblici per l’esercizio finanziario dal 1° luglio 1913 al
30 giugno 1914.
Senza porto mercantile
Di
Palma affronta il problema del porto mercantile di Taranto, denunciando che, di
fatto, la città è priva di tale importante infrastruttura: «Ebbene, o signori,
diciamo la verità, con parole crude e sincere: … Taranto è ancora senza porto
mercantile!».
Sì,
perché non si può chiamare porto quello ubicato nella parte meno adatta della
città, dove la sola diga di ponente non assicura la tranquillità dello specchio
d’acqua, dove i fondali molto bassi non consentono l’entrata di piroscafi
nemmeno di medio tonnellaggio, dove «la miserevole insufficienza»
delle banchine di neppure 170 metri non consente l’attracco di modesti
piroscafi, dove mancano collegamenti alla rete stradale e ferroviaria per
raggiungere i centri di consumo e produzione più vicini, dove la costruzione d’un
secondo molo a levante, appaltata dopo otto anni dall’approvazione, viene interrotta
senza una fondata ragione. Di fatto, Taranto è dotata di un porticciolo che la esclude
dalle rotte commerciali, paralizzando le sue possibilità di sviluppo che
potrebbero oscurare altri centri della provincia leccese e del Mezzogiorno.
L’ostruzionismo leccese
Di Palma punta
l’indice contro il Genio Civile del capoluogo di provincia che impedisce lo
scavo dei fondali, in quanto non sarebbero stati terminati gli altri lavori di
sistemazione del porto. Essendo sempre da sistemare il porto di Taranto, i
fondali - denuncia Di Palma - impediscono l’ormeggio di naviglio di modesto tonnellaggio
e si è costretti «a lottare contro
resistenze passive le quali portano a gravi perdite di tempo, anche quando,
come pel porto, si tratti di gravi questioni che riguardano i maggiori
interessi di Taranto! Il Genio civile di Lecce, forse, non vuole ancora
convincersi che il più grande centro della provincia di Terra d’Otranto ed uno
dei maggiori centri delle Provincie meridionali, specie per la sua eccezionale
importanza militare, è precisamente Taranto; bisognerebbe perciò rivolgere a
quel porto ed a quella città un po’ più di energia, di buon volere, di solerzia
e forse anche di simpatia».
Il porto delle carte
Dopo aver motivato la dettagliata richiesta dei lavori necessari per
dotare la città d’un porto commerciale degno di tal nome, così amaramente
conclude: «Nelle acque del porto di Taranto, se non galleggiano piroscafi,
galleggiano in compenso tonnellate di carte che la burocrazia e gli uffici
tecnici hanno preferito regalarci al posto dei fondali, delle banchine e dei
binari. La sola risposta oggi possibile dal banco del Governo è, quindi, quella
preannunziante l’azione».
Nella sua replica il ministro Ettore Sacchi, barcamenandosi in una
risposta interlocutoria, non può non riconoscere che «l’onorevole Di Palma ha
con grande competenza trattato dei bisogni del porto di Taranto».
Il plauso della stampa locale
A livello locale, la “Voce del Popolo” di Antonio Rizzo (1857-1920),
sempre schierata contro il deputato grottagliese, dà atto a Di Palma d’aver parlato
in modo «chiaro ed energicamente … Era quello che il paese voleva, stanco delle
vecchie turlupinature. L’on. rappresentante del nostro Collegio merita la più
viva lode, specie se continuerà a vigilare e ad alzare la voce, per questa e
per altre questioni cittadine».
Sempre la “Voce” condivide i rilievi rivolti all’ufficio del Genio
civile di Lecce, perché confermano «quanto altre volte dicemmo noi su questo giornale,
modestissimamente ma con pari amore per gl’interessi di Taranto».
Per la “Democrazia” di Lecce di Pietro Marti (1863-1933), Federico Di
Palma «tenne uno di quei discorsi, che, per vigore di pensiero e per altezza d’intenti,
bastano ad assicurare la fortuna politica di un deputato. È vero che il giovane
e già illustre rappresentante del collegio di Taranto non è nuovo a successi
parlamentari, specialmente in materia di marina militare e commerciale; ma in
questa evenienza si è elevato dal campo del puro tecnicismo, […] prospettando
un problema che va meditato e risoluto con tenacia di proposito».
Insomma, Di Palma è il deputato che, con ineguagliabile competenza in
materia navale, assumerà importanti incarichi parlamentari e la prestigiosa vicepresidenza
del Consiglio superiore della marina mercantile e altre responsabilità avrebbe
potuto certamente accettare nel corso degli anni se la malattia contratta al
fronte non avesse stroncato la vita.
Taranto riconoscente, con l’amministrazione comunale guidata da
Francesco (don Ciccillo) Troilo (1868-1952), darà, ad imperitura memoria, il
suo nome alla importante via cittadina che dall’ingresso principale
dell’Arsenale militare giunge alla centrale piazza M. Immacolata.
Guglielmo Matichecchia
Società di Storia Patria per la Puglia
Socio Ordinario - Sezione di Taranto
Guglielmo Matichecchia, Di Palma
e il porto che non c’è, in “Buonasera Taranto”, Anno XXVIII, 15 aprile
2020, n. 82, p. 12.