“Il
Signore dell’altissimo canto”! Così Paolo VI ha definito il poeta nell'indimenticabile lettera apostolica del 7 dicembre 1965 per il sesto centenario della sua
nascita, salutandolo nell’«eccelso coro dei poeti cristiani … per la
grandezza dei temi trattati e per la purezza dell’afflato e dell’ispirazione,
meravigliosa per il vigore congiunto a una squisita eleganza».
Tutti lo riconoscono quale il più grande poeta dell’umanità. Come tale non
tramonta mai, vive in una dimensione in cui il tempo c’è, ma non conta più; giammai
è desueto, è sempre attuale, è nella memoria senza appartenere al passato, anzi
- come è stato detto - è un contemporaneo del nostro futuro.
Gianfranco
Contini (1912-1990), nel riconoscere l’universalità del divino poeta, non
rinchiuso nel suo Medioevo, collocandosi in un tempo che non è alle nostre
spalle, ben scrive, nel saggio critico Un’idea di Dante, che «l'impressione
genuina del postero, incontrandosi in Dante, non è d'imbattersi in un tenace e
ben conservato sopravvissuto, ma di raggiungere qualcuno arrivato prima di lui».
L’umanità
trova nella Divina Commedia l’opera d’arte perfetta, il «poema
sacro / al quale ha posto mano e cielo e
terra» (Pd XXV,
1-2), la storia del proprio eterno peregrinare. Nella “Commedia” si riconosce il
distillato della più pura poesia, non impantanata da zavorre ideologiche, non
chiusa in categorie mentali contingenti, libera dai limiti del tempo e dello
spazio e capace di guardare, con le proprie ragioni, quelle degli altri.
Antonio
Gramsci (1891-1937), che nessuno può tacciare di ‘simpatie’ verso il mondo
cattolico, nella prima lettera dal carcere fascista, indirizzata alla sua
padrona di casa, chiede di ricevere una copia della Commedia, di cui è
fine studioso, producendo rilevanti considerazioni critiche anche sul X canto
dell’“Inferno”.
Dante
nel mondo
Dante,
poeta pensante, fa emergere e canta, con inimitabile arte, «le
realtà più misteriose e sublimi della vita, i misteri di Dio e i più alti
pensieri degli uomini». Si può così
comprendere perché non solo in Italia, ma in tutto il mondo sia diffuso il
culto del sommo poeta e siano quanto mai numerosi e non formali i preparativi
per celebrare degnamente, nel prossimo anno, il settimo centenario della morte.
Prima
del diffondersi del coronavirus, nella stessa Cina - dove, appena qualche anno
fa, nel 2011, è stata inaugurata, nella metropoli di Ningbo della provincia
orientale dello Zhejiang, una copia della celebre statua di piazza Santa Croce
di Firenze - è stato costituito un apposito comitato e proposto un ricco programma
per commemorare Dante, conosciuto, studiato e particolarmente amato nelle più
importanti istituzioni culturali dell’Asia. Né va qui dimenticato il culto di
Dante tra popolazioni di lingua inglese, dove trova il maggior numero di
traduzioni al mondo, costituendo, in particolare, negli Stati Uniti d’America, «un’importante
componente della formazione degli studiosi e ‘gentlemen
of culture’ della tradizione harvardiana e bostoniana».
Molto spesso, andando all’estero, gli italiani rischiano di sfigurare innanzi a
stranieri che conoscono e citano la Divina Commedia con una
dimestichezza che in Italia si va smarrendo. Uno studente della nostra scuola
ionica - promosso con il massimo dei voti nella maturità liceale - dopo aver brillantemente
completato i suoi studi nell’Università di Yale, vive negli Stati Uniti, dove lavora
con successo nel mondo della grande finanza, candidamente confessa, in una pubblicazione,
di avere una modesta conoscenza del solo ‘Inferno’ e di aver fatto «spesso
pessime figure con persone straniere che pensano che noi italiani siamo tutti
esperti di Dante».
Dante in Italia
Povero Dante! Lo stesso poeta e tanti
studiosi e artisti - che in Italia e nel mondo hanno amato il Sommo Poeta nella
letteratura, nella pittura, nella musica, nel cinema e nel teatro - inorridirebbero
per come in Italia, al di là di estemporanee rappresentazioni televisive, ci si
occupa dell’opera dantesca. Questa meriterebbe, nel nostro Paese, una migliore
attenzione nella formazione iniziale e in servizio dei docenti di Letteratura
italiana e nella formazione degli studenti della scuola di istruzione
secondaria di secondo grado, dove quantità e qualità dell’insegnamento della Commedia
tendono a contrarsi, con l’implicito incoraggiamento dei compiacenti programmi
ministeriali.
Dante nella cultura tarantina
Nella realtà tarantina, al di là
dell’attività pedissequamente curricolare svolta nelle scuole, non ci sono -
salvo lodevoli eccezioni - iniziative che abbiano a cuore la poesia di Dante.
Solo la sezione comunale della Società Dante Alighieri, con la presidente José
Minervini, il presidente onorario Paolo De Stefano e la segretaria Annamaria
Converti, si impegna, con notevoli sacrifici economici e organizzativi, a
mantenere vivo il culto del “Ghibellin fuggiasco” con pregevoli “Lecturae
Dantis”. Qui basterebbe ricordare gli interventi già realizzati o in corso di
realizzazione, nella sede gentilmente messa a disposizione da parte dell’ASL in
via SS. Annunziata, di Aldo Onorati, Pietro Dalena, Antonio Liuzzi, Stefano
Milda, Stefania Danese, Roberto Imperiale, Anna Grasso, Titina Laserra, Antonio
Morelli, Nicola Baldi, Piero Massafra e Giancarlo Magno.
Sarebbe auspicabile che, anche in vista
del 2021, l’anno delle celebrazioni nazionali di Dante, tutte le scuole
secondarie di secondo grado, con i docenti e con i presidi più sensibili,
possano promuovere progetti curricolari ed extracurricolari di poesia dantesca,
potendo contare sulla collaborazione di competenze presenti nel territorio.
Taranto
per i 700 anni della morte di Dante
Il
2021 sarà in Italia l’anno di Dante e la città che aspira a diventare capitale
della cultura non può ignorare tale ricorrenza. Si auspica che
l’Amministrazione del Comune capoluogo - in collaborazione con il comitato
locale e con la sede nazionale della Società Dante Alighieri - possa, a tal
proposito, promuovere le migliori iniziative, sapendo così rafforzare la
candidatura a capitale della cultura per il 2021, tenendo conto che tra le 43
città italiane candidate ci sono storiche località dove Dante è parte
integrante delle tradizioni e della loro vita.
In
tale ambito, sarebbe prezioso il coinvolgimento delle studentesse e degli
studenti delle scuole, la chiamata in causa dei dirigenti scolastici e dei
docenti che hanno una migliore sensibilità culturale e civile, un amore per
l’opera dantesca e per il nostro territorio.
Si
potrebbero programmare alcune giornate con una serie di “Punto Dante” - a cura
degli studenti e dei loro docenti con la collaborazione di gruppi teatrali
amatoriali - nelle piazze e nelle vie più frequentate della città, con una
breve e suggestiva rappresentazione di alcuni canti della Commedia. Si
pensi a una serie di esecuzioni musicali che si richiamano a Dante con, in
primis, la Sinfonia di Dante di Franz Liszt che potrebbe rientrare, in
un’apposita serata, nel cartellone 2021 delle orchestre della nostra città e/o
delle orchestre delle prestigiose istituzioni musicali del territorio. Per
queste ultime, il riferimento è sia all’istituto superiore di studi musicali
“Paisiello”, che vanta la presidenza di Domenico Rana e la direzione del M°
Gabriele Maggi, sia al liceo musicale “Archita”, di cui è preside Francesco
Urso, e alla sua orchestra diretta dal prof. Paolo Battista. È bene qui
ricordare come la storia del liceo “Archita” sia profondamente intrecciata con
quella della Società Dante Alighieri di Taranto, con il coinvolgimento di
insigni docenti e dei migliori presidi che si sono succeduti con crescente
impegno volto a diffondere nella scuola e nella città l’amore per Dante e per
la sua immortale poesia.
Una
capitale della cultura nell’anno di Dante senza Dante non è possibile.
È
bene pensarci in tempo!
Guglielmo Matichecchia
(Guglielmo
Matichecchia, Il culto del Sommo Poeta, conosciuto più all'estero che
in Italia, in “Buonasera Taranto”, anno XXVIII, 1-2 marzo 2020, n. 50, p.
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