domenica 1 marzo 2020

Il culto del Sommo Poeta, conosciuto più all'estero che in Italia


Il Signore dell’altissimo canto”! Così Paolo VI ha definito il poeta nell'indimenticabile lettera apostolica del 7 dicembre 1965 per il sesto centenario della sua nascita, salutandolo nell’«eccelso coro dei poeti cristiani … per la grandezza dei temi trattati e per la purezza dell’afflato e dell’ispirazione, meravigliosa per il vigore congiunto a una squisita eleganza». Tutti lo riconoscono quale il più grande poeta dell’umanità. Come tale non tramonta mai, vive in una dimensione in cui il tempo c’è, ma non conta più; giammai è desueto, è sempre attuale, è nella memoria senza appartenere al passato, anzi - come è stato detto - è un contemporaneo del nostro futuro.

Gianfranco Contini (1912-1990), nel riconoscere l’universalità del divino poeta, non rinchiuso nel suo Medioevo, collocandosi in un tempo che non è alle nostre spalle, ben scrive, nel saggio critico Un’idea di Dante, che «l'impressione genuina del postero, incontrandosi in Dante, non è d'imbattersi in un tenace e ben conservato sopravvissuto, ma di raggiungere qualcuno arrivato prima di lui».

L’umanità trova nella Divina Commedia l’opera d’arte perfetta, il «poema sacro / al quale ha posto mano e cielo e terra» (Pd XXV, 1-2), la storia del proprio eterno peregrinare. Nella “Commedia” si riconosce il distillato della più pura poesia, non impantanata da zavorre ideologiche, non chiusa in categorie mentali contingenti, libera dai limiti del tempo e dello spazio e capace di guardare, con le proprie ragioni, quelle degli altri.
Antonio Gramsci (1891-1937), che nessuno può tacciare di ‘simpatie’ verso il mondo cattolico, nella prima lettera dal carcere fascista, indirizzata alla sua padrona di casa, chiede di ricevere una copia della Commedia, di cui è fine studioso, producendo rilevanti considerazioni critiche anche sul X canto dell’“Inferno”.
  
Dante nel mondo
Dante, poeta pensante, fa emergere e canta, con inimitabile arte, «le realtà più misteriose e sublimi della vita, i misteri di Dio e i più alti pensieri degli uomini». Si può così comprendere perché non solo in Italia, ma in tutto il mondo sia diffuso il culto del sommo poeta e siano quanto mai numerosi e non formali i preparativi per celebrare degnamente, nel prossimo anno, il settimo centenario della morte.
Prima del diffondersi del coronavirus, nella stessa Cina - dove, appena qualche anno fa, nel 2011, è stata inaugurata, nella metropoli di Ningbo della provincia orientale dello Zhejiang, una copia della celebre statua di piazza Santa Croce di Firenze - è stato costituito un apposito comitato e proposto un ricco programma per commemorare Dante, conosciuto, studiato e particolarmente amato nelle più importanti istituzioni culturali dell’Asia. Né va qui dimenticato il culto di Dante tra popolazioni di lingua inglese, dove trova il maggior numero di traduzioni al mondo, costituendo, in particolare, negli Stati Uniti d’America, «un’importante componente della formazione degli studiosi e gentlemen of culturedella tradizione harvardiana e bostoniana». Molto spesso, andando all’estero, gli italiani rischiano di sfigurare innanzi a stranieri che conoscono e citano la Divina Commedia con una dimestichezza che in Italia si va smarrendo. Uno studente della nostra scuola ionica - promosso con il massimo dei voti nella maturità liceale - dopo aver brillantemente completato i suoi studi nell’Università di Yale, vive negli Stati Uniti, dove lavora con successo nel mondo della grande finanza, candidamente confessa, in una pubblicazione, di avere una modesta conoscenza del solo ‘Inferno’ e di aver fatto «spesso pessime figure con persone straniere che pensano che noi italiani siamo tutti esperti di Dante».

Dante in Italia
Povero Dante! Lo stesso poeta e tanti studiosi e artisti - che in Italia e nel mondo hanno amato il Sommo Poeta nella letteratura, nella pittura, nella musica, nel cinema e nel teatro - inorridirebbero per come in Italia, al di là di estemporanee rappresentazioni televisive, ci si occupa dell’opera dantesca. Questa meriterebbe, nel nostro Paese, una migliore attenzione nella formazione iniziale e in servizio dei docenti di Letteratura italiana e nella formazione degli studenti della scuola di istruzione secondaria di secondo grado, dove quantità e qualità dell’insegnamento della Commedia tendono a contrarsi, con l’implicito incoraggiamento dei compiacenti programmi ministeriali.

Dante nella cultura tarantina
Nella realtà tarantina, al di là dell’attività pedissequamente curricolare svolta nelle scuole, non ci sono - salvo lodevoli eccezioni - iniziative che abbiano a cuore la poesia di Dante. Solo la sezione comunale della Società Dante Alighieri, con la presidente José Minervini, il presidente onorario Paolo De Stefano e la segretaria Annamaria Converti, si impegna, con notevoli sacrifici economici e organizzativi, a mantenere vivo il culto del “Ghibellin fuggiasco” con pregevoli “Lecturae Dantis”. Qui basterebbe ricordare gli interventi già realizzati o in corso di realizzazione, nella sede gentilmente messa a disposizione da parte dell’ASL in via SS. Annunziata, di Aldo Onorati, Pietro Dalena, Antonio Liuzzi, Stefano Milda, Stefania Danese, Roberto Imperiale, Anna Grasso, Titina Laserra, Antonio Morelli, Nicola Baldi, Piero Massafra e Giancarlo Magno.
Sarebbe auspicabile che, anche in vista del 2021, l’anno delle celebrazioni nazionali di Dante, tutte le scuole secondarie di secondo grado, con i docenti e con i presidi più sensibili, possano promuovere progetti curricolari ed extracurricolari di poesia dantesca, potendo contare sulla collaborazione di competenze presenti nel territorio. 

Taranto per i 700 anni della morte di Dante
Il 2021 sarà in Italia l’anno di Dante e la città che aspira a diventare capitale della cultura non può ignorare tale ricorrenza. Si auspica che l’Amministrazione del Comune capoluogo - in collaborazione con il comitato locale e con la sede nazionale della Società Dante Alighieri - possa, a tal proposito, promuovere le migliori iniziative, sapendo così rafforzare la candidatura a capitale della cultura per il 2021, tenendo conto che tra le 43 città italiane candidate ci sono storiche località dove Dante è parte integrante delle tradizioni e della loro vita.
In tale ambito, sarebbe prezioso il coinvolgimento delle studentesse e degli studenti delle scuole, la chiamata in causa dei dirigenti scolastici e dei docenti che hanno una migliore sensibilità culturale e civile, un amore per l’opera dantesca e per il nostro territorio.
Si potrebbero programmare alcune giornate con una serie di “Punto Dante” - a cura degli studenti e dei loro docenti con la collaborazione di gruppi teatrali amatoriali - nelle piazze e nelle vie più frequentate della città, con una breve e suggestiva rappresentazione di alcuni canti della Commedia. Si pensi a una serie di esecuzioni musicali che si richiamano a Dante con, in primis, la Sinfonia di Dante di Franz Liszt che potrebbe rientrare, in un’apposita serata, nel cartellone 2021 delle orchestre della nostra città e/o delle orchestre delle prestigiose istituzioni musicali del territorio. Per queste ultime, il riferimento è sia all’istituto superiore di studi musicali “Paisiello”, che vanta la presidenza di Domenico Rana e la direzione del M° Gabriele Maggi, sia al liceo musicale “Archita”, di cui è preside Francesco Urso, e alla sua orchestra diretta dal prof. Paolo Battista. È bene qui ricordare come la storia del liceo “Archita” sia profondamente intrecciata con quella della Società Dante Alighieri di Taranto, con il coinvolgimento di insigni docenti e dei migliori presidi che si sono succeduti con crescente impegno volto a diffondere nella scuola e nella città l’amore per Dante e per la sua immortale poesia.
Una capitale della cultura nell’anno di Dante senza Dante non è possibile.
È bene pensarci in tempo!
Guglielmo Matichecchia

(Guglielmo Matichecchia, Il culto del Sommo Poeta, conosciuto più all'estero che in Italia, in “Buonasera Taranto”, anno XXVIII, 1-2 marzo 2020, n. 50, p. 24) 

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