Paolo De Stefano, con il solito garbo e
con una bellissima dedica in cui fa sentire la “più fraterna voce del cuore”,
mi ha fatto dono dell’ultimo numero, il tredicesimo, de “I Quaderni” della
rivista “L’Arengo”, ormai un punto fermo della cultura letteraria, che va ben
oltre i confini della nostra città.
Il quaderno, edito dalla “Scorpione
Editrice” di Piero Massafra, è pubblicato grazie anche al mecenatismo della BCC
di San Marzano di San Giuseppe, alla cura redazionale di Mario Lazzarini e alla
bella impaginazione di Carmela Massafra.
“L’Arengo” nasce dall’idea e dalla lungimiranza
di Paolo De Stefano, negli indimenticabili anni al prestigioso timone del liceo
classico “Quinto Ennio” e della fondazione del “Centro Studi di Italianistica”,
iniziando dal 2005 una serie di numeri monografici, dedicati ai giganti della nostra
letteratura. Dopo il primo, di cui è protagonista Benedetto Croce, seguono,
nell’ordine, quelli dedicati a Pascoli, Carducci, D’Annunzio, Pirandello,
Ungaretti, Quasimodo e Montale, Boccaccio, Leopardi, Manzoni, Foscolo e ai
“Narratori e poeti del secondo ‘900”.
I volumi, frutto di un paziente e rigoroso
impegno di studio e di ricerca, possono arricchire la formazione iniziale e in
servizio dei docenti di Letteratura italiana, la formazione di studenti che non
si accontentano degli usuali testi e manuali scolastici e possono ben figurare
nelle biblioteche universitarie e dei migliori istituti di istruzione
secondaria di secondo grado.
L’ultimo numero, ancora con l’invitante
profumo della carta appena stampata, vede una serie di saggi riguardanti
Francesco Petrarca (20 luglio 1304 - 19 luglio 1374), artista «della rinnovata
lingua nazionale dal latino secolare, indagatore finissimo della nostra più
ascosa spiritualità; poeta moderno nel senso attuativo del nostro umano
procedere nella vita e nella Storia»; è dedicato «con animo fermo e sincero»
alla «nobile e qualificata dottrina e sapienza di Walter Tommasino che, per
decenni, è stato collaboratore prezioso e privilegio della Rivista».
Il Petrarca de “L’Arengo” si legge piacevolmente
e si può consultare con profitto; non viene considerato solo per la liricità del
“Canzoniere”; è l’oggetto di un accurato scavo critico. Si colgono, nelle
stagioni della sua vita, i caratteri della solitudine interiore e dell’inquietudine
nella ricerca di sé, il desiderio di conciliare il cristianesimo con l’amata
cultura classica, la varietà delle esperienze nel continuo peregrinare e nei
soggiorni alla ricerca di nuove conoscenze, l’aspirazione a un’Italia giammai
dilaniata, la dolce memoria di un amore prima vicino e poi vago e lontano. Il
Petrarca è analizzato nella prosa risorgimentale del Carducci, nelle opere in
latino e in volgare, nella critica letteraria del ‘900, nei caratteri assunti
dal petrarchismo, nel panorama della cultura europea di lingua francese e
tedesca, nella ricerca di universale lode con il serto romano in una data
controversa. Da tutti i contributi emerge il profondo pensiero, il valore
poetico e letterario, le non comuni qualità
artistiche, che fanno del Petrarca
il poeta in grado, con la sua opera, di vincere quel tempo sempre in fuga senza
arrestarsi un’ora (fugge, et non s’arresta una hora - cclxxii) e di una cultura che sente
l’approssimarsi del nuovo che avanza senza chiusure ad un passato che stenta a
tramontare.
Gli
autori dei contributi sono espressione della cultura militante del mondo
accademico, scolastico e del territorio
e specificamente di Ruggiero Stefanelli (Il petrarchismo di Petrarca e la
critica del Novecento), Aldo Luisi (La presenza di Ovidio in Petrarca),
Domenico Lassandro (La biblioteca ambrosiana e il codice virgiliano del
Petrarca con la nota autografa sulla morte di Laura), Vittorio Basile
(Francesco Petrarca polemista civile), Paolo De Stefano (Fiumi ed acque nel
“Canzoniere” petrarchesco), Antonio Resta (Il “Petrarca” di Luigi Russo),
Romano Colizzi (Petrarca e Goethe), Alberto Altamura (Spigolature
petrarchesche), Mino Ianne (Francesco Petrarca nella interpretazione di Étienne
Gilson), Titina Laserra (“Italia mia, benché il parlar sia indarno”), Stefano
Milda (Petrarca, l’Italia e la pace), Stefania Danese (Francesco Petrarca.
L’ascesa al monte Ventoso. Il discidium di un uomo moderno), Antonio Liuzzi (Francesco
Petrarca dalla Provenza a Milano e l’Itinerarium ad sepulcrum domini nostri
Iesu Christi), José Minervini (Il mal d’essere di Francesco Petrarca), Egidia
La Neve (Il poeta laureato nel paradiso abitato da diavoli), Nicoletta
Francesca Berrino (Con Petrarca sul Ventoso: note a margine di Familiarium
rerum Libri IV, 1 Tararà editori) e Lucio Pierri (Incoronazione del Petrarca:
una data controversa e una falsa cronaca). Un insieme di contributi non
giustapposti, bensì legati organicamente dal fil rouge d’un Petrarca «voce
discreta, intima, a volte solitaria, ma sempre amabile che - come scrive De
Stefano nella presentazione del volume - trasferisce gli umani sentimenti da
elegiaci, ora drammatici, ora fervidi di speranza dalle ombre dello stesso
cuore alla luce della speranza che è vita e rinnovellato amore».
Con il 2021, l’anno del settimo centenario
della morte di Dante, il numero monografico, il Quaderno n. 14, in
collaborazione con il Comitato di Taranto della “Società Dante Alighieri”
presieduto da José Minervini, sarà dedicato, con una raccolta di studi e saggi,
al Sommo Poeta.
Guglielmo Matichecchia
Guglielmo Matichecchia, I Quaderni de L’Arengo
dedicati al Petrarca,
in “Buonasera Taranto”, anno XXVIII, 6 marzo 2020, n. 54, p. 16.
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