venerdì 6 marzo 2020

Il Quaderno de "L'Arengo" dedicato a Francesco Petrarca


Paolo De Stefano, con il solito garbo e con una bellissima dedica in cui fa sentire la “più fraterna voce del cuore”, mi ha fatto dono dell’ultimo numero, il tredicesimo, de “I Quaderni” della rivista “L’Arengo”, ormai un punto fermo della cultura letteraria, che va ben oltre i confini della nostra città.
Il quaderno, edito dalla “Scorpione Editrice” di Piero Massafra, è pubblicato grazie anche al mecenatismo della BCC di San Marzano di San Giuseppe, alla cura redazionale di Mario Lazzarini e alla bella impaginazione di Carmela Massafra.
“L’Arengo” nasce dall’idea e dalla lungimiranza di Paolo De Stefano, negli indimenticabili anni al prestigioso timone del liceo classico “Quinto Ennio” e della fondazione del “Centro Studi di Italianistica”, iniziando dal 2005 una serie di numeri monografici, dedicati ai giganti della nostra letteratura. Dopo il primo, di cui è protagonista Benedetto Croce, seguono, nell’ordine, quelli dedicati a Pascoli, Carducci, D’Annunzio, Pirandello, Ungaretti, Quasimodo e Montale, Boccaccio, Leopardi, Manzoni, Foscolo e ai “Narratori e poeti del secondo ‘900”.
I volumi, frutto di un paziente e rigoroso impegno di studio e di ricerca, possono arricchire la formazione iniziale e in servizio dei docenti di Letteratura italiana, la formazione di studenti che non si accontentano degli usuali testi e manuali scolastici e possono ben figurare nelle biblioteche universitarie e dei migliori istituti di istruzione secondaria di secondo grado.
L’ultimo numero, ancora con l’invitante profumo della carta appena stampata, vede una serie di saggi riguardanti Francesco Petrarca (20 luglio 1304 - 19 luglio 1374), artista «della rinnovata lingua nazionale dal latino secolare, indagatore finissimo della nostra più ascosa spiritualità; poeta moderno nel senso attuativo del nostro umano procedere nella vita e nella Storia»; è dedicato «con animo fermo e sincero» alla «nobile e qualificata dottrina e sapienza di Walter Tommasino che, per decenni, è stato collaboratore prezioso e privilegio della Rivista».
Il Petrarca de “L’Arengo” si legge piacevolmente e si può consultare con profitto; non viene considerato solo per la liricità del “Canzoniere”; è l’oggetto di un accurato scavo critico. Si colgono, nelle stagioni della sua vita, i caratteri della solitudine interiore e dell’inquietudine nella ricerca di sé, il desiderio di conciliare il cristianesimo con l’amata cultura classica, la varietà delle esperienze nel continuo peregrinare e nei soggiorni alla ricerca di nuove conoscenze, l’aspirazione a un’Italia giammai dilaniata, la dolce memoria di un amore prima vicino e poi vago e lontano. Il Petrarca è analizzato nella prosa risorgimentale del Carducci, nelle opere in latino e in volgare, nella critica letteraria del ‘900, nei caratteri assunti dal petrarchismo, nel panorama della cultura europea di lingua francese e tedesca, nella ricerca di universale lode con il serto romano in una data controversa. Da tutti i contributi emerge il profondo pensiero, il valore poetico e letterario, le non comuni qualità
artistiche, che fanno del Petrarca il poeta in grado, con la sua opera, di vincere quel tempo sempre in fuga senza arrestarsi un’ora (fugge, et non s’arresta una hora - cclxxii) e di una cultura che sente l’approssimarsi del nuovo che avanza senza chiusure ad un passato che stenta a tramontare.
Gli autori dei contributi sono espressione della cultura militante del mondo accademico, scolastico  e del territorio e specificamente di Ruggiero Stefanelli (Il petrarchismo di Petrarca e la critica del Novecento), Aldo Luisi (La presenza di Ovidio in Petrarca), Domenico Lassandro (La biblioteca ambrosiana e il codice virgiliano del Petrarca con la nota autografa sulla morte di Laura), Vittorio Basile (Francesco Petrarca polemista civile), Paolo De Stefano (Fiumi ed acque nel “Canzoniere” petrarchesco), Antonio Resta (Il “Petrarca” di Luigi Russo), Romano Colizzi (Petrarca e Goethe), Alberto Altamura (Spigolature petrarchesche), Mino Ianne (Francesco Petrarca nella interpretazione di Étienne Gilson), Titina Laserra (“Italia mia, benché il parlar sia indarno”), Stefano Milda (Petrarca, l’Italia e la pace), Stefania Danese (Francesco Petrarca. L’ascesa al monte Ventoso. Il discidium di un uomo moderno), Antonio Liuzzi (Francesco Petrarca dalla Provenza a Milano e l’Itinerarium ad sepulcrum domini nostri Iesu Christi), José Minervini (Il mal d’essere di Francesco Petrarca), Egidia La Neve (Il poeta laureato nel paradiso abitato da diavoli), Nicoletta Francesca Berrino (Con Petrarca sul Ventoso: note a margine di Familiarium rerum Libri IV, 1 Tararà editori) e Lucio Pierri (Incoronazione del Petrarca: una data controversa e una falsa cronaca). Un insieme di contributi non giustapposti, bensì legati organicamente dal fil rouge d’un Petrarca «voce discreta, intima, a volte solitaria, ma sempre amabile che - come scrive De Stefano nella presentazione del volume - trasferisce gli umani sentimenti da elegiaci, ora drammatici, ora fervidi di speranza dalle ombre dello stesso cuore alla luce della speranza che è vita e rinnovellato amore».
Con il 2021, l’anno del settimo centenario della morte di Dante, il numero monografico, il Quaderno n. 14, in collaborazione con il Comitato di Taranto della “Società Dante Alighieri” presieduto da José Minervini, sarà dedicato, con una raccolta di studi e saggi, al Sommo Poeta.
Guglielmo Matichecchia

Guglielmo Matichecchia, I Quaderni de L’Arengo dedicati al Petrarca, in “Buonasera Taranto”, anno XXVIII, 6 marzo 2020, n. 54, p. 16.




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