martedì 11 novembre 2014

CONCERTO PRO TERRA SANTA
dell'Ordine Equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme

La sera dell'8 novembre 2014, nella Chiesa dedicata a San Domenico, si è svolto il "Concerto pro Terra Santa". Di seguito un personale resoconto della bella iniziativa.


   La musica al servizio della solidarietà per la Terra Santa, in quanto linguaggio profondo e misterioso, universale ed evocatore dei più nobili sentimenti.        Con i suoi ritmi e le sue melodie, la bellezza della musica, infatti, è veicolo di sentimenti positivi e può aiutare chi ha bisogno dell’amore e della carità cristiana. In tale atmosfera, si è svolta una serata di eccellenza musicale, di altissimo valore artistico e culturale nella chiesa di San Domenico con il “Concerto pro Terra Santa”, organizzato dalla Sezione di Taranto Jonio dell’Ordine Equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme, presieduta dal cav. gr. cr. dott. Baldassarre Cimmarrusti, alla presenza dell’arcivescovo di Taranto, mons. Filippo Santoro, del vescovo di Castellaneta, mons. Claudio Maniago, del luogotenente per l’Italia Meridionale Adriatica dell’OESSG, cav. gr. cr. dott. Rocco Saltino, del prefetto della provincia di Benevento, dott.ssa Paola Galeone, e delle altre autorità civili e militari, delle dame e dei cavalieri dell’Ordine e dei numerosi invitati che hanno gremito il tempio della città vecchia.

  I maestri Giuseppe Grassi al violoncello e Paolo Cuccaro al pianoforte, docenti dell’Istituto superiore di studi musicali “G. Paisiello” di Taranto, hanno proposto, con un’interpretazione impeccabile, brani di Ludwing van Beethoven, di Robert Schumann e di Johannes Brahms, suscitando profonde risonanze nell’io più intimo di ciascuno dei presenti, che hanno espresso il loro sentito apprezzamento con scroscianti e prolungati applausi.
   Con grazia ed eleganza, la gentilissima prof.ssa Carla Cimmarrusti ha presentato gli artisti e i diversi interventi musicali, predisponendo tutti al migliore ascolto e a vivere le vibranti emozioni che solo la grande musica sa dare.
   L’arcivescovo, mons. Filippo Santoro, intervenuto a conclusione del concerto, ha espresso la sentita gioia per la bellezza della musica ascoltata e ha sottolineato le ragioni profonde della serata, con cui si richiama l’importanza del sostegno alle opere caritative in Terra Santa, molte delle quali non potrebbero esistere senza la solidarietà dell’Ordine Equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme, in un momento storico particolarmente difficile in cui i cristiani sono perseguitati. «La difesa dei luoghi santi - ha concluso mons. Santoro - va fatta oggi non con la spada, ma con la fede e con la solidarietà».
   Mons. Claudio Maniago, vescovo di Castellaneta, ha ricordato la necessità di essere schierati al fine di dar luogo in Terra Santa ad una missione di pace, di convivenza e di solidarietà, che solo i cristiani sanno proporre.

   Il luogotenente Rocco Saltino ha sottolineato il quotidiano lavoro dell’Ordine a favore della Terra Santa, con Fede e con comprovati valori sociali e morali, esprimendo un pubblico apprezzamento al preside della sezione di Taranto Jonio per il proficuo impegno nella missione dell’OESSG.

  Una pregevole ceramica con lo stemma dell’Ordine, opera dell’artista grottagliese Orazio Del Monaco, è stata consegnata, quale ringraziamento, ai virtuosi proff. Giuseppe Grassi e Paolo Cuccaro, nonché al prof. Lorenzo Fico, direttore dell’istituto superiore di studi musicali “G. Paisiello” di Taranto.
   Un commosso dott. Cimmarrusti ha ringraziato tutti, raccogliendo il sentito apprezzamento dei presenti per la bella pagina di cultura, di arte, di solidarietà e di Fede che rimarrà indelebile nella gloriosa storia tarantina dell’Ordine Equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme.

lunedì 10 novembre 2014

UN RITRATTO DELLA MEMORIA

ROBERTO BURANO, Vincenzo Calò, Scorpione Editrice, Taranto 2014, pp. 248. 



Nella collana "Saggi di Cultura Jonica", diretta da Paolo De Stefano e da Lucio Pierri per Scorpione Editrice di Taranto, è stato pubblicato il saggio su Vincenzo Calò (17 novembre 1861 - 28 agosto 1933).

L'impaginazione e la grafica del testo sono state curate da Antonio Caramia.

Vincenzo Calò, "clinico insigne [e] apostolo di bene", imprenditore illuminato, politico benefico, è protagonista in una Grottaglie agricola e artigianale, dove assume la presidenza del consiglio di amministrazione della scuola di ceramica, che, dopo la sua morte, sarà intitolata a lui.
Dà vita alla "Manifattura Calò", la più grande e moderna fabbrica di ceramica, assecondando la vocazione del figlio Cosimo.  Medico condotto nella città delle ceramiche, viene onorato per le sue qualità professionali da parte del consiglio comunale del 12 giugno 1922 con un voto di plauso e con un encomio solenne e, nella seduta del 17 ottobre 1922, con il conferimento di una medaglia d'oro. 
Impegnato politicamente nell'"Associazione Progressista" e poi nella "Pro Taranto", sostiene l'elezione alla Camera dei deputati dell'on. Alfonso Pignatelli e, dopo il ritiro di quest'ultimo, dell'on. Federico Di Palma. E' componente della commissione reale provinciale, consigliere di amministrazione dell'Ente autonomo acquedotto pugliese e del Consorzio provinciale antitubercolare.


INDICE
¢ ATTESTAZIONI
L’identità, la vitalità e l’anima di una comunità (Alberto Sobrero)
Una figura luminosa nella storia della nostra città (Ciro Alabrese)
Per la città della bellezza e della ceramica (Brigida Sforza)
Il valore di una testimonianza (Eligio Grimaldi)
¢ PREFAZIONE 
Un ritratto della memoria (Guglielmo Matichecchia)
¢ INTRODUZIONE
Perché una biografia (Roberto Burano)
¢ Il sogno della vita (Roberto Burano)
¢ POSTFAZIONE
Medicina, impegno civile e arte ceramica nella vita di Calò (Rosario Quaranta)
¢ APPENDICI (Roberto Burano con la collaborazione di Guglielmo Matichecchia)
I - Anima di Artista…
II - Indimenticabile benefattore di Grottaglie…
III - Tra medicina, famiglia e fede
IV - Per la morte di Vincenzo Calò
¢ INDICE ANALITICO  (a cura di Giusy Ettorre)
¢ INDICE DELLE TAVOLE (a cura di Giusy Ettorre)
¢ BIBLIOGRAFIA


PREFAZIONE

«Chi vede un fiume guarda il verso in cui scorre, 
 dove scende secondo la corrente. 
 Ma il futuro di un fiume è alla sorgente».
(Erri De Luca, E disse, 2011)



  Roberto Burano propone, tra le tante personalità che hanno onorato la città di Grottaglie, il ritratto di Vincenzo Calò, medico per antonomasia per tutti i grottagliesi del tempo e antesignano nella ricerca di più salubri tecniche e materiali da utilizzare nella lavorazione della ceramica.
   La vita di Calò viene proposta dall’Autore per una molteplicità di ragioni, occasionali e nello stesso tempo remote, da considerare nel loro insieme: la cortese sollecitazione del regista Alfredo Traversa, la vivida memoria dell’infanzia vissuta nel riconoscente ricordo proposto in famiglia del benefico medico, il ricordo di un piatto di ceramica plasmato nella propria anima. 
   C’è in Burano il sentimento profondo della grottagliesità, l’amore per la terra natia, per il suo «così dolce ostello» (Paradiso, XV, 132), per la comunità dove sono profonde le sue radici, dove c’è il «così bello viver di cittadini», dove è dovere morale e civile l’impegno a costruire una città migliore, dove i rapporti si fondano su un’umanità autentica che conserva il rispetto della parola e di una stretta di mano, dove la cittadinanza - senza campanilismi - è partecipazione, incontro, inclusione, ricerca dell’unità nella diversità, dove la cultura non è acritica e scostante erudizione, ma un bene primario per promuovere la qualità della vita di ciascuno e di tutti.
   Nella Grottaglie del 1933, in un afoso sabato di agosto, dedicato al "rito" della pietosa Santa Monica, il dott. Vincenzo Calò, il medico per eccellenza del Paese, vive l’antivigilia della sua morte. 

   Vincenzo Calò nasce nel 1861 in un’Italia risorgimentale che, tra la seconda e terza guerra d’indipendenza, ha appena proclamato la sua unità. È l’anno in cui viene introdotta la lira che nel 2002 sarà sostituita dall’euro, in cui nasce Italo Svevo e scompaiono Ippolito Nievo e Camillo Benso Conte di Cavour, in cui Abraham Lincoln viene eletto presidente degli Stati Uniti d’America. 
   Calò nasce la domenica del 17 novembre nella piccola Grottaglie, il cui circondario comprende i comuni di Monteiasi e di Montemesola; la cittadina della provincia di Terra d’Otranto conta poco più di 8.000 abitanti, ha alle sue spalle la non dimenticata «figura complessa e affascinante di D. Ciro Annicchiarico, il mitico Papa Giru», è divisa tra chi si si schiera con le nuove istanze politiche, di chiara impronta liberale e filopiemontese, e chi, in maggioranza, sente ancora l’appartenenza al vecchio regime borbonico e la devota fedeltà alla maggior parte del clero legato al potere temporale dello Stato Pontificio. Proprio, nel giorno del primo compleanno di Vincenzo, il brigante Cosimo Mazzeo, il Pizzichicchio, con la sua banda fa irruzione in Grottaglie al grido di "Viva Francesco II", depredando e compiendo qualche vendetta.

  Calò muore nel 1933 in un’Italia fascista, che ha consumato il delitto Matteotti e ha visto la scelta dell’Aventino da parte di parlamentari e partiti antifascisti. Hitler, dopo 10 anni dal fallito putsch del 1923, è cancelliere e l’anno dopo si attribuirà il titolo di Führer. Nel 1925 sono pubblicati prima il manifesto degli intellettuali fascisti firmato da Giovanni Gentile e, tra gli altri, da D’Annunzio, Salvatore Di Giacomo, Curzio Malaparte, Filippo Tommaso Marinetti, Luigi Pirandello, Giuseppe Ungaretti e poi il manifesto degli intellettuali antifascisti, firmato da Benedetto Croce, da Giovanni Amendola e, tra gli altri, da Luigi Albertini, Sibilla Aleramo, Corrado Alvaro, Piero Calamandrei, Luigi Einaudi, Giustino Fortunato, Arturo Carlo Jemolo, Attilio Momigliano, Eugenio Montale, Gaetano Salvemini e Matilde Serao. Franklin Delano Roosevel è eletto presidente degli Stati Uniti nell’anno peggiore della grande depressione, Stalin è il segretario generale del PCUS nell’URSS, Alfredo Binda e Primo Carnera esaltano l’orgoglio nazionale vincendo, il primo, il XXI giro d’Italia e, il secondo, il titolo mondiale dei pesi massimi al Madison Square Garden di New York. 
  Calò muore il lunedì del 28 agosto nella sua Grottaglie, una cittadina che fa parte della provincia di Taranto, istituita 10 anni prima, conta poco più di 15.000 abitanti, è passata dal lume a petrolio del 1861 alla luce elettrica nelle abitazioni e piange ancora i suoi 225 caduti non ritornati dal fronte della prima guerra mondiale. La cosiddetta "scuola pittorica grottagliese" vive un momento di particolare splendore artistico con Gennaro Lupo (1887-1946), Francesco Paolo D’Amicis (1889-1965), Ciro Fanigliulo (1881-1969). C’è una larga adesione al fascismo che vede in Vincenzo Calò uno dei più importanti rappresentanti insieme a Nicola Motolese-Telesio (1886-1955) e a don Giuseppe Petraroli (1874-1953) con un’opposizione che vede in Salvatore Perduno (1892-1964) il più fiero rappresentante insieme a Vincenzo Bartolomeo D’Addario (1896-1987) e a Ciro Fanigliulo che, con le sue idee socialiste, ha rifiutato l’adesione al regime che, proprio nel giugno del 1933, richiede la tessera del Pnf come requisito essenziale per poter lavorare nell’amministrazione pubblica. 

   Calò è "il" medico della Grottaglie agricola e patriarcale tra la fine dell’Ottocento e i primi anni del Novecento, esercitando la professione medica, al di là delle sue qualità personali, secondo l’indiscusso modello ippocratico, per il quale il paziente riconosce l’assoluta e sacrale competenza del curante, cui si concede la piena fiducia, la filiale devozione e, nella fattispecie, un transitivo consenso politico per il partito a cui il Calò appartiene, dove e per il quale ricopre molteplici incarichi di rilevante responsabilità. In questa temperie sociale e culturale, a proposito della professione del Calò, si parla di taumaturgia, nonché di apostolato, sia da parte dell’osannante opinione popolare, sia da parte del consiglio comunale che, in due diverse sedute, apprezza l’opera del medico, al quale ufficialmente conferisce una medaglia d’oro (donata nel 1936[1] dalla moglie allo Stato in occasione della campagna dell’“Oro alla Patria”, promossa dal Fascismo a seguito delle sanzioni, decise dalla Società delle Nazioni nei riguardi dell’Italia, condannata per la guerra coloniale di Etiopia) e "un solenne voto di plauso".

  Vincenzo Calò ha sempre accanto sua moglie Checchina, nata Parabita, fattivamente presente nella vita sociale di Grottaglie[2] per tenere alto il buon nome del coniuge e della famiglia. È una donna che sa meritare rispetto e stima nella comunità locale, nonostante i tempi in cui le donne sono escluse dalla vita politica e hanno diritto all’elettorato attivo e passivo solo nei consigli di amministrazione delle istituzioni di beneficienza[3]

   Burano si propone di scrivere - parafrasando Plutarco nel famoso inizio della Vita di Alessandro - non la mera storia (ίστορία), ma la vita (βίος) di Calò, non come una pura e semplice epitomazione di testi preesistenti, ma privilegiando, attraverso una ricerca particolarmente originale, i momenti significativi e "i segni dell’anima" per dare rilievo, senza intenti meramente encomiastici, alla figura del medico grottagliese, che lascia un’incancellabile traccia nella Grottaglie del tempo.

  Non si tratta di un’agiografia per santificare ed esaltare miticamente e misticamente il Calò, né di un panegirico con cui esaltare i meriti di questi con lodi esagerate e con un tono ampolloso. Certamente i discorsi celebrativi pronunziati ai funerali di Vincenzo Calò riflettono, al di là dei suoi meriti, il clima culturale del tempo. Basterà, a tal proposito, rileggere gli interventi solenni di Gaetano Orlando, podestà di Grottaglie, di Giuseppe Turi, preside dell’Amministrazione provinciale di Taranto, di don Giuseppe Petraroli e di Milziade Magnini, segretario federale del P.N.F. per la provincia jonica, improntati ai meriti di Vincenzo Calò e, nello stesso tempo, alla retorica fascista che incentiva il sentimento e l’amor patrio con l’eroica figura del buon italiano che sa imporsi, per requisiti di forza, intelligenza e carattere, all’ammirata attenzione popolare.

  Scrivere una biografia  significa superare gli eccessi di uno storicismo di impronta idealista o marxista, che pone l’attenzione ai grandi processi più che agli agenti storici, agli uomini e alle loro motivazioni. Burano propone la biografia di Vincenzo Calò con la consapevolezza della scelta di un genere letterario che, con un pizzico di fantasia, recupera l’immagine del medico grottagliese, con una ricerca, una selezione di materiali all’interno di una più vasta documentazione, con una riflessione sul contesto del tempo, in una sintesi suggestiva anche per la qualità della trama e della scrittura.

  Il rapporto tra il tempo della storia e quello del racconto rivela il ritmo veloce della narrazione che racchiude - nelle due ultime giornate terrene di Calò, dall’afosa mattina di sabato 26 agosto al mattino del lunedì 28 agosto - tutta la vita del medico grottagliese. Nel processo narrativo prescelto, Burano risolve le distanze temporali con l’analessi (ανάληψις) per rendere ordinata la narrazione della vita del Calò nei suoi momenti significativi.
  L’uso dell’analessi è frequente nei testi narrativi sin dall’antichità e già Omero ne offre alcuni esempi, tra i quali è celebre quello in cui Ulisse, nei canti dal IX al XII dell’Odissea, racconta gli avvenimenti che precedono il suo arrivo alla corte dei Feaci; consente l’introduzione, all’interno del racconto, di blocchi narrativi riferiti a eventi trascorsi, utili per dare al lettore informazioni per comprendere lo svolgimento della trama. Anche nella narrazione cinematografica si usa spesso l’analessi con la tecnica del flashback, con cui si interrompe la trama del racconto per inserire uno o più episodi anteriori.
  L’analessi è resa possibile da Burano con il sogno che Omero avrebbe fatto uscire non dalla porta d’avorio da dove escono i sogni fallaci e vani, ma da quella di «polito corno», perché «fuor del trasparente Corno irrompono i veri» (Odissea, libro XIX). Sì, perché attraverso i sogni Burano racconta la verità della vita di Calò, pur accompagnata da una lieve aurea di poesia. «I sogni - diceva Ralph Waldo Emerson - hanno un contenuto di integrità poetica e di verità» e, nella vita di Calò, il nostro Autore sa sapientemente dosare i due contenuti con risultati particolarmente apprezzabili. Alla fine del racconto, Calò non è più quello che era prima e lo stesso Burano è trasformato nel suo incontro con il medico grottagliese. Il sogno consente di mostrare il Calò per quello che è, spogliando il suo io da ogni orpello e da ogni involucro artificiale. 

  La scelta del sogno per raccontare la vita del Calò può avere le sue ragioni anche nella stessa fede che lega diacronicamente il medico grottagliese e Roberto Burano. Nei sogni di chi sta vivendo il passaggio all’eternità, infatti, si ascolta la parola di Dio che «Parla nel sogno, visione notturna, / quando cade il sopore sugli uomini /e si addormentano sul loro giaciglio; / … quando … la sua vita [si avvicina] alla dimora dei morti» (Giobbe, XXXIII, 15,17,22).
Non sono, pertanto, sogni irreali, fuligginosi, ma vividi, veritieri, con cui Burano ricrea e fa rivivere momenti del cammino terreno del Calò. Si tratta di sei sogni, nei quali questi ritrova l’immagine (εἴδωλον) delle persone care che, al di là dei suoi familiari, hanno segnato la sua vita di multiforme ingegno.

 Nel primo sogno - attraverso il quale Burano presenta il Calò medico - c’è l’incontro con Ignazio Carrieri, illustre collega, ma anche letterato e giornalista grottagliese, scomparso il 2 gennaio del 1926, con cui «erano stati acerrimi avversari, tanto da creare in Grottaglie - come racconta Burano - due opposte fazioni: "la cricca" e "la montagna"», con il quale si era rappacificato nella comune riprovazione di una deliberazione del consiglio comunale che stabiliva «una sostanziosa riduzione dei loro stipendi». Nella passeggiata con Carrieri si discute amabilmente e si raggiunge l’abitazione di «Elisabetta D'Amicis, soprannominata "Bbetta la pricamòrta", in quanto figlia del primo necroforo del cimitero di Grottaglie, che era andata loro incontro» esortandoli «ad aumentare l'andatura perché suo padre era già andato al Cimitero e li stava aspettando».

  Nel secondo sogno - nel quale viene presentato il Calò nella sua vita di credente - c’è l’incontro con il p. barnabita Giovanni Semerìa, «suo tenero amico», oratore e scrittore di chiara fama, fondatore dell’Opera nazionale per il Mezzogiorno (per gli orfani), considerato "Servo di Dio" dalla Chiesa, scomparso qualche anno prima, precisamente nel 15 marzo del 1931. Di p. Semerìa l’enciclopedia Treccani traccia un breve e significativo profilo e Carlo Bo scrive, in un articolo su "Il Corriere della sera" del 28 luglio 1967, che «potrebbe essere tenuto come un esempio, se la memoria degli uomini non fosse fatta di vento e di polvere». Padre Semerìa conosce Grottaglie e conosce Vincenzo Calò, al quale, nell’abbandono onirico, si presenta per consolarlo, stringerlo tra le sue braccia e benedirlo.

  Nel terzo sogno - nel quale si coglie la profonda devozione per San Francesco de Geronimo, l’amato Santo grottagliese - appare il volto del gesuita Felice Tanzarella con il quale Calò si era adoperato per un ritorno della Compagnia di Gesù nella cittadina dei figuli, da dove erano stati allontanati, e con il quale condivide la venerazione per Francesco de Geronimo, le cui reliquie saranno traslate nel 1946 nel santuario iniziato a costruire nel 1830. Insieme a p. Felice Tanzarella, Calò rivede i volti del canonico don Vincenzo Verga, del canonico don Pasquale Marinaro, del fratello Giuseppe Lenti, sagrestano della chiesa di San Francesco de Geronimo, di don Vito Nicola Mummolo e della sua giovane moglie, donna Beatrice Traversa, «persone a lui care che si erano tutte impegnate per il mantenimento e la diffusione del culto del santo».

  Nel quarto sogno - nel quale si presenta il Calò della vita civile, del cittadino appartenente alla facoltosa borghesia locale, dalle doti di innovatore come imprenditore, costruttore, politico, soprattutto grottagliese profondamente innamorato della sua comunità. Il morente rivede la fabbrica di ceramiche "Manifattura Calò", nata «dal suo amore per l'argilla e dalla volontà di favorire la passione giovanile del figlio per la ceramica», costruita «in un’area retrostante la sua prestigiosa villa "Labor", in grandi locali pieni di luce e di aria, completamente diversi dalle altre botteghe grottagliesi ove si lavorava l'argilla», con «una grandissima sala che aveva adibito ad esposizione permanente». Qui incontra «il suo fidato torniante, il maestro ceramista Oronzo Mastro intento al suo lavoro» e vede il parlamentare grottagliese Federico Di Palma, considerato un figlio adottivo, a cui «era stato sempre vicino e lo aveva sostenuto anche economicamente» e per il quale, in campagna elettorale, aveva organizzato un «sontuoso banchetto» con i notabili di Grottaglie e della vicina Taranto, tra i quali l’on. Nicola Lo Re, l’archeologo Luigi Viola (protagonista del romanzo Pater di Cesare Giulio Viola), il rag. Luigi Candida De Matteo, il farmacista Ciro Ragusa, l’avv. Pietro Pupino Carbonelli, il prof. Nicola D’Ammacco. 

  Nel quinto sogno - nel quale si coniuga in Calò l’amore per l’arte e la scienza - incontra il p. cappuccino Francesco Rosati, esperto in ceramica, fisica e meccanica, uomo di grande ingegno che «ideò, costruì - come ricorda Silvano Trevisani in Grottaglie. Uomini illustri, di cui è coautore con Rosario Quaranta - il primo mulino a ruote dentate per macinare l’argilla». Calò e p. Rosati parlano della "Manifattura Calò", di nuove macchine e di nuovi progetti insieme ai tre fratelli del religioso, Lorenzo, Ciro e Giuseppe, «figuli di grande valore». Qui c’è il ritratto del Calò particolarmente attento alle innovazioni, ai progressi della tecnica, al passaggio dalla lavorazione meramente manuale a quella meccanizzata.

  Nell’ultimo e brevissimo sogno c’è l’incontro con i genitori Francesco e Carmela, che si avvicinano al suo letto per accarezzare dolcemente il figlio, che si preparano ad accogliere nell’abbraccio dell’eternità. Un incontro - per Roberto Burano - con cui Vincenzino, come lo chiamavano i genitori, ritorna all’origine della sua vita, per un nuovo parto, per rinascere insieme a loro. 

  Attraverso i sogni, Calò rivisita momenti topici del proprio cammino. Sogni e vita come dimensioni esistenziali, perché senza sogno il sonno sarebbe solo un pallido riflesso di morte, come pagine di uno stesso libro - secondo Schopenhauer - da leggere e sfogliare e che Roberto Burano ripresenta attraverso una curata edizione biografica, avendo il singolare merito di usare le parole come pennellate per dipingere un bel ritratto, dove si può apprezzare, in primo piano, la figura di Vincenzo Calò e, sullo sfondo, la Grottaglie e la società del tempo, sapendo coniugare la storia locale in un ambito di storia generale, aprendo un percorso di ricerca e di approfondimento che si spera possa continuare per scrivere e narrare la Storia attraverso le storie, in grado di valorizzare un tempo e un territorio, il cui futuro ha un cuore e una memoria antica. 

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[1] Significativa offerta a Grottaglie, in “Voce del Popolo”, 25 gennaio 1936, anno 53°, n. 4. 
GROTTAGLIE, 21. La nobildonna Checchina Parabita - vedova del gr. uff. dott. Vincenzo Calò - ha dato alla Patria la medaglia offerta dal Comune all’illustre scomparso nel 38. anno di apostolato medico. La famiglia del venerato dott. Calò custodiva gelosamente la magnifica medaglia che ricordava la gratitudine del popolo per il suo sublime benefattore. La gentile e generosa signora ha offerto ancora il medagliere della propria fabbrica di ceramica, diretta dal figliolo rag. cav. Cosimo, Segretario del Fascio di Combattimento. 

[2] Nell’Asilo Infantile di Grottaglie, in “L’Ora Nuova”, 24 giugno 1926, anno VIII, n. 24. 
Si riporta la cronaca dell’elezione di donna Checchina Calò a presidente del Comitato di patronesse dell’asilo infantile delle suore stimmatine: 
Ad invito del benemerito Presidente avv. Samuele Cantore, nei locali dell’Asilo Infantile amorosamente diretto dalle Suore Stimmatine, il 6 giugno convennero tutte le più elette signore di Grottaglie, per studiare ogni mezzo onde migliorare le sorti della benefica istituzione ed aprirne le porte ad un più vasto numero di fanciulli. Seduta stante fu nominato un Comitato di patronesse con obblighi assistenziali e igienico-sanitari. Il Comitato riuscì così formato: sig.ra Paolina Annicchiarico, sig.na prof. Anna Caggiano, sig.ra Checchina Calò, sig.ra Vincenzina Cantore, sig.ra Luisa Cometa, sig.ra Maria Carrieri, sig.ne Lucia e Clara De Rossi, sig.ra Giuseppina Fornari, sig.ra Bice Gemmato, sig.ra Gemma Gemmato, sig.ra Camilla Grottoli, sig.na Ester Lasorte, sig.ne Emilia e Maria Marinaro, sig.na Lina Mastropaolo, sig.ra Motolese Grazia, sig.ra Giovannina Motolese, sig.ra Lucia Motolese, sig.ra Chiarina Orlando, sig.ra Lina Perrucci, sig.ra Giuseppina Scardino, sig.ra Venanzia Tuzzi, sig.ne Lellè e Menuccia Tuzzi. Per incarico avuto dal suddetto Comitato la prof. Anna Caggiano, Direttrice didattica di queste scuole, compilò lo Statuto del Comitato stesso. Detto Statuto fu approvato ad unanimità nella riunione del 17 corrente e si procedè subito all’elezione delle cariche. Il Consiglio Direttivo fu così costituito: Sig.ra Checchina Calò - Presidente / Sig.ra Camilla Grottoli – Vice Pres. / Sig.ra Lina Mastropaolo – Segretaria / Vincenzina Cantore – Cassiera / Sig.ra Chiarina Orlando – Consigliera. Tutte le suddette signore sono già al loro e la cittadinanza segue con simpatia la loro opera da cui tutti si ripromettono vantaggi veri e duraturi per l’infanzia in genere e per quella povera e bisognosa in ispecie. 

Una inaugurazione a Grottaglie, in “La Voce del Popolo”, 8 febbraio 1930, anno 47°, n. 6. 
Si dà rilievo alla partecipazione della sig.ra Checchina, in qualità di madrina, all’apertura del Caffè Centrale in piazza Regina Margherita: 
GROTTAGLIE 4 (Vice). Con imponenza fastosa si svolse in Grottaglie, la sera del 29 u.s., la inaugurazione del nuovo ed elegantissimo Caffè Centrale di proprietà dell’egregio Cav. Filippo Dello Iacovo. Alle ore 18 del detto giorno, ad un tratto la nostra Piazza Regina Margherita viene inondata da un bagliore di luci. Il gran Caffè Centrale apre per la prima volta le sue vetrine e le sue porte ed accoglie eleganti signore, signorine, gentiluomini, professionisti, ufficiali. Il Cav. Dello Iacovo e la sua gentile e distinta signora Donna Maria, ricevono gli invitati con amabile cortesia. Il locale, pieno di signorilità, decorato di specchi ed altri ornamenti, presenta un magnifico colpo d’occhio, una visione di bellezza, un quadro di splendore, di ricchezza, di sfarzo. Esso è reso più suggestivo per effetto della superba illuminazione tecnica. L’impianto relativo è una vera meraviglia, fattura pregevolissima ed artistica del bravissimo elettricista sig. Eligio Formuso. Dopo la funzione del battesimo, la cui madrina è la nobile signora Donna Checchina Calò e padrino il nostro Podestà Cav. Dottor Gaetano Orlando, si stura lo champagne e si inneggia con entusiasmo alle fortune e all’avvenire del nuovo Caffè, mentre una musica armoniosa di piano e di violini avvince i cuori e li commuove. A tutti vengono offerti rinfreschi, paste, liquori a profusione. Giungano da queste colonne al sig. Cav. Dello Iacovo, tutti i nostri rallegramenti e i più fervidi voti augurali. 

Per un battesimo, in “La Voce del Popolo”, 19 aprile 1924, anno 41°, n. 17. 
Si presenta, nella cronaca della provincia, un significativo spaccato della vita sociale della Grottaglie del tempo: 
Nell’ampio e ricco palazzo dei signori Nicola e Bernardino Motolese del fu cav. Ciro, la sera del 10 corr. si è svolta signorilmente la religiosa funzione del battesimo del piccolo Ciro Pasquale Motolese di Nicola. Uno stuolo di eletti invitati assistette con rispettoso silenzio al cerimoniale eseguito dall’Arciprete sac. Quaranta, coadiuvato sal sac. Ciro Raffaele D’Elia. Dopo la cerimonia vi furono distribuite a profusione paste, liquori ed altro tra gli auguri più cordiali alla simpatica coppia signori Nicola e Giovannina Motolese. Si abbia pertanto anche le nostre più vive felicitazioni, improntate alla più sincera cordialità. Intervennero i Commendatori Grandi ufficiali Dott. Calò e Carrieri, l’Avv. Giudice De Mitri, i dottori Giuseppe e Gaetano Orlando, il cav. Ufficiale Pignatelli Francesco, avv. Donato Traversa, avv. Nicola Motolese, l’avv. Domenico Manigrasso, l’avv. Tuzzi, l’avv. cav. Giuseppe Marinaro, il ricevitore del Registro Cavallo Raffaele, il cancelliere Cardiota, il cav. Prof. Peluso, il prof. Carrieri Pompeo, il prof. Francesco Basile, il rag. Calò, il rag. Orlando, l’ing. Casavola Giuseppe, il geom. Michele Delfino, Fornari Cataldo, Umberto Basile, Vittorio Leage, Scardaccione Domenico, il Capo Stazione Spagnuolo Pietro ed il Comandante l’Areoscafo sig. Pappalardo, nonché l’avv. De Rossi, Cantore Giuseppe, Lasorte Nicola, avv. Traversa Raffaele, Pasquale Orlando, Giacomo Polignano ed altri di cui mi sfuggono i nomi. Non mancò la gaia nota del gentil sesso e tra le invitate notammo la signora Pignatelli e signorine Caroli, signore Pappalardo, Gemmato, Polignano, Tuzzi, Grottoli, Spagnuolo, De Mitri Cardiota, Cavallo nata Franco, vedova Lasorte e signorina Ester. Le signorine Gemmato, Caroli, Polignano, Marinaro, Ottano, Tuzzi, Basile, Miale ed altre allietarono la festa con qualche danza e con squisita musica. 

[3] Il diritto al voto viene riconosciuto alle donne sole per le elezioni amministrative con legge 22 novembre 1925, n. 2125 “Ammissione delle donne all’elettorato amministrativo” (Pubblicata nella Gazzetta Ufficiale del 9 dicembre 1925, n. 285). Di fatto il diritto al voto viene negato con la Legge 4 febbraio 1926, n. 237 “Istituzione del Podestà e della Consulta municipale nei comuni con popolazione non eccedente i 5000 abitanti” (Pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n. 40 del 18 febbraio 1926), che istituisce la figura del podestà di nomina regia nei comuni con meno di 5.000 abitanti, assistito, ove il Prefetto lo ritenga possibile, da una consulta municipale. Subito dopo, con Regio Decreto Legge 3 settembre 1926, n. 1910 “Estensione dell’ordinamento podestarile a tutti i comuni del Regno” (Pubblicato nella Gazzetta Ufficiale del 19 novembre 1926, n. 267) la carica podestarile viene estesa a tutti i comuni d’Italia. 

venerdì 18 aprile 2014

Ciro De Roma, un amico del "Moscati" 
Un grottagliese innamorato della sua città
Un ricordo del caro Ciro De Roma, pubblicato nel n. 10 di Kriptaliae, annuario del liceo statale "Moscati" di Grottaglie.






«Quando vi separate dall'amico, non rattristatevi: 
la sua assenza può chiarirvi ciò che in lui più amate,
 come allo scalatore la montagna appare più chiara dalla pianura»

(Kahlil Gibran)




Incontrare e conoscere Ciro De Roma è stato un piacere per la immediata simpatia, per il garbo dei modi, per la signorilità dello stile che avrebbe fatto dire ancora a Francesco De Sanctis che «di galantuomini come lui ormai se ne è perso lo stampo», per la cura e il cuore sempre presenti nelle sue molteplici attività, per la disponibilità verso il prossimo, per l'amore verso la comunità, la sua materna Grottaglie,  di cui si sentiva "testimone attento e leale", della quale cercava infaticabilmente "l'anima sua del tempo andato, lo spirito libero e coeso intorno al campanile suo" e per cui coltivava "la speranza di vedere, sull'orizzonte  ..., la luce di un giorno migliore", con una dignitosa qualità della vita, con uno sviluppo illuminato da "cultura,  tolleranza, amore per il prossimo, che purtroppo non vengono direttamente dal benessere materiale, ma da una concezione superiore  dell’uomo nel mondo".


Ciro De Roma aveva una particolare vicinanza al mondo della scuola e a quello dei giovani. Era sempre presente in tutte le iniziative che il liceo apre alla partecipazione della comunità locale, perché condivideva la positiva azione della scuola per migliorare la sua Grottaglie, perché vedeva nei giovani i protagonisti attivi cui affidare il testimone della storia ("C’è sempre  la speranza che  voi giovani possiate portare una ventata di civile progresso al Paese senza strappare le nostre radici"), perché aveva una cultura solida, profonda, aperta al confronto e al permanente progredire.   
Era ed è bello leggere e rileggere i testi di Ciro De Roma, le poesie, le biografie, le memorie personali, in cui apprezzare la ricchezza e la bellezza dei contenuti, delle emozioni, dei ricordi, delle riflessioni proposte e, soprattutto, la cura della forma sempre chiara e incisiva, corretta ed efficace, senza orpelli e inutili artifici.  
Di Ciro De Roma rimane l'incancellabile ricordo per i suoi scritti, per Grottaglie mia, per le belle pagine pubblicate su "Via Crispi", prezioso periodico locale d'informazione, attualità e cultura, per il suo generoso impegno culturale e civile. Chi vorrà conoscere da vicino Grottaglie, nella sua anima, nelle sue vicende del XX secolo non potrà prescindere dalle memorie di Ciro De Roma, da Grottaglie Mia, con cui si consegna alla storia della città delle ceramiche, restando vivo oltre gli anni della sua vita terrena.

"Quante cose ancora devono insegnare all'uomo queste nostre amiche api ..." scrive Ciro De Roma nel suo ultimo saggio e qui è bello cogliere qualche riferimento alla sua visione del mondo, alla sua Weltanschauung. Egli crede nell'uomo che deve sempre imparare, nel bene che si apprende "ancora", non una volta per tutte; è convinto che senza insegnamento e senza apprendimento non c'è vita, che si può imparare il bene anche da chi è più piccolo come un insetto, da chi è diverso come un'ape; sa che l'uomo deve aver cura dell'ambiente, della natura, del Creato, che l'amicizia, avendo la stessa radice della parola amore, è una dimensione della fraternità, una virtù e un valore naturale per il cuore dell'uomo.
Il dott. De Roma, come veniva chiamato nel rispetto della sua stimata professione medica, ha avuto la cultura del dono e il dono della cultura, come bene da costruire, disporre non per sé, ma per essere umanamente in sintonia con gli altri.
Quante suggestioni, quanti spunti per riflettere, per pensare, per imparare dagli scritti di Ciro De Roma!
"Quando spariranno le api all'umanità resteranno quattro anni di vita", ma Ciro De Roma sa che le piccole e industriose api non spariranno mai se i giovani, quelli di Grottaglie in particolare, accoglieranno l'appello rivolto in un indimenticabile  incontro con gli studenti al liceo Moscati: "Fateci sognare. Volate alto. Girate il mondo. Fate esperienze. Però non dimenticate il nostro vecchio cuore, radicato in questa nostra terra, che vi attende perché portiate qui un po’ della vostra genialità".








venerdì 14 marzo 2014

COMMENTI ALLA PRESENTAZIONE 
DEL N. 10 DI "KRIPTALIAE"



SALVATORE CARROZZO
Giudice di Pace  
«Una scuola al servizio della persona e della comunità». Non poteva più efficacemente altro concetto che questo esprimere l’idea di un’istituzione scolastica rinnovata, al passo coi tempi che scorrono, nella quale lo studente trovi gli spazi per creare e aprirsi alla vita, alla società … per valorizzare le proprie potenzialità in un processo di apprendimento che non può e non deve cristallizzarsi nella sterile acquisizione nozionistica e dogmatica che finisce per produrre noia e, a volte, rigetto da parte dello studente.
E Guglielmo Matichecchia, del quale mi onoro di essere amico, ha dato un vigoroso impulso, da uomo di notevole spessore culturale, e di scuola qual è sempre stato, ad un processo formativo volto alla promozione e alla valorizzazione delle potenzialità di ciascun discente, centro dell’attenzione della comunità scolastica; lo studente non va inteso quale soggetto anonimo, astratto, ma parte attiva da coinvolgere a pieno nella vita scolastica, in quanto detentore di propria sensibilità, che al docente spetta cogliere e indirizzare, come farebbe un buon padre di famiglia.
Guglielmo Matichecchia crede in questa scuola rinnovata e nello svolgimento del suo incarico di dirigente presso il liceo Moscati non ha mai perso l’occasione - e anzi ne ha create - per promuovere attività extracurricolari in grado di porre i discenti nelle condizioni di potenziare al meglio il proprio processo formativo. La "Lectura Dantis", il coro musicale del Moscati, per citare solo alcune delle iniziative da lui promosse e sostenute. Per non dire dei numerosi incontri culturali tenuti un po’ dovunque, con l’intervento di affezionati cultori, tra i quali il sottoscritto sul tema della legalità; incontro per il quale rinnovo il ringraziamento all'amico Guglielmo.
E ora il più che meritato riposo, perché uscito dalla scuola; riposo, tuttavia, relativo ben conoscendo la vocazione dell’illustre amico, che alla scuola è rimasto legato e non sarà certamente la quiescenza a fargli tirare i remi in barca».
Grottaglie, 2 maggio 2014


ALBERTO ALTAMURA
Dirigente Scolastico - Istituto Professionale di Stato "M. Perrone" - Castellaneta (TA)
«Ho letto con molto interesse la presentazione all’annuario Kriptaliae, che rappresenta una vera e propria summa del tuo operato e della tua visione della scuola e, perché no, della vita.
Quanto al tuo operato, è stato notevole, fervido e significativo non solo per il tuo Liceo, che ha goduto di una guida autorevole ed illuminata, ma anche per l’intera comunità di Grottaglie, che ha ricevuto una messe non indifferente di idee e di   stimoli per la sua crescita e per un confronto democratico di alto profilo. Certo, resta il rammarico, del resto da te tante volte denunciato, che il problema di una sede scolastica adeguata all’importanza della tua scuola non sia stato risolto dopo tanti anni di attese e di lavoro. Chissà che non sia arrivato il momento di una svolta decisiva.
Quanto alla tua visione della scuola,  che è poi sottesa a quella  della vita, essa  scaturisce  dalla convinzione che senza la  serietà degli studi, l’attaccamento al  dovere,  il senso di responsabilità, ma anche l’apertura al nuovo, l’attenzione alle nuove metodologie didattiche, al confronto dialettico  tra discipline umanistiche e  scientifiche, ai fermenti positivi che si affacciano nella società, non si costruisce nulla  di buono, e soprattutto di durevole, al servizio dell’uomo e della persona. In questo, naturalmente, ravviso le tracce dell’insegnamento cristiano che resta, nella visione della vita di Guglielmo Matichecchia, un punto di riferimento prezioso e ineludibile.
Vivissimi rallegramenti e grazie per l’amicizia che mi hai sempre manifestato con animo sincero».
Castellaneta, 15 marzo 2014


ROSARIO QUARANTA
Storico - Dirigente Scolastico emerito
«Grazie di questo regalo. Ho letto la presentazione del decimo numero di Kryptaliae con piacere e con un apprezzamento particolare.
Complimenti anzitutto per la cura estrema e per la passione che hai avuto nel ripercorrere tanti anni di feconda attività da te generosamente svolta nella nostra Grottaglie a favore degli alunni, delle famiglie, dei docenti e non docenti, della intera comunità...
Immagino anche la tua commozione nel richiamare tanti momenti di impegno, di dedizione, di sacrificio, di conquiste faticose, di difficoltà; e nel rilevare (forse) come non siano venuti riconoscimenti e gratificazioni corrispondenti alla tua generosa operosità...
Voglio ringraziarti per tutto quello che hai fatto e, perché no, anche per la tua stima e per l'amicizia nei miei confronti che, come sai bene, è reciproca e mi riempie di gioia.
Ho notato anche in questa occasione la tua attenzione verso quel poco che ho potuto fare con te in questi anni (... vedo che hai aggiunto nella lunghissima e importantissima serie di eventi anche il bel convegno su Battista): ma il merito è solo tuo... ogni cosa si è potuta realizzare grazie alla tua determinazione, alle tue sollecitazioni, al tuo coraggio nell'affrontare e superare i tanti ostacoli che invano ti si sono frapposti.
La storia saprà giudicare e saprà assegnare il giusto merito.
Per il resto ... pergeperge... anche se in una rinnovata veste e in una diversa prospettiva».
Grottaglie, 13 marzo 2014


GIOVANGUALBERTO CARDUCCI
Dirigente Scolastico - Liceo statale "T.Livio" - Martina Franca (TA)

Presidente della Società di Storia Patria - Sezione di Taranto
«È uno scritto bello e vivo, che sintetizza non solo nove anni di dirigenza nel Liceo di Grottaglie, ma più in generale il senso di una vita professionale spesa per la scuola. A me spiace che quell'annuario abbia perso la sua cadenza annuale (ma io stesso non sono stato più capace di replicare altrove quella positiva esperienza) e spero di veder presto circolare il volume n. 10. La tua è una riflessione sine ira et studio e, al tempo stesso, complessa (in dimensione problematica e non annalistica) che ben mette in rilievo i traguardi positivi, nonché le difficoltà e le resistenze che sempre si frappongono al lavoro serio e all'innovazione sostenibile, soprattutto nella Pubblica Amministrazione. Nello specifico, ho particolarmente apprezzato i due paragrafi sulla professionalità docente e sulla libertà di insegnamento, nonché, quello ugualmente emblematico, dell'anima senza corpo.
Insomma, la lettura è stata gradevole e gradita. Vorrei dire anche proficua. E nell'augurarti ogni bene, auguro a me stesso di avere presto tra le mani il n. 10 di Kriptaliae e di potermi ritrovare un giorno a riflettere sul senso della mia vita professionale con altrettanta densità di analisi e di risultati».
Martina Franca, 13 marzo 2014











martedì 4 marzo 2014

GLI ANNI DEL "MOSCATI"
Una scuola al servizio della persona e della comunità
Presentazione del n. 10 di Kriptaliae, annuario del liceo statale "Moscati" di Grottaglie, pubblicato al termine dell’anno scolastico 2012/13.






In un campo ho veduto una ghianda:
sembrava così morta, inutile.
E in primavera ho visto quella ghianda
mettere radici e innalzarsi,
giovane quercia verso il sole.
Un miracolo, potresti dire:
eppure questo miracolo si produce
mille migliaia di volte
nel sonno di ogni autunno
e nella passione di ogni primavera.
Perché non dovrebbe prodursi
nel cuore dell'uomo?
                                          (Kahlil Gibran)



L’annuario rappresenta una spaccato significativo della vita di una comunità scolastica, riporta le esperienze rilevanti, i momenti importanti destinati a rimanere nel tempo, fissai ricordi da custodire con affetto nelle sue pagine e nei cuori di chi desidererà ripercorrere, con quell’"inclita e amabile memoria" (I Promessi Sposi, Cap. XXXII) che vive "sotto molti soli" (Inf., XXIX, 105), gli anni trascorsi nel "Moscati" da rivisitare, con serenità e compiacimento, anche grazie a Kriptaliae.
L’annuario 2005/13 si pone in coerente continuità con il precedente dell’anno scolastico 2004/05, pubblicato in occasione del trentennale del riconoscimento del liceo scientifico "Moscati" come scuola dotata di propria autonomia.
Si desidera documentare questi anni di vita del liceo di cui si auspica il dovuto riconoscimento per i cambiamenti storici realizzati in coerenza con un’idea generativa di scuola, che ha trovato notevoli consensi, senza trascurare le non poche resistenze e incomprensioni.

L’idea di scuola
Intanto, si è desiderato affermare l’idea di una scuola presentata nel primo collegio dei docenti dell’anno scolastico 2004/05: «La scuola è soprattutto una comunità di persone che si definisce per il fine che persegue: apprendere. La scuola nella quale credo - disse un più giovane dirigente scolastico, succedendo all’emerito e mite collega Pietro Lucchese - è la scuola che apprende». Si proponeva una scuola al servizio della persona e della comunità che, valorizzando l’apprendimento, potesse riconoscere un’autentica centralità dello studente. Si pensava ad un apprendimento secondo la modalità esistenziale dell’essere, un apprendimento, con cui elaborare informazioni, usare strategie di pensiero, costruire forme di conoscenza, senza mai separare pensiero e pensato, giacché questo, avulso dalla creatività di quello, si ridurrebbe a contenutismo fine a se stesso, a mera ripetitività di contenuti, formule, definizioni. Quando ciò accade, l’apprendimento è noia, l’istituzione scolastica fallisce il suo obiettivo e si riduce ad imporre solo per via autoritaria un "sapere sclerotizzato", naturalmente rigettato dalla naturale attitudine ad apprendere, così fortemente insita nell’uomo - secondo Jerome Bruner - da essere quasi involontaria. 
In questa idea di scuola, il sapere è e deve essere occasione per promuovere processi d’apprendimento e di pensiero significativi per sé e per gli altri
Il pensare, infatti, si occupa delle questioni di significato, a differenza del conoscere, attività della mente che mira a costruire conoscenze scientificamente fondate sul mondo.
Il pensare ha forti implicazioni etiche e politiche, nel senso che l’abitudine ad esaminare profondamente le questioni di significato è la condizione essenziale per sviluppare un pensare eticamente impegnato, volto a distinguere ciò che è giusto da ciò che è sbagliato, ciò che ha senso fare da ciò che è opportuno evitare.
Sinteticamente si può dire che la facoltà del giudizio, che è la facoltà cognitiva più densamente politica, si nutre della pratica del pensare.
In quest’ottica, dunque, la mission educativa della scuola si realizza nell'insegnare a pensare, con la consapevolezza che il pensare, come afferma Hannah Arendt, è «un vento caldo che scompiglia i paesaggi quieti della mente e ne decongela le configurazioni che nel tempo si sono cristallizzate. Il valore formativo del pensare così inteso sta nel suo ‘schiudere gli occhi della mente’».
Si propone, allora, una scuola dove l’apprendimento è un processo attivo a partire dai bisogni, dagli interessi, dal mondo degli studenti, liberandosi dallo stereotipo dell’aula come spazio didattico autonomo, sapendo utilizzare intenzionalmente la comunità come estensione della classe, avendo cura di dar luogo a quel modello di scuola caratterizzato dalla learning organization che promuove e ha un sistema di regole che non aggiunge niente di eccezionale per quanti vivono l’esperienza formativa con quell'alto senso del dovere di chi crede e ama la scuola e l’insegnamento. 
Si pensa ancora alla scuola della persona e della personalizzazione dell’insegnamento, in grado di accompagnare ciascuno, secondo la propria biografia, i propri ritmi, le proprie attitudini, verso l’acquisizione di quelle competenze necessarie per la società della conoscenza, essenziali, nell’età della globalizzazione, in un sistema d’istruzione ormai europeo.

La professionalità docente
Certamente è richiesta la professionalità del docente che ama la propria professione, la cultura, la scienza, il sapere, sapendo coniugare progettazione e programmazione, verifica e valutazione, didattica e didassi, sapere e fare, sapere ed essere, riconoscere e distinguere materia e disciplina, sbaglio ed errore, organizzando la classe come ambiente d’apprendimento, dove sapere e insegnare si incontrano in una professionalità al servizio dell’apprendimento,  che consente allo studente di andare oltre i contenuti, al fine di acquisire la struttura generativa della disciplina, di elaborare strategie di un pensiero critico, creativo con cui costruire significati, vivere esperienze autoriflessive e metacognitive, trovare ragioni profonde di vita e concrete speranze di un futuro migliore.
Non c’è professione senza amore e il docente, che ama il proprio lavoro, sa - come insegna Kahlil Gibran ne  Il Profeta - che «ogni lavoro è vuoto tranne quando c’è amore»;  vive la scuola con disponibilità alla collaborazione, all’incontro con gli altri colleghi per costruire unità di apprendimento interdisciplinari in una concezione dell’insegnamento che superi un’impostazione tayloristica della scuola, secondo cui la classe è una catena di montaggio, dove ciascun docente interviene per il proprio frammento disciplinare, senza rendersi conto del processo nel suo insieme, nella sua organicità e complessità.
Nella scuola dell’apprendimento, l’aula non è il non luogo dove il docente svolge la lezione ex cathedra, dogmaticamente, in maniera routinaria, monotonamente, ma, come direbbe Marc Augé, è il luogo antropologico dove le relazioni sono dirette, dove il docente problematizza, contestualizza i contenuti, utilizza le esperienze e i vissuti degli studenti per promuovere interesse e motivazione, per costruire un percorso di formazione e di vita, dove non ci sono strade già battute, dove non si può improvvisare, dove l’autorevolezza merita rispetto e stima, dove c’è la capacità e la voglia di far innamorare della disciplina, dove lo studente incontra un modello positivo di competenza e di rettitudine e sente il desiderio di approfondire, riflettere, provare il piacere  di costruire un percorso di formazione di cui sentirsi pienamente protagonista.  
Una scuola al servizio della persona impegna il docente in un processo di personalizzazione dell’insegnamento, conducendo ciascuno studente, secondo la sua biografia, i suoi tempi, i suoi talenti verso l’acquisizione di quella tavola europea delle competenze, che sta davanti a tutti i ragazzi del vecchio continente e, si potrebbe aggiungere, di tutto il mondo globalizzato.
La personalizzazione non si risolve nel rapporto individuale tra singolo insegnante e singolo alunno. Essa richiede la costruzione di una rete comunitaria di insegnanti attorno a ciascun ragazzo. Ciascun docente accumula un pezzo di conoscenza storica della vicenda esistenziale, intellettuale, affettiva dell’alunno e ciascun insegnante consegna un pezzo del patrimonio culturale e cognitivo dell’umanità. La personalizzazione trasforma le tessere del puzzle in un mosaico coerente. E questo non è un lavoro che il docente fa da solo, chiuso nella solitudine della sua classe.
La collegialità non è, in questa prospettiva, la caratteristica meramente giuridica di alcuni organi scolastici, non è fine a se stessa, non è un tempo inutile, richiede, invece, la disponibilità a superare l’autoreferenzialità e l’impegno di ciascuno a fare gruppo, a costruire il senso dell’appartenenza con metodologie di lavoro comuni. Si pensa ad una collegialità che non impedisce il confronto e il conflitto, ma che vede la disponibilità del singolo, quando necessario, anche a fare un passo indietro per il bene della scuola. Si pensa ad una collegialità che si cementa attraverso esperienze comuni di un aggiornamento in situazione, dove mettere insieme le buone pratiche, non lasciato - secondo una lettura ottusa e anacronistica del contratto di lavoro - alla personale e arbitraria disponibilità del singolo docente.
Una professionalità che non è possibile parcellizzare in segmenti monetizzabili, né vivere con l’orologio in testa per stare a scuola il meno possibile e non un secondo in più, confondendo le giuste rivendicazioni per un trattamento retributivo dignitoso con un insegnamento che, ad ogni buon fine, va sempre realizzato al meglio, con un’etica, una dedizione, un senso del dovere non limitati da alcun vincolo estrinseco e materiale o da riconoscimenti sempre attesi e mai pervenuti.

La libertà d’insegnamento, dimensione fondamentale della professionalità del docente e dell’autonomia dell’istituzione scolastica, non è un riparo insindacabile, essendo in funzione della «piena formazione della personalità degli alunni» (D.L.vo 297/1994, art. 1/2); è una libertà che dimostra la sua ragion d’essere solo se dà luogo a «percorsi formativi funzionali alla realizzazione del diritto ad apprendere e alla crescita educativa di tutti gli alunni» (DPR n. 275/1999, art. 4/1).  Si fa esplicitamente richiamo a percorsi formativi che «riconoscono e valorizzano le diversità, promuovono le potenzialità di ciascuno adottando tutte le iniziative utili al raggiungimento del successo formativo» (ibidem).  Non a caso, il Consiglio di Stato, con decisione del 5 giugno 1971, stabilisce che «la libertà d’insegnamento non implica l’insindacabilità in ordine ai metodi didattici, metodi che devono assicurare l’efficienza del servizio dell’istruzione in vista degli specifici scopi educativi per cui essa è organizzata». 
Il docente, quando, in sede di scrutinio, presenta, nella propria disciplina, la classe con una media generale di insufficienza, ha il dovere di superare la propria autoreferenzialità e di interrogarsi, tra l’altro, sulla propria libertà d’insegnamento e dell’uso fatto e da farne.

Le presenze sindacali
La professionalità del personale della scuola richiede una positiva azione di rappresentanza e di tutela sindacale. Il Sindacato ha realizzato storiche conquiste di democrazia e di civiltà per il riconoscimento della dignità dei lavoratori in tutti i luoghi di lavoro. Mantenere alto il livello della qualità dell’azione sindacale è fondamentale per ogni azione finalizzata al miglioramento delle condizioni di lavoro e per non trasformare il sindacato in un apparato, nell’accezione althusseriana.
Gli anni del "Moscati" hanno consentito di riflettere  sulla positività di una presenza sindacale che costruisce una scuola migliore, che affronta problemi contrattuali in un’ottica di qualità del servizio, che favorisce la comunicazione e le relazioni tra le parti,  che tutela e difende i diritti del personale,  che richiede chiarezza e trasparenza nei criteri, nelle procedure e nelle decisioni, che interpreta la contrattazione d’istituto quale strumento strategico per la realizzazione del piano dell’offerta formativa.
Gli anni del  "Moscati" hanno consentito di riflettere, altresì, sulla negatività di una presenza sindacale risolta nel mero assistenzialismo e nella protezione dei tesserati, nell’assolutizzazione del "tavolo sindacale" come sede esclusiva e permanente, dove decidere di tutto e di ciascuno, nella rivendicazione di decisioni di altrui competenza, nella monetizzazione di ogni dimensione della professionalità, nella confusione tra diritti e privilegi, nella difesa ottusa della libertà d’insegnamento come strumento di autoreferenzialità, nell’ostruzionismo come regola di comportamento, nell’impegno sindacale come copertura per nascondere gravi limiti sul piano professionale, nella ricerca di "conquiste" personali, nel  rifiuto di ogni regola non coincidente con la soggettiva convenienza, nella conflittualità fine a se stessa e nella scelta disfattista del tanto peggio tanto meglio.
Gli anni del "Moscati" hanno consentito di riflettere sulla molteplicità e varietà delle presenze sindacali e, altresì, sull’importanza di queste come riflesso coerente, nel profilo occupazionale di appartenenza, di professionalità competenti e deontologicamente fondate.

Lo studente
Considerare l’apprendimento il fine della comunità scolastica significa riconoscere la centralità del soggetto che apprende, la sua vocazione ontologica ad essere di più, i suoi bisogni, gli interessi, le ansie, le motivazioni, le potenzialità, la molteplicità delle intelligenze; significa pensare a uno studente non anonimo (sconosciuto come persona, in quanto rinchiuso in una "inviolabile" e malintesa privacy), astratto, fittizio, ma a uno studente che ogni giorno mette l’adulto alla prova, a un allievo che è valutato ma sa anche valutare, che va coinvolto attivamente con la mente e con il cuore, che ha motivazioni, interessi, sensibilità sempre da cogliere e valorizzare nel percorso di formazione, dove si vuole incontrare un docente in grado d’essere Maestro di cultura e di vita che non allontana ma avvicina, non respinge ma accoglie, non chiude ma apre, non spegne ma illumina, non scoraggia ma dà forza e fiducia, non distrugge ma costruisce, non ostacola ma promuove, sa amare e farsi amare, sa perdonare e farsi perdonare; significa riconoscere che l’apprendimento è un processo non lineare da accompagnare, guidare, incoraggiare, sostenere, aiutare, alimentare, favorire, facilitare, promuovere; significa stare dalla parte dei ragazzi, dalla parte dei giovani,  senza alcuna strumentalizzazione, senza rapporti che possano trascendere il sano equilibrio rappresentato dall’archetipo del buon padre, che per il figlio è insieme amore e timore.
L’idea di apprendimento, di cui è protagonista lo studente, non si concilia con un processo di acquisizione meccanica, passiva di contenuti, in quanto richiede la capacità di collegare situazioni, effettuare inferenze, mettere in relazione i concetti e le informazioni e, se si desiderano studenti con una minore dipendenza cognitiva, è necessario potenziare o - in qualche caso - recuperare abilità di base anche  a scapito dei contenuti disciplinari, liberandosi dall’idea che i programmi siano una camicia di forza, che impediscono spazi di autonomia e di flessibilità didattica.
Nella scuola convivono molteplici idee di studente, il quale va meglio compreso nelle sue dimensioni reali, nelle sue esperienze di vita nella scuola e fuori di essa, nelle sue ansie e nelle sue speranze. Solo così un consiglio di docenti che parla della classe, in presenza di situazioni problematiche, dimostra di conoscere e di capire la caratteristiche delle difficoltà, la loro genesi, di condividere le modalità per intervenire insieme sul piano educativo.
Oggi si afferma che ci sono sempre meno ragioni da parte dei giovani per studiare: è vero, se si tratta di una scuola nozionistica, che produce disagio, dove studiare significa ripetere accuratamente quanto ascoltato dal docente o quanto letto su un libro di testo, eseguire esercizi senza produrre e creare qualcosa di nuovo; è vero, se le scuole sono «fabbriche in cui - come scrive Erich Fromm - vengono prodotti … pacchi-conoscenza per tutti», se il sapere è un agglomerato di idee cristallizzate.
I giovani hanno voglia di studiare, se conoscere significa «vedere» la realtà senza paludamenti, più profondamente, se lo studio è ricerca, se apprendimento e partecipazione sono processi che sono connaturati, se mente e cuore sono coinvolti nello stesso cammino di formazione, se ci sono motivazioni autentiche come quelle proposte nell’appello pubblicato da Antonio Gramsci  nella testata del settimanale «L’Ordine Nuovo» e rivolto, in un momento particolarmente difficile, alle nuove generazioni di italiani: «Istruitevi, perché avremo bisogno della vostra intelligenza. Agitatevi, perché avremo bisogno di tutto il vostro entusiasmo. Organizzatevi, perché avremo bisogno della vostra forza». L’appello di Gramsci mantiene una sua forte attualità, una carica di vitalità a cui, senza forzature ideologiche, sono certamente sensibili anche i giovani di oggi.  Un altro grande Maestro, il drammaturgo Bertolt Brecht, con la sua bella poesia «Ho sentito che non volete imparare niente» scuote le coscienze di ogni età, quando ci dice: «Ho sentito che non volete imparare niente. / Deduco: siete milionari. / Il vostro futuro è assicurato – esso è / Davanti a voi in piena luce. I vostri genitori / Hanno fatto sì che i vostri piedi / Non urtino nessuna pietra. Allora non devi / Imparare niente. Così come sei / Puoi rimanere. / E se, nonostante ciò, ci sono delle difficoltà, dato che i tempi, / Come ho sentito, sono insicuri / Hai i tuoi capi che ti dicono esattamente / Ciò che devi fare affinché stiate bene. / Essi hanno letto i libri di quelli / Che sanno le verità / Che hanno validità in tutti i tempi / E le ricette che aiutano sempre. / Dato che ci sono così tanti che pensano per te / Non devi muovere un dito. / Però, se non fosse così / Allora dovresti studiare».
Le motivazioni autentiche non comportano un apprendimento che abbia come fine il voto o effimere ricompense estrinseche. Si studia in un rapporto educativo in cui star bene insieme, dove è possibile costruire un’immagine positiva di sé e riconoscere nella cultura la sua bellezza, il piacere e le soddisfazioni che può dare, la via per un domani migliore, di cui - pure nei momenti difficili- non perdere mai la speranza. Studiare non passivamente serve a capire, a sentirsi bene, ad essere ottimisti, ad alzare le vele - come insegna Dante - per "correr miglior acque" (Purgatorio, I, 1). 
La libertà e la ricerca della verità comportano responsabilità personali, non sono ereditabili e non delegabili, vanno conquistate per avere autonomia di giudizio, per poter decidere della propria vita e di quella della comunità, per un futuro che sarà meno confuso e più chiaro, se non si vuole vivere nella precarietà o nell’eterno presente dell’illusorio paese dei balocchi, da dove - ricorda Carlo Collodi - si esce ciuchini che «non possono far altro che una fine disgraziata».
In questo momento storico, in cui la crisi economica è particolarmente grave, la crescita e lo sviluppo del Paese dipendono dalla valorizzazione dei saperi e delle culture, dalle risposte che, su questo piano, vanno sollecitate a quanti hanno responsabilità istituzionali; non da meno, devono impegnare, in prima persona, qui e ora, le giovani generazioni che siedono nei banchi di scuola, valorizzando le loro notevoli potenzialità, l’intelligenza e la bellezza del loro pensiero.


La valutazione
In tale scuola, la valutazione, che non è una scienza esatta, fornisce un riscontro dinamico al docente e all’alunno per migliorare il processo di insegnamento-apprendimento, non distrugge l’autostima della persona dello studente, non mortificala possibilità di riprendere un percorso, non è celata, è trasparente, comunicata in tempo reale all’alunno e alla famiglia, offre, quando necessario, indicazioni terapeutiche. In questa prospettiva, nel "Moscati" si è pensato anche ad un monitoraggio bimestrale dei voti conseguiti nelle verifiche a metà di ciascun quadrimestre per dare trasparenza, per migliorare la relazione tra scuola e famiglia, per osservare sistematicamente il processo di insegnamento-apprendimento con un feed-bek dinamico, che aiuta ad intervenire con migliore precisione e puntualità.
Nella stessa prospettiva, in sede di valutazione quadrimestrale si va oltre i voti delle verifiche per una valutazione olistica, che complessivamente considera il processo e il percorso, i punti di partenza e quelli di arrivo, lo stile e il tempo di apprendimento, l’interesse, l’impegno, la partecipazione dell’alunno al dialogo educativo, i fattori cognitivi ed extracognitivi. Quando tutto è a sfavore dello studente, quando può essere compromesso un anno di studio e un anno di vita, la valutazione non positiva non assume, nella scala di valutazione 1 - 10, il significato di una condanna, di una caduta irrimediabile, di una sentenza definitiva di un giudizio distruttivo della persona, veicolando sempre un segnale di fiducia e di possibile ripresa legata alle inalienabili qualità intellettive e umane di ogni studente, di cui occorre sempre mantenere alto il livello di consapevolezza personale.  
«Un sistema educativo, una teoria pedagogica, un indirizzo politico nazionale di ampio respiro - scrive J. Bruner - che sottovalutino il contributo della scuola allo sviluppo dell’autostima degli alunni fallisce una delle sue funzioni primarie» (J. Bruner, La cultura dell’educazione. Nuovi orizzonti per la scuola, Feltrinelli, Milano, 2001, p. 51). Lo stesso autore suggerisce che, in presenza di una prova malfatta, a volte, basterebbe «l’offerta di una seconda possibilità, l’apprezzamento di un tentativo buono anche se non riuscito, ma soprattutto un’opportunità di dialogo che permetta all’interessato di scoprire perché e come le cose non hanno funzionato nel modo previsto» (Ibidem, 50).
La valutazione, come è stato ricordato nell’ultimo collegio dei docenti dell’anno scolastico 2011/12 è la cartina di tornasole del livello di autoreferenzialità del docente e la scuola deve costantemente costruire - in maniera dinamica e partecipata - una cultura e un sistema di valutazione che diano valore alla persona, in grado di valorizzare la collegialità del consiglio di classe e dei dipartimenti disciplinari in un’ottica di coerenza e di continuità orizzontale e verticale.

Cultura e scuola
Il liceo "Moscati" non ha mai pensato alla scuola del mero programma, ad una cultura astratta e devitalizzata, ha dato luogo - in questi anni – ad una serie di confronti con rappresentanti della società, delle istituzioni e della cultura contemporanea. Incontrare, tra gli altri,  Francesco Alecci, Vittorino Andreoli, Gian Mario Anselmi, Raffaele Antonelli Incalzi, Pino Aprile, Michele Bianco, Giovanni Fabrizio Bignami, Gianluca Bocchi, Corrado Bologna, Pierfranco Bruni, Luigi Cancrini, Eva Cantarella, Giulia Carcasi, Francesco Carofiglio, Giovanni Cipriani, Gherardo Colombo, Cesare De Marchi, Paolo De Stefano, Franco Di Mare, Gianfranco Fini, Pietro Maria Fragnelli, Umberto Galimberti, Luciano Garofano, Marco Gerardo, Nicola La Gioia, Giuseppe Ledda, Marco Leone, Domenico Licchelli, Salvatore Ligorio, Angelo Lippo, Giovan Battista Mancarella, Walter Mauro, Patrizio Mazza, Enrico Mentana, Josè Minervini, Federico Moccia, Antonio Morelli, Franco Nembrini, Raffaele Nigro, Benigno Luigi Papa, Corrado Petrocelli, Gustavo Pietro-polli Charmet, Matteo Pizzigallo, Sergio Rizzo, Filippo Santoro, Luigi Scorrano, Cristanziano Serricchio, Alberto Sobrero, Cinzia Tani, Sergio Tanzarella, Giuseppe Vacca, Sebastiano Vassalli, Marcello Veneziani, Bruno Zecchi, importanti rappresentanti della cultura locale come Vincenzo De Filippis, Ciro De Roma (di cui nel presente annuario si propone un affettuoso ricordo), il compianto p. Salvatore Discepolo, d. Cosimo Occhibianco, Rosario Quaranta (del quale si presenta nelle pagine successive un pregevole studio su "Momenti e figure del Risorgimento a Grottaglie"), Carlos Solito, Angela Traversa, Silvano Trevisani non ha altre motivazioni, se non quella di offrire agli studenti appuntamenti indimenticabili, singolari per la loro ricchezza culturale, per la qualità dei contributi, degli spunti offerti per pensare, riflettere, guardare oltre l’uscio del piccolo mondo a cui si appartiene, non con rapporti virtuali, ma reali, diretti, faccia a faccia, per andare oltre l’orizzonte della vita umana ridotta al solo hic et nunc.
Incontrare modelli di competenza proposti da autorevoli testimoni è un’opportunità per conoscere e conoscersi meglio, per far emergere o rafforzare un’inclinazione, un orientamento di vita, per rilanciare un impegno di conquista del futuro.    
La scuola è una finestra sul mondo, una finestra spalancata per respirare a pieni polmoni l’aria di questo tempo e di questa società, per non ammuffire nel chiuso di una cultura stantia, libresca, sterile, inessenziale. Gli incontri con personalità della cultura contemporanea non sono stati un momento di evasione rispetto alle normali attività scolastiche, ma di crescita e di formazione reale, di partecipazione globale in un’esperienza di apprendimento in cui cognitività, relazionalità ed emotività si integrano e si incrementano armonicamente e dinamicamente, in cui liberarsi da una sottocultura chiusa in un presente fine a se stesso.
Attraverso gli incontri con autorevoli personalità della cultura nazionale, il liceo si è aperto al territorio, alla partecipazione delle famiglie e della cittadinanza, in coerenza con l’idea di una scuola non ripetitiva, ma aperta al domani, che si configura non solo come servizio alla persona, ma anche come servizio alla comunità, dove è soggetto attivo di politica culturale, senza asservire la cultura a logiche particolari e ad interessi strumentali.

I nuovi indirizzi di studio
L’istituzione di nuovi indirizzi di studio (il linguistico dall’anno scolastico 2006/07, le scienze umane dal 2007/08, le scienze applicate dal 2008/09) insieme ai preesistenti (classico e scientifico) è scaturita dalla necessità di offrire - all’interno del percorso liceale - la possibilità più ampia di scelta in coerenza con le personali attitudini delle nuove generazioni, altrimenti costrette a scelte limitate, condizionando non positivamente il personale futuro e quello della comunità di appartenenza. 
In un territorio che comprende il terzo comune della provincia, dopo Taranto e Martina Franca, e tanti altri comuni confinanti con la città delle ceramiche, non è pensabile rinchiudersi, dilettarsi sull’esistente con lamentazioni che non producono cambiamento, progresso, civiltà; non si può avere un’offerta formativa circoscritta, limitata all’istruzione artistica (il glorioso e storico istituto d’arte) e ad alcuni indirizzi dell’istruzione professionale per i servizi commerciali e per i servizi socio-sanitari e  con un ancor più piccolo istituto tecnico per l’indirizzo economico.
Bisogna, altresì, ricordare che la legge n. 296 del 27 dicembre 2006 (legge finanziaria) ha stabilito l’obbligatorietà del biennio della scuola secondaria di secondo grado. È stata una legge che ha portato la scuola italiana ad armonizzarsi, a tal riguardo, con i sistemi scolastici dei paesi europei. Non si poteva e non si può, pertanto, costringere lo studente a scegliere tra i pochi indirizzi di studio esistenti nelle scuole secondarie di secondo grado di Grottaglie e l’oneroso pendolarismo per trovare l’indirizzo di studio congeniale al personale orientamento scolastico nella città di Francavilla Fontana o di Taranto o altrove.
Una migliore attenzione ad una politica scolastica - non limitata a garantire il pur importante buon funzionamento delle scuole dell’infanzia e del settore primario - avrebbe indotto quanti dovrebbero aver cura del bene della cittadina grottagliese ad investire in istruzione e ad assicurare il diritto allo studio con l’istituzione di nuovi indirizzi di studio, con una adeguata attenzione alle vocazioni sociali, economiche e culturali del territorio.
Una città che vuole migliorare il proprio sviluppo economico, la qualità della vita sociale e civile non può non investire nell’istruzione "superiore", senza la quale si resta chiusi nel proprio orticello, senza alcuna prospettiva e speranza di crescita e di progresso.
Centri cittadini più piccoli di Grottaglie offrono ai loro giovani possibilità di istruzione che la città delle ceramiche non ha ritenuto importanti e da cogliere al momento giusto.
Oggi è importante non solo avere una scuola secondaria di secondo grado con una molteplicità di indirizzi in coerenza con le vocazioni e le prospettive di sviluppo di un territorio, ma pensare di legare a questa la nuova frontiera dell’ITS, l’istruzione tecnica superiore post diploma, per acquisire, in un particolare momento di crisi occupazionale, necessarie ed elevate competenze professionali, immediatamente spendibili nel mercato del lavoro.
Offrire la possibilità di avere un liceo linguistico, un liceo delle scienze umane, l’opzione delle scienze applicate significava eliminare il pendolarismo verso centri più lontani, soprattutto consentire a tutti, anche in presenza di condizioni più disagiate, di impegnarsi negli studi desiderati nella scuola più vicina a casa. Qui c’è l’idea di una scuola non per pochi, ma di tutti e di ciascuno, di una scuola democratica, popolare, nel rispetto della migliore tradizione pedagogica che va da Pestalozzi a Freinet, a don Milani...
Studenti grottagliesi frequentanti le scuole con indirizzi di studio presenti solo nel capoluogo sarebbero stati costretti a rimanere per tutta la giornata fuori di casa per partecipare alle attività extracurricolari o a stare alcune ore su un bus per andare e tornare più di una volta nella stessa giornata, con sacrifici anche economici non sostenibili da parte di tutte le famiglie e, non per ultimo, con evidenti ricadute sulla qualità dell’apprendimento. 
È meno rilevante, ma non trascurabile, il maggior numero di posti di lavoro nella scuola di Grottaglie, il richiamo a Grottaglie per studenti e famiglie provenienti dai centri vicini che, venendo per la scuola, hanno l’opportunità di fermarsi per fare acquisti nelle diverse attività commerciali.
Nel tempo si riconoscerà che la decisione di istituire nuovi indirizzi di studio a Grottaglie - grazie anche alla intelligente volontà dell’assessore provinciale alla P.I., Giuseppe Vinci,  di includere le richieste nel piano di riordino delle rete scolastica della provincia jonica -  è stata lungimirante e proiettata verso un futuro che solo con una miope grettezza  non si riesce a scrutare, prevedere e progettare; agli storici ritardi dovuti alla mancata costruzione di una sede specifica per il "Moscati" non si potevano sommare i ritardi per l’avvio di un più ampio progetto di sviluppo sul piano formativo e culturale. In un grave vuoto di politica scolastica, il liceo "Moscati" ha potuto solo ampliare l’offerta formativa del percorso di studi liceali, non potendo chiedere indirizzi di tipo tecnico o di tipo professionale, con un’opera di supplenza - pur rimanendo nell’ambi-to delle proprie competenze - rispetto ad altre istituzioni locali.
Oggi, Grottaglie può dire di avere non solo il celebrato istituto d’arte (trasformatosi con la riforma in un liceo artistico), ma anche il liceo "Moscati" - che in questi anni, con i suoi indirizzi scientifico, classico, linguistico e delle scienze umane, ha acquisito prestigio e apprezzamenti non solo a livello provinciale - in cui è possibile sempre più e sempre meglio riconoscersi positivamente. In una città dove si mette in discussione l’esistenza del presidio ospedaliero, la funzionalità e l’esistenza di importanti servizi sociali, dove stanno per essere soppressi gli uffici giudiziari, dove alcune strutture sportive non sono più funzionanti, dove il numero degli occupati diminuisce, dove le botteghe di artigianato vanno  riducendosi, dove non si riesce a costruire un edificio scolastico, si dovrà riconoscere che, nonostante tutto, il liceo è cresciuto nelle iscrizioni e, soprattutto, nella qualità di un’offerta formativa aperta alla comunità locale.

L’offerta formativa
Il liceo "Moscati", in coerenza con un’idea di scuola, ha dato luogo ad attività extra-curricolari per mettere nelle condizioni gli studenti di arricchire e completare il personale percorso formativo.
Rimarrà indimenticabile la Lectura Dantis realizzata dal 2005/06 e monotematica dal 2006/07 su Il ‘900 legge Dante, su Umanità e magnanimità nell’Inferno nel 2007/08, su Strada facendo… storia di un viaggio alla ricerca di sé nel 2008/09, su Amore sacro e amore profano. Le rime agrodolci di Dante nel 2009/10, su  Ahi serva Italia… nel 2010/11, su Superbia e umiltà nella Comedìa di Dante nel 2011/12, su La dolce armonia nei versi di Dante - Diverse voci fanno dolci note… nel 2012/13 con relatori giunti da tutt’Italia, con ragazze e ragazzi che hanno avuto il piacere di rappresentare, con la guida di un amatissimo regista teatrale, Alfredo Traversa,  tanti canti della Divina Commedia, che è stata riscoperta, attualizzata, interiorizzata, amata con una folta partecipazione di pubblico, non solo nelle serate grottagliesi, ma anche nelle serate che - in un’idea di scuola aperta al territorio - sono state realizzate a Carosino, Monteiasi, San Giorgio Jonico. Serate sempre affollate in cui si è stati insieme ad affezionati cultori che hanno assiduamente frequentato il "Moscati", Vincenzo De Filippis, Salvatore Gigantiello, Rosario Quaranta, Antonio Sapio, i compianti Ciro De Roma e Aldo Forleo e tanti altri protagonisti della vita civile e sociale della città delle ceramiche che, in questi anni, si sono stretti intorno al liceo. Incantevoli le serate trascorse nella chiesetta delle ospitali suore clarisse, dove una sorprendente studentessa, Simona Quaranta, interpretò, con squisita sensibilità artistica, la Francesca del V canto dell’Inferno, mirabilmente commentato dalla prof.ssa Josè Minervini e dove una attenta Laura Di Palma, ascoltando il commento del giudice Antonio Morelli, confida nel suo diario che «l’emozione dell’incontro con Dante si amplifica e si approfondisce».
Quando riecheggerà o si sussurrerà qualche verso del Sommo Poeta, si ritornerà con la mente e con il cuore anche agli anni del "Moscati", comprendendo più adeguatamente la tenacia di chi non s’arrendeva mai per realizzare al meglio un’esperienza formativa in grado di incidere profondamente nella cultura, nella coscienza e nella storia personale di tanti ragazzi.

La musica è il linguaggio della gioventù e una scuola senza musica è una scuola senza gioventù. Con le prime esperienze realizzate negli anni 2004/05 e 2005/06, in collaborazione con il liceo musicale "Paisiello" di Taranto, è stato formato il coro con circa 70 voci, guidato prima dalla prof.ssa Gabriella Pastore e dal 2005/06 dal prof. Salvatore Abatematteo con scambi musicali in Francia (Brest) e in Austria (Vienna). Dall’anno scolastico 2009/10 è stata organizzata, con la direzione di Carmine Fanigliulo, l’orchestra che conta circa 45 elementi e la collaborazione dei docenti di strumento musicale della scuola secondaria di primo grado "Pignatelli", Palma di Gaetano, Giordano Muolo, Cosimo Rossetti e, non ultima, Gabriella Pastore.
La musica - come ci dice Kahlil Gibran - insegna «a vedere con l’orecchio e a udire con il cuore» e non c’è cuore più sensibile di quello di un giovane negli anni più belli del suo cammino di vita. Gli studenti possono essere più o meno studiosi, più o meno disciplinati, più o meno impegnati nelle ore curricolari, ma tutti diventano migliori, cogliendo nell’esperienza formativa della musica gli stimoli necessari per fare un positivo passo in avanti nella formazione e nella vita, per costruire rapporti significativi, per sentirsi parte di un insieme che è il coro o l’orchestra, il gruppo, la scuola, il "Moscati", di cui si avverte più forte il senso di appartenenza e la comune identità.
La continuità con l’università ha avuto sempre una sua centralità nel progetto del "Moscati", una continuità con un’attività di orientamento non ristretta agli incontri con i rappresentanti venuti a proporre il piano di studi dei vari corsi di laurea. L’orientamento per la scelta degli studi universitari è stato pensato e realizzato con gli annuali corsi di analisi matematica tenuti dal prof. Dian K. Palagatchev del Politecnico di Bari (II facoltà di Ingegneria di Taranto), con i corsi di Matematica finanziariatenuti dal prof. Luigi De Cesare dell’Università degli Studi di Foggia, con le esperienze di Chimica realizzate in laboratorio con la guida della prof.ssa Marisa Bertolotto e del dott. Alessandro Buccolieri dell’Università del Salento, con un approccio che anticipa la formazione universitaria in discipline caratterizzanti e migliora la preparazione degli studenti negli ultimi anni del liceo.
Anche i corsi di lingua inglese per acquisire la certificazione Cambridge B2 hanno consentito di raggiungere un livello di competenza riconosciuto a livello internazionale con il conseguente esonero dall’esame di lingua straniera all’università.
Con l’anno scolastico 2012/13, il liceo è divenuto Cambridge Exam Preparation Centre, come riconoscimento e apprezzamento della dimensione europea e internazionale dell’insegnamento/apprendimento delle lingue straniere, potendo così garantire una preparazione completa in Inglese, che include tutte le competenze linguistiche con insegnanti madrelingua specializzati nella specifica preparazione agli esami, nelle esercitazioni preparatorie alle varie prove da sostenere nei Test Center Cambridge, mettendo a disposizione libri di testo delle migliori case editrici internazionali e uno sperimentato materiale digitale. Resta l’obiettivo di diventare Test Center Cambridge, dotandosi, però, degli spazi necessari di cui attualmente non si dispone. I corsi per l’Ecdl core, l’Ecdl advanced e l’Autocad 2D hanno consentito di acquisire un linguaggio specifico e certificazioni utili per gli studi universitari e per il mondo del lavoro. Il liceo, oltre ad essere test center Aica per l’Ecdl core, è diventato pure sede di esami per l’Ecdl advanced e per l’Autocad 2D, consentendo agli studenti di sostenere le prove finali con una migliore serenità.
Dal 2008/09 sono stati avviati corsi di scacchi, in collaborazione con la Federazione Scacchistica Italiana, che hanno consentito agli studenti di partecipare a incontri e tornei provinciali, regionali e nazionali. Gli scacchi rientrano nell’attività formativa in quanto sono il più impegnativo gioco intellettuale, condividendo con la matematica - come il prof. Leonardo Aversa ben sa -  lo stesso approccio nell’analizzare, affrontare e risolvere i problemi. I processi mentali richiesti dalle regole di gioco, la geometria della scacchiera coincidono con quelli richiesti dalla matematica. La storia del gioco degli scacchi e la storia della matematica sono profondamente intrecciate. Indimenticabile la prima partecipazione della squadra del liceo alle finali nazionali di Caorle (Venezia) nella primavera del 2010 con Pierfrancesco Aversa, Roberto Frascerra, Gianluca Piergianni, Maurizio Ragusa, Angelo Talò e Antonio Rubino.
La Mosca del Moscati, lo storico giornale di istituto, da un semplice ciclostilato è stato trasformato in una pubblicazione stampata in tipografia con redazioni costituitesi negli anni con la libera partecipazione degli studenti, guidati prima dalla prof.ssa Tiziana Dattuomo e poi dalle prof.sse Angela Sansonetti, Maria Letizia Monteleone e Claudia Sarli. Indimenticabile l’edizione in cui gli studenti attribuirono i voti ai docenti e il pieno riconoscimento della libertà di stampa mai impedita o lesa da alcuno, come è inossidabile il ricordo del numero XVIII dell’anno 2007 curato da Vincenzo Barletta, Ciro D’Amicis,  Antonella Galeone,  Dario Lenti,  Federica Linoci,  Alessandra Miccoli,  Luca Antonio Nigro, Angelica Piccinni, meritevole del primo premio alla XII Mostra nazionale del giornale scolastico "Liberiamo le idee", riconoscendo nella motivazione che «I temi connessi alle attività didattiche sono anche considerati alla luce di problematiche più ampie da cui traggono ulteriore senso. Caratteristica appare, inoltre, la rilevanza data alle recensioni di libri, spettacoli e musica. La veste grafica peraltro appare curata».
Tra le attività extracurricolari organizzate in questi anni, resta indimenticabile la prima edizione del cineforum dell’anno scolastico 2005/06, Cinema per la pace, con il coordinamento didattico del prof. Salvatore Monaco e la direzione artistica di Massimo Causo e con la qualificata partecipazione dei critici cinematografici del mondo accademico e di importanti quotidiani nazionali, Vito Attolini, Vincenzo Camerino, Antonella Gaeta, Anton Giulio Mancino e Silvana Silvestri.

Le collaborazioni 
Sono stati numerosi i rapporti di sistematica e feconda collaborazione tra il liceo e alcune organizzazioni del territorio, in coerenza con l’idea di una scuola aperta ai contributi della società civile.
Con la sezione locale dell’Aido (Associazione Italiana per la Donazione di Organi, tessuti e cellule), presieduta prima dall’instancabile dott. Aldo Forleo, la cui scomparsa lascia un vuoto incolmabile nella vita culturale e civile di Grottaglie, e dalla prof.ssa Luisa Radicchio poi, si sono organizzati incontri, con la partecipazione di qualificati esperti,  per sensibilizzare gli studenti per promuovere, in base al principio della solidarietà sociale, la cultura della donazione di organi, tessuti e cellule, promuovendo nel contempo la conoscenza di stili di vita atti a prevenire l’insorgere di patologie che possano richiedere come terapia il trapianto di organi.
Con il Lions Club della città delle ceramiche si sono realizzati rapporti di collaborazione per tantissime iniziative ad iniziare da quelle dell’anno scolastico 2007/08 con la gentilissima presidente Carmela Fanigliulo nell’appuntamento del "L’ottodonna - giornata di riflessione sulle pari opportunità" e con i presidenti del club succeduti negli anni seguenti, Maria Rosaria Jorio, Giuseppe Tarantino, Francesco Italo Spagnulo, Tommaso Sibillio, Nicola De Florio.
Con la locale Sezione della Società Nazionale di Salvamento sono stati attivati corsi per il conseguimento del brevetto di bagnino di salvataggio, utile non solo per facilitare l’acceso all’accademia militare della M.M., quanto soprattutto per migliorare la cultura della sicurezza personale e verso gli altri in un rapporto di aiuto concreto e di solidarietà, maturando il senso di responsabilità nei confronti dell’ambiente, acquisendo il senso della cittadinanza solidale e attiva.
Con la Società di Storia Patria per la Puglia - Sezione di Taranto, presieduta da Giovangualberto Carducci, sono stati organizzati tanti incontri culturalmente rilevanti, tra i quali il convegno di studi per i 400 anni della nascita di Giuseppe Battista e le manifestazioni per celebrare i 150 anni dell’unità d’Italia, di cui è stato magna pars Rosario Quaranta, segretario della sezione tarantina, instancabile studioso e ricercatore di storia locale, sempre disponibile nella generosa collaborazione alle attività del "Moscati" come nella presentazione del 31 marzo 2006 del suo saggio storico  La vera storia del Prete Brigante D. Ciro Annicchiarico (1775 - 1818), nella bella lezione del 1° aprile 2008 su "Dante nell’esperienza umana e letteraria di Minimo Chierico (P. Francesco Stea)", nella presentazione del 25 marzo 2011, in occasione delle celebrazioni dei 150 anni dell’Unità d’Italia, della ricerca su "Momenti e figure del Risorgimento a Grottaglie", pubblicata - come già detto - in questo annuario per sottolineare l’apertura e il radicamento della scuola nel territorio.
Con l’Associazione Koinè culturale "Giuseppe Battista", di cui è benemerito presidente il vulcanico Roberto Burano, c’è stata una preziosa collaborazione sulla cultura locale con incontri su pregevoli pubblicazioni di Cosimo Occhibianco. Resta ancora vivo il ricordo della serata, tra le altre, del maggio 2012, organizzata, con le scuole medie "Don Luigi Sturzo" (preside Anna Cecilia Clemente) e "Pignatelli" (preside Patrizia Di Lauro), sul bel libro, Li Sciuèchi ti nna vóta - Così giocavano a Grottaglie, E non solo...! Sempre con l’Associazione Koinè culturale "Giuseppe Battista", nell’ottobre del 2012, è stata vissuta la bella serata culturale con lo scrittore Raffaele Nigro e con il regista Aldo Di Russo.
Particolarmente preziosa è stata la collaborazione dell’Associazione "Amici del Moscati", presieduta da Mimmo Annicchiarico, per tanti anni stimatissimo docente di Storia e Filosofia del liceo. L’associazione è nata dall’iniziativa di un gruppo di ex docenti ed ex alunni, consapevoli della rilevanza degli anni vissuti nel liceo "Moscati", dell’importante compito di questa istituzione scolastica nella formazione delle nuove generazioni e nella vita culturale della comunità, che hanno deciso così di collaborare per mantenere vivo un legame non nostalgico, per sostenere lo svolgimento di alcune importanti attività e manifestazioni extracurricolari,  per le quali l’apporto culturale e organizzativo dell’associazione è insostituibile.
Ci sono state anche altre collaborazioni che, anche se non caratterizzate dalla stessa sistematicità e continuità, hanno dato linfa alla vita del "Moscati", quali il "Presidio del Libro" con la disponibilità, tra gli altri, di Pietro Aresta, valente operatore culturale, dell’arguto Ciro Vestita e dell’apprezzato saggista e critico letterario Filippo La Porta, quali il Soroptimist Club di Grottaglie, presieduto dalla prof.ssa Teresa Bray Traversa, parte attiva nell’edizione 2012/13 della Lectura Dantis,  quali "Dámatra - Studio di consulenza Turistico-Archeologica", presieduta da Gianfranco Dimitri. Con quest’ultima, nell’ottobre del 2007, sono stati realizzati, con la direzione di Barsanofio Chiedi, scavi in contrada "La Torre" nel terreno di Giuseppe De Felice per portare alla luce un ratto dell’antica via Appia e per «rinvenire - come hanno scritto gli studenti nelle loro riflessioni conclusive - testimonianze di un passato finora conosciuto solo fra i banchi di scuola, facendoci sentire un po’ più vicini ai popoli che hanno tracciato le fondamenta del nostro presente». Una bella pagina nella storia delle indagini e delle ricerche del territorio grottagliese, scritta da studenti entusiasti, Mariantonietta Abatematteo, Saverio Abatematteo, Mattia Brancone, Vincenzo Cafforio, Valeria De Mitri, Fabio Marino, Alessandra Mazza, Valerio Miale, Carmine Montemurro, Raffaello Nitti, Pietro Orlando, Rita Renò, Francesca Rubino, Francesca Scardino, Valerio Bonfrate, Valentina Anna Lucia Damiani, Roberto Donatelli, Elena Emma Fasano, Roberta Latorre, Lorena Maria Martucci, Marco Quaranta e Serena Virga, coordinati dai proff. Massimiliano Bini e Francesco Antonio Prudenzano. Una bella pagina di vita scolastica che ha trovato una positiva continuità nell’anno scolastico 2011/12, con gli scavi che sono proseguiti con il coordinamento del prof. Giorgio Foti.

Le pubblicazioni
In questi ultimi due anni scolastici, il liceo ha voluto documentare alcuni progetti di studio e di ricerca, di cui sono stati protagonisti gli studenti, insieme a validissimi docenti.
Si tratta di progetti di studio e di ricerca fortemente legati al territorio per significare, con una tenace coerenza, l’idea di una scuola al servizio della persona e della comunità.
In occasione dei quattrocento anni della istituzione della Parrocchia "San Giovanni Battista" a Monteiasi, un gruppo di studenti del liceo residenti nella stessa cittadina (Erika Caramia, Raffaella Caretta, Marianna Fanizzi, Annabella Fedele, Nicoletta Grecucci, Antonella Manigrasso, Marianna Manigrasso Veronica Piccirillo, Paolo Pisarra, Luisa Quarta, Danila Sambati), guidati dai docenti Giorgio Foti e Angela Sansonetti, con la collaborazione di Antonio Caramia, don Francesco Castelli (Direttore dell’Archivio Storico Diocesano - Taranto), Cosma Chirico (Responsabile Laboratorio di ricerca storica - Archivio di Stato di Taranto), don Emiliano Galeone (Parroco della chiesa "S. Giovanni Battista", Rosario Quaranta (Direttore dell’Archivio Capitolare di Grottaglie) hanno realizzato una ricerca storica, i cui risultati sono stati pubblicati nel saggio San Giovanni Battista - Chiesa e comunità in una storia lunga quattrocento anni, che evidenzia la qualità culturale dell’offerta formativa del liceo e il suo profondo radicamento nella comunità.

Grottaglie in uno zoom presenta la Grottaglie vista dai giovani con il particolare linguaggio della fotografia una città di cui si colgono angoli di particolare bellezza e fascino. Protagonisti sono stati gli studenti Francesco Anastasia, Lucia Anastasia, Marianna Blasi, Maria Borlizzi, Enrico Caliandro, Francesca Carrieri, Federica Chianura, Angelo D’Urso, Silvia Maggi, Fabio Mazza, Daniele Nisi, Mario Quarato, Luigi Savino, Laura Vicinanza, Ylenia Vinci, con la guida di Antonio Caramia e la collaborazione di Daniela Annicchiarico, Roberto Burano, Marilena Cavallo, Francesco De Vincentis, Raffaele Nigro, Silvano Trevisani, Gianni Zanni.

Chiostro, Chiesa, Convento - Arte e Fede dei Paolotti a Grottaglie presenta il monumento di bellezza artistica e di fede della comunità dei Padri Minimi di Grottaglie, grazie ad una ricerca realizzata dagli studenti  Anna Paola Cofano, Ermes Filomena, Maria Francesca Formuso, Federico Fornaro, Federica Leggieri, Annalaura Miccoli, coordinati da Giorgio Foti (che scopre nella pittura murale a secco di Bernardino Greco da Copertino della lunetta 21 del chiostro la stessa scena rappresentata da Raffaello nel ‘500 e da Alessandro Baratta nel ‘600) e da Loredana Lucchese e con la collaborazione di don Francesco Castelli, Cosma Chirico, Rosario Quaranta.

Un’anima senza un corpo
Resta l’amarezza di altri nove anni in cui il liceo "Moscati" non ha visto la costruzione di una propria sede scolastica. A tal riguardo, non sono mancate, neppure in questi anni, promesse e impegni mai mantenuti, speranze sempre deluse. Grottaglie resta l’unico Comune della provincia di Taranto dove non si è costruito l’edificio scolastico per il liceo, un gravissimo danno per la formazione dei giovani e per la città, le cui responsabilità sono di tutte le amministrazioni comunali e provinciali che si sono succedute in più di trenta anni, ma anche di una comunità che, nel suo insieme, ha riconosciuto il liceo e la formazione dei figli non come un bene primario per il quale impegnarsi e battersi in prima persona. Il "Moscati", purtroppo, è stato sacrificato sull’altare di logiche di parte, di schieramento, di interessi politici e, a volte, personali e, nel peggiore dei casi, dell’indifferenza cieca e ottusa di chi "si ferma a guardare il dito, senza vedere la luna".
Il liceo è ancora in attesa di una sede dignitosa, quale risposta ai bisogni didattici e formativi soprattutto degli studenti e all’impegno di tutti gli operatori del "Moscati" che lavorano in condizioni di non facile gestione delle attività. Lo svolgimento di queste ultime risulta particolarmente complesso a causa delle numerose sedi, in alcune delle quali non è possibile ubicare neppure un intero corso. Si è costretti dunque a una frammentazione non solo dei diversi indirizzi di studi, ma anche di uno stesso corso, collocando le classi in plessi diversi.
Non si è ancora attenuata l’eco della beffa dell’ultima conferenza di servizi del 16 settembre 2011, nell’ufficio dell’assessore provinciale ai LL.PP., Costanzo Carrieri, dove sono stati convocati i rappresentanti del Comando VV.FF., dell’Azienda Sanitaria Locale, della Prefettura, del C.O.N.I. provinciale, dell’Ufficio Scolastico Regionale, dell’Ufficio Scolastico Provinciale, dell’Autorità di Bacino della Puglia, della Telecom, dell’Enel, del Comune di Grottaglie, il dirigente del liceo “Moscati” e i progettisti (ingg. Luigi Talò, Romano De Pace e Massimo Nisi) per l’assunzione positiva del progetto definitivo relativo alla costruzione del liceo, quando il rappresentante del Comune di Grottaglie fa presente che il terreno, individuato dallo stesso Comune, su cui far costruire l’edificio scolastico, non rispetta le distanze di legge dal confinante "Parco delle Gravine", vanificando - dopo quasi dieci anni dall’individuazione del sito - il procedimento realizzato. Tra gli attoniti presenti, quante vibrate e giustificate rimostranze, in quella riunione, da parte del sorpreso e giustamente adirato assessore Carrieri alla "funesta" dichiarazione del rappresentante del Comune di Grottaglie!
In questi anni, con la crescita del liceo (anche in virtù della già citata legge n. 296 del 27 dicembre 2006, che ha reso obbligatorio il biennio della secondaria di secondo grado), si è potuto disporre - al di là dell’adattata struttura di via Sant’Elia, di proprietà dell’amministrazione provinciale, e di altri locali sparsi nella città - di un immobile delle suore stimmatine e di una parte dell’edificio di via Ennio di proprietà, quest’ultimo, dell’amministrazione comunale, che - con la rispettabile, ma non condivisa delibera n. 14 dell’11 gennaio 2012 della giunta, presieduta dal sindaco Ciro Alabrese, su proposta dell’assessore alla P.I. - ha istituito e ubicato in via Ennio una nuova scuola media aggregata al primo circolo didattico della città, impedendo la completa disponibilità della sede e, di fatto, mettendo in serie e gravissime difficoltà la funzionalità logistica e didattica del liceo, del quale è impedita una sistemazione meno precaria.  A nulla sono valse le proteste degli studenti, la richiesta scritta del comitato dei genitori del "Moscati" (Maria Galiandro, Giuseppe Abatiello, Luigi Camassa, Nicola Carnovale, Bonaventura Greco, Rosa Intermite, Rosa Lenti, Rosa Marangella, Francesco Nitti, Lucia Petracca, Salvatore Santopietro e Annamaria Sgobio), «dopo aver esaminato i diversi aspetti della questione logistica e preso atto della preoccupante incertezza sulle soluzioni urgenti e a più lunga scadenza dei problemi riguardanti le strutture del Moscati», di un incontro pubblico, mai realizzato per la mancata disponibilità del sindaco della città e del presidente dell’amministrazione provinciale, «perché vengano assunte le necessarie determinazioni del caso». A nulla è valso il precedente documento, sottoscritto in gennaio 2013, dalla quasi totalità del personale docente e Ata con cui si rivendicava «il diritto di essere e fare scuola, di affermare con forza che il Moscati ci sta a cuore e dovrebbe stare a cuore anche alla comunità e agli enti preposti alla promozione della crescita culturale del territorio». A nulla è valsa la lettera aperta sottoscritta dall’ex preside Pietro Lucchese e da tantissimi ex docenti del liceo con cui si chiedeva di destinare l’intero piano terra dell’edificio di via Ennio al liceo "Moscati", sollecitando il sindaco di Grottaglie «all’uso di quel buon senso, di quella buona volontà, di quella concreta sensibilità, che l’esercizio dell’autorità ha da mettere in conto sulle questioni importanti…».

Dopo tanti anni di "cammino alto e silvestro" (Inf., II, 142), la storia continua e si spera con migliori e più concrete assunzioni di responsabilità per risposte ormai non più differibili, il cui ritardo penalizza - ogni giorno di più - la civilissima città di Grottaglie.

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Al termine di questi non facili nove anni di dirigenza nel liceo "Moscati" - nei quali è stato profuso, al di là dei risultati raggiunti, un continuo impegno per dar vita ad una scuola improntata a coerenti valori e comportamenti   -  è doveroso un sentito ringraziamento a quanti hanno creduto e condiviso l’idea di scuola qui riproposta nei sui molteplici aspetti, a quanti hanno offerto la loro disinteressata e leale collaborazione, a quanti continueranno ad impegnarsi per dare un corpo all’anima del "Moscati", per fare sempre meglio del liceo un polo formativo di eccellenza in un territorio di notevoli potenzialità economiche e, soprattutto, culturali.