L’annuario
rappresenta una spaccato significativo della vita di una comunità scolastica,
riporta le esperienze rilevanti, i momenti importanti destinati a rimanere nel
tempo, fissai ricordi da custodire con affetto nelle sue pagine e nei cuori di
chi desidererà ripercorrere, con quell’"inclita
e amabile memoria" (I Promessi
Sposi, Cap. XXXII) che vive "sotto
molti soli" (Inf., XXIX, 105), gli anni trascorsi nel "Moscati"
da rivisitare, con serenità e compiacimento, anche grazie a Kriptaliae.
L’annuario
2005/13 si pone in coerente continuità con il precedente dell’anno scolastico
2004/05, pubblicato in occasione del trentennale del riconoscimento del liceo
scientifico "Moscati" come scuola dotata di propria autonomia.
Si
desidera documentare questi anni di vita del liceo di cui si auspica il dovuto
riconoscimento per i cambiamenti storici realizzati in coerenza con un’idea
generativa di scuola, che ha trovato notevoli consensi, senza trascurare le non
poche resistenze e incomprensioni.
L’idea di scuola
Intanto,
si è desiderato affermare l’idea di una scuola presentata nel primo collegio
dei docenti dell’anno scolastico 2004/05: «La
scuola è soprattutto una comunità di persone che si definisce per il fine che
persegue: apprendere. La scuola nella quale credo - disse un più giovane
dirigente scolastico, succedendo all’emerito e mite collega Pietro Lucchese - è la scuola che apprende». Si proponeva
una scuola al servizio della persona e della comunità che, valorizzando
l’apprendimento, potesse riconoscere un’autentica centralità dello studente. Si
pensava ad un apprendimento secondo la modalità esistenziale dell’essere, un
apprendimento, con cui elaborare informazioni, usare strategie di pensiero,
costruire forme di conoscenza, senza mai separare pensiero e pensato, giacché
questo, avulso dalla creatività di quello, si ridurrebbe a contenutismo fine a
se stesso, a mera ripetitività di contenuti, formule, definizioni. Quando ciò
accade, l’apprendimento è noia, l’istituzione scolastica fallisce il suo
obiettivo e si riduce ad imporre solo per via autoritaria un "sapere
sclerotizzato", naturalmente rigettato dalla naturale attitudine ad
apprendere, così fortemente insita nell’uomo - secondo Jerome Bruner - da
essere quasi involontaria.
In
questa idea di scuola, il sapere è e deve essere occasione per promuovere processi
d’apprendimento e di pensiero significativi per sé e per gli altri
Il
pensare, infatti, si occupa delle questioni di significato, a differenza del
conoscere, attività della mente che mira a costruire conoscenze
scientificamente fondate sul mondo.
Il
pensare ha forti implicazioni etiche e politiche, nel senso che l’abitudine ad
esaminare profondamente le questioni di significato è la condizione essenziale
per sviluppare un pensare eticamente impegnato, volto a distinguere ciò che è
giusto da ciò che è sbagliato, ciò che ha senso fare da ciò che è opportuno
evitare.
Sinteticamente
si può dire che la facoltà del giudizio, che è la facoltà cognitiva più
densamente politica, si nutre della pratica del pensare.
In
quest’ottica, dunque, la mission
educativa della scuola si realizza nell'insegnare a pensare, con la consapevolezza
che il pensare, come afferma Hannah Arendt, è «un vento caldo che scompiglia i paesaggi quieti della mente e ne
decongela le configurazioni che nel tempo si sono cristallizzate. Il valore
formativo del pensare così inteso sta nel suo ‘schiudere gli occhi della mente’».
Si
propone, allora, una scuola dove l’apprendimento è un processo attivo a partire
dai bisogni, dagli interessi, dal mondo degli studenti, liberandosi dallo
stereotipo dell’aula come spazio didattico autonomo, sapendo utilizzare
intenzionalmente la comunità come estensione della classe, avendo cura di dar
luogo a quel modello di scuola caratterizzato dalla learning organization che promuove e ha un sistema di regole che
non aggiunge niente di eccezionale per quanti vivono l’esperienza formativa con quell'alto senso del dovere di chi crede e ama la scuola e l’insegnamento.
Si
pensa ancora alla scuola della persona e della personalizzazione dell’insegnamento,
in grado di accompagnare ciascuno, secondo la propria biografia, i propri
ritmi, le proprie attitudini, verso l’acquisizione di quelle competenze
necessarie per la società della conoscenza, essenziali, nell’età della
globalizzazione, in un sistema d’istruzione ormai europeo.
La professionalità docente
Certamente
è richiesta la professionalità del docente che ama la propria professione, la
cultura, la scienza, il sapere, sapendo coniugare progettazione e
programmazione, verifica e valutazione, didattica e didassi, sapere e fare,
sapere ed essere, riconoscere e distinguere materia e disciplina, sbaglio ed
errore, organizzando la classe come ambiente d’apprendimento, dove sapere e
insegnare si incontrano in una professionalità al servizio
dell’apprendimento, che consente allo
studente di andare oltre i contenuti, al fine di acquisire la struttura
generativa della disciplina, di elaborare strategie di un pensiero critico,
creativo con cui costruire significati, vivere esperienze autoriflessive e
metacognitive, trovare ragioni profonde di vita e concrete speranze di un
futuro migliore.
Non
c’è professione senza amore e il docente, che ama il proprio lavoro, sa - come
insegna Kahlil Gibran ne Il Profeta - che «ogni lavoro è vuoto tranne quando c’è amore»; vive la scuola con disponibilità alla collaborazione,
all’incontro con gli altri colleghi per costruire unità di apprendimento
interdisciplinari in una concezione dell’insegnamento che superi
un’impostazione tayloristica della scuola, secondo cui la classe è una catena
di montaggio, dove ciascun docente interviene per il proprio frammento
disciplinare, senza rendersi conto del processo nel suo insieme, nella sua
organicità e complessità.
Nella
scuola dell’apprendimento, l’aula non è il non luogo dove il docente svolge la
lezione ex cathedra, dogmaticamente, in maniera routinaria, monotonamente, ma,
come direbbe Marc Augé, è il luogo antropologico dove le relazioni sono
dirette, dove il docente problematizza, contestualizza i contenuti, utilizza le
esperienze e i vissuti degli studenti per promuovere interesse e motivazione,
per costruire un percorso di formazione e di vita, dove non ci sono strade già
battute, dove non si può improvvisare, dove l’autorevolezza merita rispetto e
stima, dove c’è la capacità e la voglia di far innamorare della disciplina,
dove lo studente incontra un modello positivo di competenza e di rettitudine e
sente il desiderio di approfondire, riflettere, provare il piacere di costruire un percorso di formazione di cui
sentirsi pienamente protagonista.
Una
scuola al servizio della persona impegna il docente in un processo di
personalizzazione dell’insegnamento, conducendo ciascuno studente, secondo la
sua biografia, i suoi tempi, i suoi talenti verso l’acquisizione di quella
tavola europea delle competenze, che sta davanti a tutti i ragazzi del vecchio
continente e, si potrebbe aggiungere, di tutto il mondo globalizzato.
La
personalizzazione non si risolve nel rapporto individuale tra singolo
insegnante e singolo alunno. Essa richiede la costruzione di una rete
comunitaria di insegnanti attorno a ciascun ragazzo. Ciascun docente accumula
un pezzo di conoscenza storica della vicenda esistenziale, intellettuale,
affettiva dell’alunno e ciascun insegnante consegna un pezzo del patrimonio
culturale e cognitivo dell’umanità. La personalizzazione trasforma le tessere
del puzzle in un mosaico coerente. E questo non è un lavoro che il docente fa
da solo, chiuso nella solitudine della sua classe.
La
collegialità non è, in questa prospettiva, la caratteristica meramente
giuridica di alcuni organi scolastici, non è fine a se stessa, non è un tempo
inutile, richiede, invece, la disponibilità a superare l’autoreferenzialità e
l’impegno di ciascuno a fare gruppo, a costruire il senso dell’appartenenza con
metodologie di lavoro comuni. Si pensa ad una collegialità che non impedisce il
confronto e il conflitto, ma che vede la disponibilità del singolo, quando
necessario, anche a fare un passo indietro per il bene della scuola. Si pensa
ad una collegialità che si cementa attraverso esperienze comuni di un
aggiornamento in situazione, dove mettere insieme le buone pratiche, non
lasciato - secondo una lettura ottusa e anacronistica del contratto di lavoro -
alla personale e arbitraria disponibilità del singolo docente.
Una
professionalità che non è possibile parcellizzare in segmenti monetizzabili, né
vivere con l’orologio in testa per stare a scuola il meno possibile e non un
secondo in più, confondendo le giuste rivendicazioni per un trattamento
retributivo dignitoso con un insegnamento che, ad ogni buon fine, va sempre
realizzato al meglio, con un’etica, una dedizione, un senso del dovere non
limitati da alcun vincolo estrinseco e materiale o da riconoscimenti sempre
attesi e mai pervenuti.
La libertà d’insegnamento, dimensione fondamentale della
professionalità del docente e dell’autonomia dell’istituzione scolastica, non è
un riparo insindacabile, essendo in funzione della «piena formazione della
personalità degli alunni» (D.L.vo 297/1994, art. 1/2); è una libertà che
dimostra la sua ragion d’essere solo se dà luogo a «percorsi formativi funzionali alla realizzazione del diritto ad
apprendere e alla crescita educativa di tutti gli alunni» (DPR n. 275/1999,
art. 4/1). Si fa esplicitamente richiamo
a percorsi formativi che «riconoscono e
valorizzano le diversità, promuovono le potenzialità di ciascuno adottando
tutte le iniziative utili al raggiungimento del successo formativo»
(ibidem). Non a caso, il Consiglio di
Stato, con decisione del 5 giugno 1971, stabilisce che «la libertà d’insegnamento non implica l’insindacabilità in ordine ai
metodi didattici, metodi che devono assicurare l’efficienza del servizio
dell’istruzione in vista degli specifici scopi educativi per cui essa è
organizzata».
Il docente, quando, in sede di scrutinio, presenta, nella
propria disciplina, la classe con una media generale di insufficienza, ha il
dovere di superare la propria autoreferenzialità e di interrogarsi, tra
l’altro, sulla propria libertà d’insegnamento e dell’uso fatto e da farne.
Le presenze sindacali
La
professionalità del personale della scuola richiede una positiva azione di
rappresentanza e di tutela sindacale. Il Sindacato ha realizzato storiche
conquiste di democrazia e di civiltà per il riconoscimento della dignità dei
lavoratori in tutti i luoghi di lavoro. Mantenere alto il livello della qualità
dell’azione sindacale è fondamentale per ogni azione finalizzata al
miglioramento delle condizioni di lavoro e per non trasformare il sindacato in
un apparato, nell’accezione althusseriana.
Gli
anni del "Moscati" hanno consentito di riflettere sulla positività di una presenza sindacale
che costruisce una scuola migliore, che affronta problemi contrattuali in
un’ottica di qualità del servizio, che favorisce la comunicazione e le
relazioni tra le parti, che tutela e
difende i diritti del personale, che
richiede chiarezza e trasparenza nei criteri, nelle procedure e nelle
decisioni, che interpreta la contrattazione d’istituto quale strumento
strategico per la realizzazione del piano dell’offerta formativa.
Gli
anni del "Moscati" hanno
consentito di riflettere, altresì, sulla negatività di una presenza sindacale
risolta nel mero assistenzialismo e nella protezione dei tesserati,
nell’assolutizzazione del "tavolo sindacale" come sede esclusiva e permanente,
dove decidere di tutto e di ciascuno, nella rivendicazione di decisioni di
altrui competenza, nella monetizzazione di ogni dimensione della
professionalità, nella confusione tra diritti e privilegi, nella difesa ottusa
della libertà d’insegnamento come strumento di autoreferenzialità,
nell’ostruzionismo come regola di comportamento, nell’impegno sindacale come copertura
per nascondere gravi limiti sul piano professionale, nella ricerca di "conquiste"
personali, nel rifiuto di ogni regola
non coincidente con la soggettiva convenienza, nella conflittualità fine a se
stessa e nella scelta disfattista del tanto peggio tanto meglio.
Gli
anni del "Moscati" hanno consentito di riflettere sulla molteplicità
e varietà delle presenze sindacali e, altresì, sull’importanza di queste come
riflesso coerente, nel profilo occupazionale di appartenenza, di
professionalità competenti e deontologicamente fondate.
Lo studente
Considerare
l’apprendimento il fine della comunità scolastica significa riconoscere la
centralità del soggetto che apprende, la sua vocazione ontologica ad essere di
più, i suoi bisogni, gli interessi, le ansie, le motivazioni, le potenzialità,
la molteplicità delle intelligenze; significa pensare a uno studente non
anonimo (sconosciuto come persona, in quanto rinchiuso in una "inviolabile"
e malintesa privacy), astratto, fittizio, ma a uno studente che ogni giorno
mette l’adulto alla prova, a un allievo che è valutato ma sa anche valutare,
che va coinvolto attivamente con la mente e con il cuore, che ha motivazioni,
interessi, sensibilità sempre da cogliere e valorizzare nel percorso di
formazione, dove si vuole incontrare un docente in grado d’essere Maestro di
cultura e di vita che non allontana ma avvicina, non respinge ma accoglie, non
chiude ma apre, non spegne ma illumina, non scoraggia ma dà forza e fiducia, non
distrugge ma costruisce, non ostacola ma promuove, sa amare e farsi amare, sa
perdonare e farsi perdonare; significa riconoscere che l’apprendimento è un
processo non lineare da accompagnare, guidare, incoraggiare, sostenere,
aiutare, alimentare, favorire, facilitare, promuovere; significa stare dalla
parte dei ragazzi, dalla parte dei giovani,
senza alcuna strumentalizzazione, senza rapporti che possano trascendere
il sano equilibrio rappresentato dall’archetipo del buon padre, che per il
figlio è insieme amore e timore.
L’idea
di apprendimento, di cui è protagonista lo studente, non si concilia con un
processo di acquisizione meccanica, passiva di contenuti, in quanto richiede la
capacità di collegare situazioni, effettuare inferenze, mettere in relazione i
concetti e le informazioni e, se si desiderano studenti con una minore
dipendenza cognitiva, è necessario potenziare o - in qualche caso - recuperare
abilità di base anche a scapito dei
contenuti disciplinari, liberandosi dall’idea che i programmi siano una camicia
di forza, che impediscono spazi di autonomia e di flessibilità didattica.
Nella
scuola convivono molteplici idee di studente, il quale va meglio compreso nelle
sue dimensioni reali, nelle sue esperienze di vita nella scuola e fuori di
essa, nelle sue ansie e nelle sue speranze. Solo così un consiglio di docenti
che parla della classe, in presenza di situazioni problematiche, dimostra di
conoscere e di capire la caratteristiche delle difficoltà, la loro genesi, di
condividere le modalità per intervenire insieme sul piano educativo.
Oggi
si afferma che ci sono sempre meno ragioni da parte dei giovani per studiare: è
vero, se si tratta di una scuola nozionistica, che produce disagio, dove
studiare significa ripetere accuratamente quanto ascoltato dal docente o quanto
letto su un libro di testo, eseguire esercizi senza produrre e creare qualcosa
di nuovo; è vero, se le scuole sono «fabbriche
in cui - come scrive Erich Fromm - vengono
prodotti … pacchi-conoscenza per tutti», se il sapere è un agglomerato di
idee cristallizzate.
I
giovani hanno voglia di studiare, se conoscere
significa «vedere» la realtà senza paludamenti, più profondamente, se lo
studio è ricerca, se apprendimento e partecipazione sono processi che sono
connaturati, se mente e cuore sono coinvolti nello stesso cammino di
formazione, se ci sono motivazioni autentiche come quelle proposte nell’appello
pubblicato da Antonio Gramsci nella
testata del settimanale «L’Ordine Nuovo» e rivolto, in un momento
particolarmente difficile, alle nuove generazioni di italiani: «Istruitevi, perché avremo bisogno della
vostra intelligenza. Agitatevi, perché avremo bisogno di tutto il vostro
entusiasmo. Organizzatevi, perché avremo bisogno della vostra forza».
L’appello di Gramsci mantiene una sua forte attualità, una carica di vitalità a
cui, senza forzature ideologiche, sono certamente sensibili anche i giovani di
oggi. Un altro grande Maestro, il drammaturgo
Bertolt Brecht, con la sua bella poesia «Ho
sentito che non volete imparare niente» scuote le coscienze di ogni età,
quando ci dice: «Ho sentito che non
volete imparare niente. / Deduco:
siete milionari. / Il vostro futuro è
assicurato – esso è / Davanti a voi
in piena luce. I vostri genitori /
Hanno fatto sì che i vostri piedi / Non
urtino nessuna pietra. Allora non devi /
Imparare niente. Così come sei / Puoi
rimanere. / E se, nonostante ciò, ci
sono delle difficoltà, dato che i tempi, / Come ho sentito, sono insicuri / Hai i tuoi capi che ti dicono esattamente / Ciò che devi fare affinché stiate bene. / Essi hanno letto i libri di quelli / Che sanno le verità / Che
hanno validità in tutti i tempi / E
le ricette che aiutano sempre. / Dato
che ci sono così tanti che pensano per te / Non devi muovere un dito. / Però,
se non fosse così / Allora dovresti
studiare».
Le
motivazioni autentiche non comportano un apprendimento che abbia come fine il
voto o effimere ricompense estrinseche. Si studia in un rapporto educativo in
cui star bene insieme, dove è possibile costruire un’immagine positiva di sé e
riconoscere nella cultura la sua bellezza, il piacere e le soddisfazioni che
può dare, la via per un domani migliore, di cui - pure nei momenti difficili- non
perdere mai la speranza. Studiare non passivamente serve a capire, a sentirsi
bene, ad essere ottimisti, ad alzare le vele - come insegna Dante - per "correr miglior acque" (Purgatorio,
I, 1).
La
libertà e la ricerca della verità comportano responsabilità personali, non sono
ereditabili e non delegabili, vanno conquistate per avere autonomia di
giudizio, per poter decidere della propria vita e di quella della comunità, per
un futuro che sarà meno confuso e più chiaro, se non si vuole vivere nella
precarietà o nell’eterno presente dell’illusorio paese dei balocchi, da dove -
ricorda Carlo Collodi - si esce ciuchini che «non possono far altro che una fine disgraziata».
In
questo momento storico, in cui la crisi economica è particolarmente grave, la
crescita e lo sviluppo del Paese dipendono dalla valorizzazione dei saperi e
delle culture, dalle risposte che, su questo piano, vanno sollecitate a quanti
hanno responsabilità istituzionali; non da meno, devono impegnare, in prima
persona, qui e ora, le giovani generazioni che siedono nei banchi di scuola,
valorizzando le loro notevoli potenzialità, l’intelligenza e la bellezza del
loro pensiero.
La valutazione
In
tale scuola, la valutazione, che non è una scienza esatta, fornisce un riscontro
dinamico al docente e all’alunno per migliorare il processo di
insegnamento-apprendimento, non distrugge l’autostima della persona dello
studente, non mortificala possibilità di riprendere un percorso, non è celata,
è trasparente, comunicata in tempo reale all’alunno e alla famiglia, offre,
quando necessario, indicazioni terapeutiche. In questa prospettiva, nel "Moscati"
si è pensato anche ad un monitoraggio bimestrale dei voti conseguiti nelle
verifiche a metà di ciascun quadrimestre per dare trasparenza, per migliorare la
relazione tra scuola e famiglia, per osservare sistematicamente il processo di
insegnamento-apprendimento con un feed-bek dinamico, che aiuta ad intervenire
con migliore precisione e puntualità.
Nella
stessa prospettiva, in sede di valutazione quadrimestrale si va oltre i voti
delle verifiche per una valutazione olistica, che complessivamente considera il
processo e il percorso, i punti di partenza e quelli di arrivo, lo stile e il
tempo di apprendimento, l’interesse, l’impegno, la partecipazione dell’alunno
al dialogo educativo, i fattori cognitivi ed extracognitivi. Quando tutto è a
sfavore dello studente, quando può essere compromesso un anno di studio e un
anno di vita, la valutazione non positiva non assume, nella scala di
valutazione 1 - 10, il significato di una condanna, di una caduta
irrimediabile, di una sentenza definitiva di un giudizio distruttivo della
persona, veicolando sempre un segnale di fiducia e di possibile ripresa legata
alle inalienabili qualità intellettive e umane di ogni studente, di cui occorre
sempre mantenere alto il livello di consapevolezza personale.
«Un sistema educativo, una teoria pedagogica,
un indirizzo politico nazionale di ampio respiro - scrive J. Bruner - che sottovalutino il contributo della scuola
allo sviluppo dell’autostima degli alunni fallisce una delle sue funzioni
primarie» (J. Bruner, La cultura
dell’educazione. Nuovi orizzonti per la scuola, Feltrinelli, Milano, 2001,
p. 51). Lo stesso autore suggerisce che, in presenza di una prova malfatta, a
volte, basterebbe «l’offerta di una
seconda possibilità, l’apprezzamento di un tentativo buono anche se non
riuscito, ma soprattutto un’opportunità di dialogo che permetta all’interessato
di scoprire perché e come le cose non hanno funzionato nel modo previsto»
(Ibidem, 50).
La
valutazione, come è stato ricordato nell’ultimo collegio dei docenti dell’anno
scolastico 2011/12 è la cartina di tornasole del livello di autoreferenzialità
del docente e la scuola deve costantemente costruire - in maniera dinamica e
partecipata - una cultura e un sistema di valutazione che diano valore alla
persona, in grado di valorizzare la collegialità del consiglio di classe e dei
dipartimenti disciplinari in un’ottica di coerenza e di continuità orizzontale
e verticale.
Cultura e scuola
Il
liceo "Moscati" non ha mai pensato alla scuola del mero programma, ad
una cultura astratta e devitalizzata, ha dato luogo - in questi anni – ad una
serie di confronti con rappresentanti della società, delle istituzioni e della
cultura contemporanea. Incontrare, tra gli altri, Francesco Alecci, Vittorino Andreoli, Gian
Mario Anselmi, Raffaele Antonelli Incalzi, Pino Aprile, Michele Bianco, Giovanni
Fabrizio Bignami, Gianluca Bocchi, Corrado Bologna, Pierfranco Bruni, Luigi
Cancrini, Eva Cantarella, Giulia Carcasi, Francesco Carofiglio, Giovanni
Cipriani, Gherardo Colombo, Cesare De Marchi, Paolo De Stefano, Franco Di Mare,
Gianfranco Fini, Pietro Maria Fragnelli, Umberto Galimberti, Luciano Garofano,
Marco Gerardo, Nicola La Gioia, Giuseppe Ledda, Marco Leone, Domenico
Licchelli, Salvatore Ligorio, Angelo Lippo, Giovan Battista Mancarella, Walter
Mauro, Patrizio Mazza, Enrico Mentana, Josè Minervini, Federico Moccia, Antonio
Morelli, Franco Nembrini, Raffaele Nigro, Benigno Luigi Papa, Corrado Petrocelli,
Gustavo Pietro-polli Charmet, Matteo Pizzigallo, Sergio Rizzo, Filippo Santoro,
Luigi Scorrano, Cristanziano Serricchio, Alberto Sobrero, Cinzia Tani, Sergio
Tanzarella, Giuseppe Vacca, Sebastiano Vassalli, Marcello Veneziani, Bruno
Zecchi, importanti rappresentanti della cultura locale come Vincenzo De
Filippis, Ciro De Roma (di cui nel presente annuario si propone un affettuoso
ricordo), il compianto p. Salvatore Discepolo, d. Cosimo Occhibianco, Rosario
Quaranta (del quale si presenta nelle pagine successive un pregevole studio su "Momenti e figure del Risorgimento a
Grottaglie"), Carlos Solito, Angela Traversa, Silvano Trevisani non ha
altre motivazioni, se non quella di offrire agli studenti appuntamenti
indimenticabili, singolari per la loro ricchezza culturale, per la qualità dei
contributi, degli spunti offerti per pensare, riflettere, guardare oltre l’uscio
del piccolo mondo a cui si appartiene, non con rapporti virtuali, ma reali,
diretti, faccia a faccia, per andare oltre l’orizzonte della vita umana ridotta
al solo hic et nunc.
Incontrare
modelli di competenza proposti da autorevoli testimoni è un’opportunità per
conoscere e conoscersi meglio, per far emergere o rafforzare un’inclinazione,
un orientamento di vita, per rilanciare un impegno di conquista del
futuro.
La
scuola è una finestra sul mondo, una finestra spalancata per respirare a pieni
polmoni l’aria di questo tempo e di questa società, per non ammuffire nel
chiuso di una cultura stantia, libresca, sterile, inessenziale. Gli incontri
con personalità della cultura contemporanea non sono stati un momento di
evasione rispetto alle normali attività scolastiche, ma di crescita e di
formazione reale, di partecipazione globale in un’esperienza di apprendimento
in cui cognitività, relazionalità ed emotività si integrano e si incrementano
armonicamente e dinamicamente, in cui liberarsi da una sottocultura chiusa in
un presente fine a se stesso.
Attraverso
gli incontri con autorevoli personalità della cultura nazionale, il liceo si è
aperto al territorio, alla partecipazione delle famiglie e della cittadinanza,
in coerenza con l’idea di una scuola non ripetitiva, ma aperta al domani, che
si configura non solo come servizio alla persona, ma anche come servizio alla
comunità, dove è soggetto attivo di politica culturale, senza asservire la
cultura a logiche particolari e ad interessi strumentali.
I nuovi indirizzi di studio
L’istituzione
di nuovi indirizzi di studio (il linguistico dall’anno scolastico 2006/07, le
scienze umane dal 2007/08, le scienze applicate dal 2008/09) insieme ai
preesistenti (classico e scientifico) è scaturita dalla necessità di offrire -
all’interno del percorso liceale - la possibilità più ampia di scelta in
coerenza con le personali attitudini delle nuove generazioni, altrimenti
costrette a scelte limitate, condizionando non positivamente il personale
futuro e quello della comunità di appartenenza.
In
un territorio che comprende il terzo comune della provincia, dopo Taranto e
Martina Franca, e tanti altri comuni confinanti con la città delle ceramiche,
non è pensabile rinchiudersi, dilettarsi sull’esistente con lamentazioni che
non producono cambiamento, progresso, civiltà; non si può avere un’offerta
formativa circoscritta, limitata all’istruzione artistica (il glorioso e
storico istituto d’arte) e ad alcuni indirizzi dell’istruzione professionale
per i servizi commerciali e per i servizi socio-sanitari e con un ancor più piccolo istituto tecnico per
l’indirizzo economico.
Bisogna,
altresì, ricordare che la legge n. 296 del 27 dicembre 2006 (legge finanziaria)
ha stabilito l’obbligatorietà del biennio della scuola secondaria di secondo
grado. È stata una legge che ha portato la scuola italiana ad armonizzarsi, a
tal riguardo, con i sistemi scolastici dei paesi europei. Non si poteva e non
si può, pertanto, costringere lo studente a scegliere tra i pochi indirizzi di
studio esistenti nelle scuole secondarie di secondo grado di Grottaglie e
l’oneroso pendolarismo per trovare l’indirizzo di studio congeniale al
personale orientamento scolastico nella città di Francavilla Fontana o di
Taranto o altrove.
Una
migliore attenzione ad una politica scolastica - non limitata a garantire il
pur importante buon funzionamento delle scuole dell’infanzia e del settore
primario - avrebbe indotto quanti dovrebbero aver cura del bene della cittadina
grottagliese ad investire in istruzione e ad assicurare il diritto allo studio
con l’istituzione di nuovi indirizzi di studio, con una adeguata attenzione
alle vocazioni sociali, economiche e culturali del territorio.
Una
città che vuole migliorare il proprio sviluppo economico, la qualità della vita
sociale e civile non può non investire nell’istruzione "superiore",
senza la quale si resta chiusi nel proprio orticello, senza alcuna prospettiva
e speranza di crescita e di progresso.
Centri
cittadini più piccoli di Grottaglie offrono ai loro giovani possibilità di
istruzione che la città delle ceramiche non ha ritenuto importanti e da
cogliere al momento giusto.
Oggi
è importante non solo avere una scuola secondaria di secondo grado con una molteplicità
di indirizzi in coerenza con le vocazioni e le prospettive di sviluppo di un
territorio, ma pensare di legare a questa la nuova frontiera dell’ITS, l’istruzione
tecnica superiore post diploma, per acquisire, in un particolare momento di
crisi occupazionale, necessarie ed elevate competenze professionali,
immediatamente spendibili nel mercato del lavoro.
Offrire
la possibilità di avere un liceo linguistico, un liceo delle scienze umane,
l’opzione delle scienze applicate significava eliminare il pendolarismo verso
centri più lontani, soprattutto consentire a tutti, anche in presenza di
condizioni più disagiate, di impegnarsi negli studi desiderati nella scuola più
vicina a casa. Qui c’è l’idea di una scuola non per pochi, ma di tutti e di
ciascuno, di una scuola democratica, popolare, nel rispetto della migliore
tradizione pedagogica che va da Pestalozzi a Freinet, a don Milani...
Studenti
grottagliesi frequentanti le scuole con indirizzi di studio presenti solo nel
capoluogo sarebbero stati costretti a rimanere per tutta la giornata fuori di
casa per partecipare alle attività extracurricolari o a stare alcune ore su un
bus per andare e tornare più di una volta nella stessa giornata, con sacrifici anche
economici non sostenibili da parte di tutte le famiglie e, non per ultimo, con
evidenti ricadute sulla qualità dell’apprendimento.
È
meno rilevante, ma non trascurabile, il maggior numero di posti di lavoro nella
scuola di Grottaglie, il richiamo a Grottaglie per studenti e famiglie
provenienti dai centri vicini che, venendo per la scuola, hanno l’opportunità
di fermarsi per fare acquisti nelle diverse attività commerciali.
Nel
tempo si riconoscerà che la decisione di istituire nuovi indirizzi di studio a
Grottaglie - grazie anche alla intelligente volontà dell’assessore provinciale
alla P.I., Giuseppe Vinci, di includere
le richieste nel piano di riordino delle rete scolastica della provincia jonica
- è stata lungimirante e proiettata
verso un futuro che solo con una miope grettezza non si riesce a scrutare, prevedere e
progettare; agli storici ritardi dovuti alla mancata costruzione di una sede
specifica per il "Moscati" non si potevano sommare i ritardi per
l’avvio di un più ampio progetto di sviluppo sul piano formativo e culturale.
In un grave vuoto di politica scolastica, il liceo "Moscati" ha
potuto solo ampliare l’offerta formativa del percorso di studi liceali, non
potendo chiedere indirizzi di tipo tecnico o di tipo professionale, con un’opera
di supplenza - pur rimanendo nell’ambi-to delle proprie competenze - rispetto
ad altre istituzioni locali.
Oggi,
Grottaglie può dire di avere non solo il celebrato istituto d’arte
(trasformatosi con la riforma in un liceo artistico), ma anche il liceo "Moscati"
- che in questi anni, con i suoi indirizzi scientifico, classico, linguistico e
delle scienze umane, ha acquisito prestigio e apprezzamenti non solo a livello
provinciale - in cui è possibile sempre più e sempre meglio riconoscersi
positivamente. In una città dove si mette in discussione l’esistenza del
presidio ospedaliero, la funzionalità e l’esistenza di importanti servizi
sociali, dove stanno per essere soppressi gli uffici giudiziari, dove alcune
strutture sportive non sono più funzionanti, dove il numero degli occupati
diminuisce, dove le botteghe di artigianato vanno riducendosi, dove non si riesce a costruire
un edificio scolastico, si dovrà riconoscere che, nonostante tutto, il liceo è
cresciuto nelle iscrizioni e, soprattutto, nella qualità di un’offerta
formativa aperta alla comunità locale.
L’offerta formativa
Il
liceo "Moscati", in coerenza con un’idea di scuola, ha dato luogo ad
attività extra-curricolari per mettere nelle condizioni gli studenti di
arricchire e completare il personale percorso formativo.
Rimarrà
indimenticabile la Lectura Dantis
realizzata dal 2005/06 e monotematica dal 2006/07 su Il ‘900 legge Dante, su Umanità
e magnanimità nell’Inferno nel 2007/08, su Strada facendo… storia di un viaggio alla ricerca di sé nel 2008/09,
su Amore sacro e amore profano. Le rime
agrodolci di Dante nel 2009/10, su Ahi serva Italia… nel 2010/11, su Superbia e umiltà nella Comedìa di Dante
nel 2011/12, su La dolce armonia nei
versi di Dante - Diverse voci fanno dolci note… nel 2012/13 con relatori
giunti da tutt’Italia, con ragazze e ragazzi che hanno avuto il piacere di
rappresentare, con la guida di un amatissimo regista teatrale, Alfredo Traversa, tanti canti della Divina Commedia, che è stata riscoperta, attualizzata, interiorizzata,
amata con una folta partecipazione di pubblico, non solo nelle serate
grottagliesi, ma anche nelle serate che - in un’idea di scuola aperta al
territorio - sono state realizzate a Carosino, Monteiasi, San Giorgio Jonico.
Serate sempre affollate in cui si è stati insieme ad affezionati cultori che
hanno assiduamente frequentato il "Moscati", Vincenzo De Filippis,
Salvatore Gigantiello, Rosario Quaranta, Antonio Sapio, i compianti Ciro De
Roma e Aldo Forleo e tanti altri protagonisti della vita civile e sociale della
città delle ceramiche che, in questi anni, si sono stretti intorno al liceo.
Incantevoli le serate trascorse nella chiesetta delle ospitali suore clarisse,
dove una sorprendente studentessa, Simona Quaranta, interpretò, con squisita
sensibilità artistica, la Francesca del V canto dell’Inferno, mirabilmente commentato dalla prof.ssa Josè Minervini e
dove una attenta Laura Di Palma, ascoltando il commento del giudice Antonio
Morelli, confida nel suo diario che «l’emozione
dell’incontro con Dante si amplifica e si approfondisce».
Quando
riecheggerà o si sussurrerà qualche verso del Sommo Poeta, si ritornerà con la
mente e con il cuore anche agli anni del "Moscati", comprendendo più
adeguatamente la tenacia di chi non s’arrendeva mai per realizzare al meglio
un’esperienza formativa in grado di incidere profondamente nella cultura, nella
coscienza e nella storia personale di tanti ragazzi.
La musica è il linguaggio della gioventù e una
scuola senza musica è una scuola senza gioventù. Con le prime esperienze
realizzate negli anni 2004/05 e 2005/06, in collaborazione con il liceo
musicale "Paisiello" di Taranto, è stato formato il coro con circa 70
voci, guidato prima dalla prof.ssa Gabriella Pastore e dal 2005/06 dal prof.
Salvatore Abatematteo con scambi musicali in Francia (Brest) e in Austria
(Vienna). Dall’anno scolastico 2009/10 è stata organizzata, con la direzione di
Carmine Fanigliulo, l’orchestra che conta circa 45 elementi e la collaborazione
dei docenti di strumento musicale della scuola secondaria di primo grado "Pignatelli",
Palma di Gaetano, Giordano Muolo, Cosimo Rossetti e, non ultima, Gabriella
Pastore.
La
musica - come ci dice Kahlil Gibran - insegna «a vedere con l’orecchio e a udire con il cuore» e non c’è cuore più
sensibile di quello di un giovane negli anni più belli del suo cammino di vita.
Gli studenti possono essere più o meno studiosi, più o meno disciplinati, più o
meno impegnati nelle ore curricolari, ma tutti diventano migliori, cogliendo
nell’esperienza formativa della musica gli stimoli necessari per fare un positivo
passo in avanti nella formazione e nella vita, per costruire rapporti
significativi, per sentirsi parte di un insieme che è il coro o l’orchestra, il
gruppo, la scuola, il "Moscati", di cui si avverte più forte il senso
di appartenenza e la comune identità.
La continuità con
l’università ha avuto
sempre una sua centralità nel progetto del "Moscati", una continuità
con un’attività di orientamento non ristretta agli incontri con i
rappresentanti venuti a proporre il piano di studi dei vari corsi di laurea.
L’orientamento per la scelta degli studi universitari è stato pensato e
realizzato con gli annuali corsi di analisi matematica tenuti dal prof. Dian K.
Palagatchev del Politecnico di Bari (II facoltà di Ingegneria di Taranto), con
i corsi di Matematica finanziariatenuti dal prof. Luigi De Cesare
dell’Università degli Studi di Foggia, con le esperienze di Chimica realizzate
in laboratorio con la guida della prof.ssa Marisa Bertolotto e del dott.
Alessandro Buccolieri dell’Università del Salento, con un approccio che
anticipa la formazione universitaria in discipline caratterizzanti e migliora
la preparazione degli studenti negli ultimi anni del liceo.
Anche
i corsi di lingua inglese per acquisire la certificazione Cambridge B2 hanno
consentito di raggiungere un livello di competenza riconosciuto a livello
internazionale con il conseguente esonero dall’esame di lingua straniera
all’università.
Con
l’anno scolastico 2012/13, il liceo è divenuto Cambridge Exam Preparation Centre, come riconoscimento e
apprezzamento della dimensione europea e internazionale
dell’insegnamento/apprendimento delle lingue straniere, potendo così garantire
una preparazione completa in Inglese, che include tutte le competenze
linguistiche con insegnanti madrelingua specializzati nella specifica preparazione
agli esami, nelle esercitazioni preparatorie alle varie prove da sostenere nei
Test Center Cambridge, mettendo a disposizione libri di testo delle migliori
case editrici internazionali e uno sperimentato materiale digitale. Resta
l’obiettivo di diventare Test Center Cambridge, dotandosi, però, degli spazi
necessari di cui attualmente non si dispone. I corsi per l’Ecdl core, l’Ecdl
advanced e l’Autocad 2D hanno consentito di acquisire un linguaggio specifico e
certificazioni utili per gli studi universitari e per il mondo del lavoro. Il
liceo, oltre ad essere test center Aica per l’Ecdl core, è diventato pure sede
di esami per l’Ecdl advanced e per l’Autocad 2D, consentendo agli studenti di sostenere
le prove finali con una migliore serenità.
Dal
2008/09 sono stati avviati corsi di scacchi, in collaborazione con la
Federazione Scacchistica Italiana, che hanno consentito agli studenti di
partecipare a incontri e tornei provinciali, regionali e nazionali. Gli scacchi
rientrano nell’attività formativa in quanto sono il più impegnativo gioco
intellettuale, condividendo con la matematica - come il prof. Leonardo Aversa
ben sa - lo stesso approccio nell’analizzare,
affrontare e risolvere i problemi. I processi mentali richiesti dalle regole di
gioco, la geometria della scacchiera coincidono con quelli richiesti dalla
matematica. La storia del gioco degli scacchi e la storia della matematica sono
profondamente intrecciate. Indimenticabile la prima partecipazione della squadra
del liceo alle finali nazionali di Caorle (Venezia) nella primavera del 2010
con Pierfrancesco Aversa, Roberto Frascerra, Gianluca Piergianni, Maurizio
Ragusa, Angelo Talò e Antonio Rubino.
La Mosca del Moscati, lo storico giornale di istituto, da un
semplice ciclostilato è stato trasformato in una pubblicazione stampata in
tipografia con redazioni costituitesi negli anni con la libera partecipazione
degli studenti, guidati prima dalla prof.ssa Tiziana Dattuomo e poi dalle
prof.sse Angela Sansonetti, Maria Letizia Monteleone e Claudia Sarli.
Indimenticabile l’edizione in cui gli studenti attribuirono i voti ai docenti e
il pieno riconoscimento della libertà di stampa mai impedita o lesa da alcuno,
come è inossidabile il ricordo del numero XVIII dell’anno 2007 curato da
Vincenzo Barletta, Ciro D’Amicis,
Antonella Galeone, Dario
Lenti, Federica Linoci, Alessandra Miccoli, Luca Antonio Nigro, Angelica Piccinni,
meritevole del primo premio alla XII Mostra nazionale del giornale scolastico "Liberiamo
le idee", riconoscendo nella motivazione che «I temi connessi alle attività didattiche sono anche considerati alla
luce di problematiche più ampie da cui traggono ulteriore senso. Caratteristica
appare, inoltre, la rilevanza data alle recensioni di libri, spettacoli e
musica. La veste grafica peraltro appare curata».
Tra
le attività extracurricolari organizzate in questi anni, resta indimenticabile
la prima edizione del cineforum dell’anno scolastico 2005/06, Cinema per la pace, con il coordinamento
didattico del prof. Salvatore Monaco e la direzione artistica di Massimo Causo
e con la qualificata partecipazione dei critici cinematografici del mondo
accademico e di importanti quotidiani nazionali, Vito Attolini, Vincenzo
Camerino, Antonella Gaeta, Anton Giulio Mancino e Silvana Silvestri.
Le collaborazioni
Sono
stati numerosi i rapporti di sistematica e feconda collaborazione tra il liceo
e alcune organizzazioni del territorio, in coerenza con l’idea di una scuola
aperta ai contributi della società civile.
Con
la sezione locale dell’Aido
(Associazione Italiana per la Donazione di Organi, tessuti e cellule), presieduta
prima dall’instancabile dott. Aldo Forleo, la cui scomparsa lascia un vuoto
incolmabile nella vita culturale e civile di Grottaglie, e dalla prof.ssa Luisa
Radicchio poi, si sono organizzati incontri, con la partecipazione di
qualificati esperti, per sensibilizzare
gli studenti per promuovere, in base al principio della solidarietà sociale, la
cultura della donazione di organi, tessuti e cellule, promuovendo nel contempo
la conoscenza di stili di vita atti a prevenire l’insorgere di patologie che
possano richiedere come terapia il trapianto di organi.
Con
il Lions Club della città delle
ceramiche si sono realizzati rapporti di collaborazione per tantissime
iniziative ad iniziare da quelle dell’anno scolastico 2007/08 con la gentilissima
presidente Carmela Fanigliulo nell’appuntamento del "L’ottodonna - giornata di riflessione sulle pari opportunità"
e con i presidenti del club succeduti negli anni seguenti, Maria Rosaria Jorio,
Giuseppe Tarantino, Francesco Italo Spagnulo, Tommaso Sibillio, Nicola De
Florio.
Con
la locale Sezione della Società
Nazionale di Salvamento sono stati attivati corsi per il conseguimento del
brevetto di bagnino di salvataggio, utile non solo per facilitare l’acceso
all’accademia militare della M.M., quanto soprattutto per migliorare la cultura
della sicurezza personale e verso gli altri in un rapporto di aiuto concreto e
di solidarietà, maturando il senso di responsabilità nei confronti
dell’ambiente, acquisendo il senso della cittadinanza solidale e attiva.
Con
la Società di Storia Patria per la
Puglia - Sezione di Taranto, presieduta da Giovangualberto Carducci, sono
stati organizzati tanti incontri culturalmente rilevanti, tra i quali il
convegno di studi per i 400 anni della nascita di Giuseppe Battista e le
manifestazioni per celebrare i 150 anni dell’unità d’Italia, di cui è stato magna pars Rosario Quaranta, segretario
della sezione tarantina, instancabile studioso e ricercatore di storia locale,
sempre disponibile nella generosa collaborazione alle attività del "Moscati"
come nella presentazione del 31 marzo 2006 del suo saggio storico La vera
storia del Prete Brigante D. Ciro Annicchiarico (1775 - 1818), nella bella
lezione del 1° aprile 2008 su "Dante
nell’esperienza umana e letteraria di Minimo Chierico (P. Francesco Stea)",
nella presentazione del 25 marzo 2011, in occasione delle celebrazioni dei 150
anni dell’Unità d’Italia, della ricerca su "Momenti e figure del Risorgimento a Grottaglie", pubblicata -
come già detto - in questo annuario per sottolineare l’apertura e il
radicamento della scuola nel territorio.
Con
l’Associazione Koinè culturale "Giuseppe
Battista", di cui è benemerito presidente il vulcanico Roberto Burano,
c’è stata una preziosa collaborazione sulla cultura locale con incontri su
pregevoli pubblicazioni di Cosimo Occhibianco. Resta ancora vivo il ricordo
della serata, tra le altre, del maggio 2012, organizzata, con le scuole medie "Don
Luigi Sturzo" (preside Anna Cecilia Clemente) e "Pignatelli"
(preside Patrizia Di Lauro), sul bel libro, Li
Sciuèchi ti nna vóta - Così giocavano a Grottaglie, E non solo...! Sempre
con l’Associazione Koinè culturale "Giuseppe Battista", nell’ottobre
del 2012, è stata vissuta la bella serata culturale con lo scrittore Raffaele
Nigro e con il regista Aldo Di Russo.
Particolarmente
preziosa è stata la collaborazione dell’Associazione
"Amici del Moscati", presieduta da Mimmo Annicchiarico, per tanti
anni stimatissimo docente di Storia e Filosofia del liceo. L’associazione è
nata dall’iniziativa di un gruppo di ex docenti ed ex alunni, consapevoli della
rilevanza degli anni vissuti nel liceo "Moscati", dell’importante
compito di questa istituzione scolastica nella formazione delle nuove
generazioni e nella vita culturale della comunità, che hanno deciso così di
collaborare per mantenere vivo un legame non nostalgico, per sostenere lo
svolgimento di alcune importanti attività e manifestazioni extracurricolari, per le quali l’apporto culturale e
organizzativo dell’associazione è insostituibile.
Ci
sono state anche altre collaborazioni che, anche se non caratterizzate dalla
stessa sistematicità e continuità, hanno dato linfa alla vita del "Moscati", quali
il "Presidio del Libro"
con la disponibilità, tra gli altri, di Pietro Aresta, valente operatore
culturale, dell’arguto Ciro Vestita e dell’apprezzato saggista e critico
letterario Filippo La Porta, quali il Soroptimist
Club di Grottaglie, presieduto dalla prof.ssa Teresa Bray Traversa, parte
attiva nell’edizione 2012/13 della Lectura Dantis, quali "Dámatra
- Studio di consulenza Turistico-Archeologica", presieduta da
Gianfranco Dimitri. Con quest’ultima, nell’ottobre del 2007, sono stati
realizzati, con la direzione di Barsanofio Chiedi, scavi in contrada "La
Torre" nel terreno di Giuseppe De Felice per portare alla luce un ratto
dell’antica via Appia e per «rinvenire
- come hanno scritto gli studenti nelle loro riflessioni conclusive - testimonianze di un passato finora conosciuto
solo fra i banchi di scuola, facendoci sentire un po’ più vicini ai popoli che
hanno tracciato le fondamenta del nostro presente». Una bella pagina nella
storia delle indagini e delle ricerche del territorio grottagliese, scritta da
studenti entusiasti, Mariantonietta Abatematteo, Saverio Abatematteo, Mattia
Brancone, Vincenzo Cafforio, Valeria De Mitri, Fabio Marino, Alessandra Mazza,
Valerio Miale, Carmine Montemurro, Raffaello Nitti, Pietro Orlando, Rita Renò,
Francesca Rubino, Francesca Scardino, Valerio Bonfrate, Valentina Anna Lucia
Damiani, Roberto Donatelli, Elena Emma Fasano, Roberta Latorre, Lorena Maria
Martucci, Marco Quaranta e Serena Virga, coordinati dai proff. Massimiliano
Bini e Francesco Antonio Prudenzano. Una bella pagina di vita scolastica che ha
trovato una positiva continuità nell’anno scolastico 2011/12, con gli scavi che
sono proseguiti con il coordinamento del prof. Giorgio Foti.
Le pubblicazioni
In
questi ultimi due anni scolastici, il liceo ha voluto documentare alcuni
progetti di studio e di ricerca, di cui sono stati protagonisti gli studenti,
insieme a validissimi docenti.
Si
tratta di progetti di studio e di ricerca fortemente legati al territorio per
significare, con una tenace coerenza, l’idea di una scuola al servizio della
persona e della comunità.
In
occasione dei quattrocento anni della istituzione della Parrocchia "San
Giovanni Battista" a Monteiasi, un gruppo di studenti del liceo residenti
nella stessa cittadina (Erika Caramia, Raffaella Caretta, Marianna Fanizzi,
Annabella Fedele, Nicoletta Grecucci, Antonella Manigrasso, Marianna Manigrasso
Veronica Piccirillo, Paolo Pisarra, Luisa Quarta, Danila Sambati), guidati dai
docenti Giorgio Foti e Angela Sansonetti, con la collaborazione di Antonio
Caramia, don Francesco Castelli (Direttore dell’Archivio Storico Diocesano -
Taranto), Cosma Chirico (Responsabile Laboratorio di ricerca storica - Archivio
di Stato di Taranto), don Emiliano Galeone (Parroco della chiesa "S.
Giovanni Battista", Rosario Quaranta (Direttore dell’Archivio Capitolare
di Grottaglie) hanno realizzato una ricerca storica, i cui risultati sono stati
pubblicati nel saggio San Giovanni
Battista - Chiesa e comunità in una storia lunga quattrocento anni, che
evidenzia la qualità culturale dell’offerta formativa del liceo e il suo
profondo radicamento nella comunità.
Grottaglie in uno zoom presenta la Grottaglie vista dai giovani
con il particolare linguaggio della fotografia una città di cui si colgono
angoli di particolare bellezza e fascino. Protagonisti sono stati gli studenti
Francesco Anastasia, Lucia Anastasia, Marianna Blasi, Maria Borlizzi, Enrico
Caliandro, Francesca Carrieri, Federica Chianura, Angelo D’Urso, Silvia Maggi,
Fabio Mazza, Daniele Nisi, Mario Quarato, Luigi Savino, Laura Vicinanza, Ylenia
Vinci, con la guida di Antonio Caramia e la collaborazione di Daniela Annicchiarico,
Roberto Burano, Marilena Cavallo, Francesco De Vincentis, Raffaele Nigro,
Silvano Trevisani, Gianni Zanni.
Chiostro, Chiesa, Convento
- Arte e Fede dei Paolotti a Grottaglie presenta il monumento di bellezza artistica e di fede della
comunità dei Padri Minimi di Grottaglie, grazie ad una ricerca realizzata dagli
studenti Anna Paola Cofano, Ermes
Filomena, Maria Francesca Formuso, Federico Fornaro, Federica Leggieri, Annalaura
Miccoli, coordinati da Giorgio Foti (che scopre nella pittura murale a secco di
Bernardino Greco da Copertino della lunetta 21 del chiostro la stessa scena
rappresentata da Raffaello nel ‘500 e da Alessandro Baratta nel ‘600) e da
Loredana Lucchese e con la collaborazione di don Francesco Castelli, Cosma Chirico,
Rosario Quaranta.
Un’anima senza un corpo
Resta
l’amarezza di altri nove anni in cui il liceo "Moscati" non ha visto
la costruzione di una propria sede scolastica. A tal riguardo, non sono
mancate, neppure in questi anni, promesse e impegni mai mantenuti, speranze
sempre deluse. Grottaglie resta l’unico Comune della provincia di Taranto dove
non si è costruito l’edificio scolastico per il liceo, un gravissimo danno per
la formazione dei giovani e per la città, le cui responsabilità sono di tutte
le amministrazioni comunali e provinciali che si sono succedute in più di
trenta anni, ma anche di una comunità che, nel suo insieme, ha riconosciuto il
liceo e la formazione dei figli non come un bene primario per il quale
impegnarsi e battersi in prima persona. Il "Moscati", purtroppo, è
stato sacrificato sull’altare di logiche di parte, di schieramento, di
interessi politici e, a volte, personali e, nel peggiore dei casi,
dell’indifferenza cieca e ottusa di chi "si ferma a guardare il dito, senza vedere la luna".
Il
liceo è ancora in attesa di una sede dignitosa, quale risposta ai bisogni
didattici e formativi soprattutto degli studenti e all’impegno di tutti gli operatori
del "Moscati" che lavorano in condizioni di non facile gestione delle
attività. Lo svolgimento di queste ultime risulta particolarmente complesso a
causa delle numerose sedi, in alcune delle quali non è possibile ubicare
neppure un intero corso. Si è costretti dunque a una frammentazione non solo
dei diversi indirizzi di studi, ma anche di uno stesso corso, collocando le
classi in plessi diversi.
Non
si è ancora attenuata l’eco della beffa dell’ultima conferenza di servizi del
16 settembre 2011, nell’ufficio dell’assessore provinciale ai LL.PP., Costanzo
Carrieri, dove sono stati convocati i rappresentanti del Comando VV.FF.,
dell’Azienda Sanitaria Locale, della Prefettura, del C.O.N.I. provinciale,
dell’Ufficio Scolastico Regionale, dell’Ufficio Scolastico Provinciale,
dell’Autorità di Bacino della Puglia, della Telecom, dell’Enel, del Comune di
Grottaglie, il dirigente del liceo “Moscati” e i progettisti (ingg. Luigi Talò,
Romano De Pace e Massimo Nisi) per l’assunzione positiva del progetto definitivo
relativo alla costruzione del liceo, quando il rappresentante del Comune di
Grottaglie fa presente che il terreno, individuato dallo stesso Comune, su cui
far costruire l’edificio scolastico, non rispetta le distanze di legge dal
confinante "Parco delle Gravine", vanificando - dopo quasi dieci anni
dall’individuazione del sito - il procedimento realizzato. Tra gli attoniti
presenti, quante vibrate e giustificate rimostranze, in quella riunione, da
parte del sorpreso e giustamente adirato assessore Carrieri alla "funesta"
dichiarazione del rappresentante del Comune di Grottaglie!
In
questi anni, con la crescita del liceo (anche in virtù della già citata legge
n. 296 del 27 dicembre 2006, che ha reso obbligatorio il biennio della
secondaria di secondo grado), si è potuto disporre - al di là dell’adattata
struttura di via Sant’Elia, di proprietà dell’amministrazione provinciale, e di
altri locali sparsi nella città - di un immobile delle suore stimmatine e di
una parte dell’edificio di via Ennio di proprietà, quest’ultimo,
dell’amministrazione comunale, che - con la rispettabile, ma non condivisa
delibera n. 14 dell’11 gennaio 2012 della giunta, presieduta dal sindaco Ciro
Alabrese, su proposta dell’assessore alla P.I. - ha istituito e ubicato in via
Ennio una nuova scuola media aggregata al primo circolo didattico della città,
impedendo la completa disponibilità della sede e, di fatto, mettendo in serie e
gravissime difficoltà la funzionalità logistica e didattica del liceo, del
quale è impedita una sistemazione meno precaria. A nulla sono valse le proteste degli
studenti, la richiesta scritta del comitato dei genitori del "Moscati"
(Maria Galiandro, Giuseppe Abatiello, Luigi Camassa, Nicola Carnovale,
Bonaventura Greco, Rosa Intermite, Rosa Lenti, Rosa Marangella, Francesco
Nitti, Lucia Petracca, Salvatore Santopietro e Annamaria Sgobio), «dopo aver esaminato i diversi aspetti della
questione logistica e preso atto della preoccupante incertezza sulle soluzioni
urgenti e a più lunga scadenza dei problemi riguardanti le strutture del
Moscati», di un incontro pubblico, mai realizzato per la mancata
disponibilità del sindaco della città e del presidente dell’amministrazione
provinciale, «perché vengano assunte le
necessarie determinazioni del caso». A nulla è valso il precedente
documento, sottoscritto in gennaio 2013, dalla quasi totalità del personale
docente e Ata con cui si rivendicava «il
diritto di essere e fare scuola, di affermare con forza che il Moscati ci sta a
cuore e dovrebbe stare a cuore anche alla comunità e agli enti preposti alla
promozione della crescita culturale del territorio». A nulla è valsa la
lettera aperta sottoscritta dall’ex preside Pietro Lucchese e da tantissimi ex
docenti del liceo con cui si chiedeva di destinare l’intero piano terra
dell’edificio di via Ennio al liceo "Moscati", sollecitando il sindaco
di Grottaglie «all’uso di quel buon
senso, di quella buona volontà, di quella concreta sensibilità, che l’esercizio
dell’autorità ha da mettere in conto sulle questioni importanti…».
Dopo
tanti anni di "cammino alto e
silvestro" (Inf., II, 142), la storia continua e si spera con migliori
e più concrete assunzioni di responsabilità per risposte ormai non più
differibili, il cui ritardo penalizza - ogni giorno di più - la civilissima città
di Grottaglie.
*****
Al
termine di questi non facili nove anni di dirigenza nel liceo "Moscati"
- nei quali è stato profuso, al di là dei risultati raggiunti, un continuo
impegno per dar vita ad una scuola improntata a coerenti valori e comportamenti
-
è doveroso un sentito ringraziamento a quanti hanno creduto e condiviso
l’idea di scuola qui riproposta nei sui molteplici aspetti, a quanti hanno
offerto la loro disinteressata e leale collaborazione, a quanti continueranno
ad impegnarsi per dare un corpo all’anima del "Moscati", per fare
sempre meglio del liceo un polo formativo di eccellenza in un territorio di
notevoli potenzialità economiche e, soprattutto, culturali.