venerdì 18 aprile 2014

Ciro De Roma, un amico del "Moscati" 
Un grottagliese innamorato della sua città
Un ricordo del caro Ciro De Roma, pubblicato nel n. 10 di Kriptaliae, annuario del liceo statale "Moscati" di Grottaglie.






«Quando vi separate dall'amico, non rattristatevi: 
la sua assenza può chiarirvi ciò che in lui più amate,
 come allo scalatore la montagna appare più chiara dalla pianura»

(Kahlil Gibran)




Incontrare e conoscere Ciro De Roma è stato un piacere per la immediata simpatia, per il garbo dei modi, per la signorilità dello stile che avrebbe fatto dire ancora a Francesco De Sanctis che «di galantuomini come lui ormai se ne è perso lo stampo», per la cura e il cuore sempre presenti nelle sue molteplici attività, per la disponibilità verso il prossimo, per l'amore verso la comunità, la sua materna Grottaglie,  di cui si sentiva "testimone attento e leale", della quale cercava infaticabilmente "l'anima sua del tempo andato, lo spirito libero e coeso intorno al campanile suo" e per cui coltivava "la speranza di vedere, sull'orizzonte  ..., la luce di un giorno migliore", con una dignitosa qualità della vita, con uno sviluppo illuminato da "cultura,  tolleranza, amore per il prossimo, che purtroppo non vengono direttamente dal benessere materiale, ma da una concezione superiore  dell’uomo nel mondo".


Ciro De Roma aveva una particolare vicinanza al mondo della scuola e a quello dei giovani. Era sempre presente in tutte le iniziative che il liceo apre alla partecipazione della comunità locale, perché condivideva la positiva azione della scuola per migliorare la sua Grottaglie, perché vedeva nei giovani i protagonisti attivi cui affidare il testimone della storia ("C’è sempre  la speranza che  voi giovani possiate portare una ventata di civile progresso al Paese senza strappare le nostre radici"), perché aveva una cultura solida, profonda, aperta al confronto e al permanente progredire.   
Era ed è bello leggere e rileggere i testi di Ciro De Roma, le poesie, le biografie, le memorie personali, in cui apprezzare la ricchezza e la bellezza dei contenuti, delle emozioni, dei ricordi, delle riflessioni proposte e, soprattutto, la cura della forma sempre chiara e incisiva, corretta ed efficace, senza orpelli e inutili artifici.  
Di Ciro De Roma rimane l'incancellabile ricordo per i suoi scritti, per Grottaglie mia, per le belle pagine pubblicate su "Via Crispi", prezioso periodico locale d'informazione, attualità e cultura, per il suo generoso impegno culturale e civile. Chi vorrà conoscere da vicino Grottaglie, nella sua anima, nelle sue vicende del XX secolo non potrà prescindere dalle memorie di Ciro De Roma, da Grottaglie Mia, con cui si consegna alla storia della città delle ceramiche, restando vivo oltre gli anni della sua vita terrena.

"Quante cose ancora devono insegnare all'uomo queste nostre amiche api ..." scrive Ciro De Roma nel suo ultimo saggio e qui è bello cogliere qualche riferimento alla sua visione del mondo, alla sua Weltanschauung. Egli crede nell'uomo che deve sempre imparare, nel bene che si apprende "ancora", non una volta per tutte; è convinto che senza insegnamento e senza apprendimento non c'è vita, che si può imparare il bene anche da chi è più piccolo come un insetto, da chi è diverso come un'ape; sa che l'uomo deve aver cura dell'ambiente, della natura, del Creato, che l'amicizia, avendo la stessa radice della parola amore, è una dimensione della fraternità, una virtù e un valore naturale per il cuore dell'uomo.
Il dott. De Roma, come veniva chiamato nel rispetto della sua stimata professione medica, ha avuto la cultura del dono e il dono della cultura, come bene da costruire, disporre non per sé, ma per essere umanamente in sintonia con gli altri.
Quante suggestioni, quanti spunti per riflettere, per pensare, per imparare dagli scritti di Ciro De Roma!
"Quando spariranno le api all'umanità resteranno quattro anni di vita", ma Ciro De Roma sa che le piccole e industriose api non spariranno mai se i giovani, quelli di Grottaglie in particolare, accoglieranno l'appello rivolto in un indimenticabile  incontro con gli studenti al liceo Moscati: "Fateci sognare. Volate alto. Girate il mondo. Fate esperienze. Però non dimenticate il nostro vecchio cuore, radicato in questa nostra terra, che vi attende perché portiate qui un po’ della vostra genialità".








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