mercoledì 16 ottobre 2013

Un'idea di scuola, di territorio e di futuro

Presentazione del libro, San Giovanni Battista - Chiesa e Comunità in una storia lunga quattrocento anni, edito dal liceo "Moscati" di Grottaglie (TA) nell'anno scolastico 2011/12, a conclusione di un progetto di ricerca realizzato dagli studenti e coordinato dal prof. Giorgio Foti e dalla prof.ssa Angela Sansonetti.



Il progetto di studio e di ricerca sui quattro secoli della Chiesa Madre di Monteiasi, San Giovanni Battista - Chiesa e Comunità in una storia lunga quattrocento anni, non è un’attività formativa estemporanea, improvvisata, fine a se stessa, non è un’occasione per evadere rispetto all’ordinaria esperienza scolastica, non è un percorso formativo in discontinuità rispetto ad un’idea di scuola, di territorio, di futuro che in questi anni ha contrassegnato l’offerta educativa del liceo “Moscati” di Grottaglie.
È un progetto che nasce da chi crede nella scuola, come luogo di formazione e di vita, come esperienza di competente servizio, come impegno attivo, responsabilità consapevole, passione intelligente, arricchimento interiore in un rapporto formativo che coinvolge, include, incoraggia e trasforma.
Traspare chiara la dimensione di una scuola non libresca, costretta nel chiuso di un’aula, ma in grado di vivere un’esperienza formativa che sa andare oltre le chiusure e le distanze interne ed esterne, che aiuta a capirsi e a capire gli altri, in un tempo e in uno spazio in grado di coniugare passato e presente, vicino e lontano. Si tratta di quella scuola dove, come scriveva Seneca a Lucilio, «non scholae, sed vitae discimus», impariamo non per la scuola, ma per la vita.
È stata realizzata l’esperienza di una scuola che si libera dal tradizionale insegnamento dogmatico, perentorio e pedante, astratto e devitalizzato, proposto ex cathedra a studenti considerati vasi da riempire, proponendosi di rafforzare sempre più il passaggio dall’istruzione basata sulla lezione all’apprendimento centrato sullo studente.
La tanto celebrata autonomia scolastica qui ha avuto opportunità di esaltarsi - senza i clamori della ribalta di una scuola preoccupata solo di apparire - e, come non mai, sembra rispettato il significato vero del dettato del D.P.R. 8 marzo 1999, n. 275 e, in particolare, dell’art. 9, dove si afferma che «le istituzioni scolastiche … realizzano ampliamenti dell’offerta formativa che tengano conto delle esigenze del contesto culturale, sociale ed economico delle realtà locali. I predetti ampliamenti consistono in ogni iniziativa coerente con le proprie finalità, in favore dei propri alunni e, coordinandosi con eventuali iniziative promosse dagli Enti locali, in favore della popolazione giovanile e degli adulti». L’ampliamento dell’offerta formativa con San Giovanni Battista - Chiesa e Comunità in una storia lunga quattrocento anni ha potuto superare l’idea della scuola come corpo separato, dando luogo felicemente ad un’osmosi, ad una reciproca compenetrazione tra realtà che si integrano con un arricchimento soprattutto qualitativo delle conoscenze e della personale visione del mondo.
Nel territorio di Monteiasi, da dove tanti alunni si muovono per frequentare il liceo “Moscati” (di cui Erika Caramia, Raffaella Caretta, Marianna Fanizzi, Annabella Fedele, Nicoletta Grecucci, Antonella Manigrasso, Marianna Manigrasso, Veronica Piccirillo, Paolo Pisarra, Luisa Quarta, Danila Sambati sono una qualificata rappresentanza), da dove sono provenienti apprezzati docenti (il prof. Dino Castelli, la prof.ssa Carmela Marucci, la prof.ssa Domenica Carmela Salamino e la prof.ssa Angela Sansonetti), la chiesa di San Giovanni Battista celebra i 400 anni della sua elevazione a parrocchia. La storia di Monteiasi non può prescindere dalla storia della parrocchia, chiesa che vive tra le case degli uomini, spazio di fede e di fraternità, fermento e anima della comunità locale, luogo di sentita devozione, dove le varie generazioni hanno ininterrottamente pregato, cantato, gioito, sofferto, sperato, vissuto i Sacramenti e incontrato il Cristo nello sguardo misericordioso del Crocifisso che accoglie e abbraccia tutti, a cui gli abitanti - senza distinzione di età, di genere, di censo, di appartenenza politica - si sentono per sempre spiritualmente legati.
Questa celebrazione vede un particolare fervore religioso da parte della comunità parrocchiale e del suo attuale parroco, il benamato don Emiliano Galeone, della civica amministrazione, guidata dal sindaco Salvatore Prete, fortemente unita nel riconoscimento delle proprie radici e nella costruzione della Monteiasi del nuovo Millennio.
Il progetto del liceo, iniziato in sordina, realizzato con convinzione, con sentimento, andato al di là delle più rosee previsioni, con un lavoro di squadra che non ha risparmiato alcuno (pregevoli sono risultati gli apporti di studiosi, quali il rev. sac. prof. Francesco Castelli, la dott. ssa Cosma Chirico e il prof. Rosario Quaranta), è un mirabile esempio di sistema formativo integrato, con processi di insegnamento-apprendimento messi in moto dalla scuola e alimentati anche e soprattutto all’esterno di essa. L’apertura al territorio è stata ricercata e voluta, non in ragione delle carenze della scuola, ma per moltiplicare opportunità educative da parte di un liceo sempre attivo interlocutore nella comunità di appartenenza, sempre pronto a favorire il confronto, lo scambio, l’elevazione del territorio ad aula didattica decentrata.
Sono stati vissuti momenti belli e indimenticabili di formazione nell’Archivio di Stato, nell’Archivio storico diocesano, nell’Archivio capitolare di Grottaglie, nell’Archivio della parrocchia e nella sede centrale dell’istituto comprensivo “Leonardo da Vinci” di Monteiasi, con un rapporto di collaborazione e di cooperazione tra studenti, docenti ed esperti, in una scuola che ha privilegiato l’apprendimento attivo, attraverso l’integrazione delle competenze, il coinvolgimento emotivo, affettivo, cognitivo, relazionale di ciascuno, che ha stimolato la curiosità, l’interesse, il piacere, la motivazione, la produttività del fare che cambiano profondamente nel sentire, nell’intervenire e nell’essere.
Il progetto di ricerca, pur senza ridursi in uno specifico modello storiografico, sembra privilegiare la lezione della storiografia scientifica dell’École des Annales, nata con L. Febvre e M. Bloch, rappresentata da F. Braudel e, oggi, da studiosi come J. Le Goff.
Non c’è nell’indagine dello storico una qualità diversa tra una grande e una piccola storia, essendo identico il rigore della ricerca e del metodo, essendo immediato, nel nostro caso, il riferimento ad una realtà che è qui e che si sente ancora presente.
Lo storico è un esploratore del passato, ricercatore delle tracce, attento alle conoscenze indirette riferite dai testimoni, agli scritti lasciati e ai resti archeologici, in grado di integrare l’apporto di una molteplicità di discipline: geografia, sociologia, antropologia, economia, psicologia, demografia, ecc. Secondo M. Bloch, «i documenti restano monotoni ed esangui fino al momento in cui il colpo di bacchetta dell’intuizione storica rende loro l’anima» e il progetto ha di fatto visto i nostri giovani storici impegnati a rivivere e a riproporre momenti indimenticabili del nostro passato. La ricerca storica sui 400 anni della parrocchia di Monteiasi non riguarda solo il culto, i riti, le manifestazioni di fede e la cura delle anime nel tempo, costruisce una visone d’insieme che riflette la complessità della vita di una comunità, nella convinzione - come insegna Alessandro Manzoni - che «più si considera, più si studia un’azione storica e più si coglie, nel suo insieme, una ragione semplice e profonda».
L’amore per il tempo andato non è fine a se stesso, non è chiusura nostalgica, rimpianto, ma aspirazione ad un futuro più soddisfacente, ad un cambiamento che sappia far tesoro dell’esperienza del passato. Solo chi ama un domani migliore cerca, nella lezione della storia, i suggerimenti per procedere nella direzione più giusta. L’amore per il passato, in questo caso, non è solo un guardare indietro, ma pure desiderio di scrutare in avanti e, infatti, come ripeteva Winston Churchill «più si riesce a guardare indietro, più avanti si riuscirà a vedere».
C’è, pertanto, nel progetto del “Moscati” un’idea di futuro che può essere pensato, progettato, realizzato se ci si rende conto che il passato non è una terra straniera, ma è dimensione ontologica della nostra umanità.
Il progetto si propone di superare un sempre più diffuso “difetto di memoria” da parte di una società distratta, smemorata, che dimentica con facilità, che ignora e, a volte, cancella i resti del passato; dimostra che la memoria è il seme del futuro e che gli studenti del liceo si sono impegnati, con il coordinamento competente dei loro docenti (il prof. Giorgio Foti e la già citata prof.ssa Angela Sansonetti), in uno studio meritevole del migliore apprezzamento, consapevoli del monito di Euripide: «Chi trascura di imparare in giovinezza perde il passato ed è morto per il futuro».


Si può riconoscere nel progetto anche un riuscito percorso di formazione alla cittadinanza attiva, perché conoscere la storia della propria comunità, significa averne più rispetto, sentirsene parte responsabile, essere impegnati nella cura dei resti del passato per lo sviluppo di comportamenti con più elevati livelli di civiltà, in una qualità della vita che promuove l’incontro, l’inclusione e che, sulle orme tracciate ieri, costruisce il sentiero di domani.

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