lunedì 29 maggio 2017

Sentimenti e ricordi
in un viaggio d'amore

Prefazione alla silloge di poesie e di racconti, Viaggio..., di Rocco Pipino


Chi ha viaggiato conosce molte cose,
chi ha molta esperienza parlerà con intelligenza.
….
chi ha viaggiato ha accresciuto l’accortezza.
Ho visto molte cose nei miei viaggi;
il mio sapere è più che le mie parole.
(Sir. 34.9-11) 

Rocco Pipino adotta la metafora del viaggio per proporre la sua bella raccolta di poesie e di racconti. Non è il viaggio della baudelairiana evasione dall’io, né il viaggio freudiano alla ricerca delle pulsioni dell’inconscio, né il viaggio ermetico dell’io ungarettiano, né il carroliano viaggio immaginario in un tempo e in uno spazio deformati, né l’allegorico viaggio gulliveriano, né il viaggio dello sventurato esule che non toccherà più le sacre sponde della patria, né dell’eroe omerico alla conquista dell’ignoto, né del nomade in balia del viaggio, né…
È il viaggio della vita, «sequenza di gioie e di dolori», attraverso anni intensamente vissuti, profonde riflessioni, sentimenti caldi e profondi, con una cristallina sensibilità illuminata dai perenni valori della migliore umanità di sempre.
È il Viaggio… nei sentimenti e nei ricordi, l’itinerario del cuore e della mente da percorrere sulle gambe vigorose della poesia e della prosa biografica, privilegiando la prima per percorrere più speditamente gli intimi sentieri, documentare le profonde emozioni e «cantar l’inno alla vita».  Sono poesie e racconti custoditi nel diario di bordo del personale "viaggio" da «un agreste borgo di Basilicata» alla città bimare di Taranto. Non prevale il desiderio del ritorno nostalgico, il rimpianto di un passato da rincorrere; si può apprezzare l’"accortezza" dell’esperienza accumulata, degli affetti vissuti, dei pensieri di vita da affidare alla memoria, al cuore e alla cura delle persone più care, tra le quali, soprattutto, i diletti nipoti Alessia, Angelo Paolo e Gaia.
Rocco Pipino sa che i beni materiali non sono duraturi quanto i sentimenti e, attraverso i suoi versi e i suoi racconti, intende consegnare a chi lo seguirà nella vita «il lascito dell’animo mio», affinché «resti per il futuro in testimonianza perenne» (Is, 30.8).  In quel lascito è evidente che Rocco vuole sconfiggere e andare oltre il limite del tempo, continuare il viaggio, realizzare «il sogno della continuità dell’esistenza», restare vivo per sempre attraverso la poesia, il linguaggio della bellezza, il più delicato e più resistente ad ogni usura e chiusura. 
Pipino ricerca, attraverso il suo accorato poetare pensante, il paesaggio dell’essere, il calore e il colore dell’espressione, del suono, del contenuto, per l’immediatezza dei sentimenti che si amplificano in virtù della parola cesellata nella scioltezza del verso.
La famiglia è l’orizzonte della vita e della poesia di Rocco Pipino; è un valore sacro, la mazziniana "patria del cuore", il pilastro su cui costruire l’esistenza, il santuario della vita, la comunità dell’amore più grande, il prezioso patrimonio degli affetti, la porta dell’apertura al prossimo e al bene comune, «è cammino di generazioni che  - come ha affermato Papa Francesco nel suo messaggio di saluto ai partecipanti alla 47a settimana sociale dei cattolici - si trasmettono la fede insieme con i valori morali fondamentali».
Nella famiglia e in questo Viaggio… c’è l’amore del devoto marito, dell’affettuoso padre di Carmela, Teresa, Valeria e dell’amorevole nonno. Una delle sue prime poesie, infatti, è Penso a voi, dedicata ai nipoti, «creature della prole mia», in cui confessa che «istante non trascorre / che la mente / non rivolge a voi / il suo pensiero». Pensiero che, direbbe Kahil Gibran, è la pietra d’inciampo della poesia del nostro autore, il quale dà voce al suo cuore con la bellezza della parola che emoziona, commuove, vibra, intenerisce, fissa momenti e sentimenti in un tempo che sa coniugare la memoria e la speranza.
Nei versi composti «per diletto», quasi tutti pubblicati nel "Corriere del Giorno", si celebrano la nascita, l’onomastico, i compleanni, il battesimo, la prima comunione, la cresima dei nipoti, la rinnovata proclamazione d’amore verso la moglie Rosa, accanto alla quale «notti e dì passai, / remando insieme / contro i marosi della vita», il dolce ricordo dei genitori dediti «alla sudata / fatica della sacra terra», della madre Maria Carmela in cui ancora «rifugio certo trovo», del fratello Domenico prematuramente scomparso. Alle imperdibili "pillole" in cui racchiude la sua vita, Rocco Pipino aggiunge brevi e commoventi passaggi sugli anni vissuti nell’amara terra di Pisticci, nella natale casa "cannizzata", facendo tesoro di tracce di storia orale, retaggio della povera società contadina senza scrittura, di cui è protagonista il genitore Vincenzo, soprannominato dai compaesani "il maggiore" per i gradi di caporal maggiore meritati durante il servizio militare. Il padre racconta l’incontro con il fratello nella trincea accanto durante la prima guerra mondiale e come, nello stesso conflitto, abbia visto spirare tra le sue braccia il comandante del suo plotone e come abbia imparato a leggere, scrivere e far di conto, realizzando il sogno di vincere l’emarginante analfabetismo.
La famiglia di Pipino include lo spazio del consorzio umano, a cui l’autore propone il suo «anelito di pace», «che apre il cuore e la mente / alla speranza dell’umana gente», affidando ai giovani il compito di  «liberar l’Italica terra / dalle sue piaghe / e dalle mille contraddizioni», sentendo il bisogno di accogliere i fratelli immigrati e di tenere presente l’alto Magistero e il carisma di Giovanni Paolo II insieme alla caritatevole spiritualità di Madre Teresa di Calcutta.
L’autore dedica una poesia (Incontro) e due racconti (Frammento di vita in terra jonica e Incontro con gli ex alunni) alla sua lunga e onorata attività professionale di maestro nella scuola elementare. Chi conosce bene Rocco Pipino sa che non c’è alcuna dicotomia tra il docente e il genitore, perché egli sa ben coniugare e testimoniare saggiamente la responsabilità e l’amore di chi è maestro nella famiglia e padre nella scuola.
Le poesie e i racconti non sono un ventaglio di sentimenti sparsi e di ricordi confusi; vanno considerati, nel loro insieme, come una visione di ampio respiro della famiglia, del mondo, della universale fraternità, che non è necessariamente da trovare in enciclopedici trattati specialistici, ma più semplicemente, come nel nostro caso, nel fiore della poesia, della parola che dà luce e calore.
Sono poesie e racconti che vanno oltre i confini in cui sono nati per consentire a tutti di incontrarsi e di riconoscersi, con l’"accortezza" di parole di vita, in una umanità più bella e più grande.

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